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Pensieri
sul Coronavirus
a
cura di Francesca Lo Vecchio
Mi
alzo molto presto, come se mantenere la mia sveglia mattutina mi
possa aiutare a ritrovare la quotidianità perduta. In Tv si
susseguono servizi giornalistici sugli sviluppi della pandemia.
E
il nostro pianeta si è fermato. Il nostro pianeta è stanco. I suoi
appelli a cambiare stile di vita sono rimasti inascoltati. Ora un
virus invisibile a occhio nudo ci obbliga a cambiare rotta, a
rimodulare le nostre giornate, a rivedere le nostre priorità.
Sono
giorni durissimi in cui mi metto a riflettere su tante cose, sul
significato delle parole e su tutti quei gesti quotidiani piccoli e
preziosi che mi mancano... fare la spesa, incontrare un'amica,
dialogare con lei, programmare insomma il mio vivere quotidiano.
Le
vie deserte mi provocano angoscia e mi destabilizzano. I volti
mascherati mi dicono, più di ogni altra cosa, che siamo giunti al
limite dell'umano. Nell'ora in cui dovrebbe essere più
riconoscibile, il volto cade nell'indistinto. Mostra l'impossibilità
di un faccia a faccia. Aggiunge alla distanza sociale, quella
dell'anima.
La
paura mi percorre in modo sottile e insidioso, avverto la nostra
finitezza e il nostro essere fragili!
In
questa pandemia il nemico è esterno all' umanità ed è comune a
tutti noi per cui siamo costretti ad unirci per far fronte alla
comune minaccia.
Mi
ha colpito lo slogan: "resta a casa, così fai bene a te stesso
e agli altri". L'idea che aiutando se stessi si aiuta l'altro,
mette in moto un movimento emotivo che fa crescere la solidarietà,
sentimento molto lontano dall'umore collettivo dell'Italia più
recente.
Come
tutti i traumi collettivi anche il Coronavirus lascerà dei segni.
Tra i simboli più crudeli di questa pandemia resterà la sfilata
solitaria delle bare. Si muore da soli e si è costretti ad assistere
impotenti alla morte solitaria delle persone a cui si vuol bene.
Aspetto angoscioso e terribile!
Non
sappiamo quando l'incubo finirà… Se e quando... Io spero che
presto ritorneremo alla normalità, anzi con maggiore entusiasmo di
prima, solo se riusciremo a rivalutare tutte quelle cose che davamo
per scontate e guardare in noi stessi per riordinare le cose da cui
ricominciare. Proviamo a mettere ordine non solo nell'armadio e nei
cassetti di casa ma in noi stessi, accettando con saggezza la nostra
fragilità e i nostri limiti.
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