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Coronavirus e violenza domestica
a
cura di Mariateresa Grillone
La
sera del 9 marzo il Presidente del consiglio, Giuseppe Conte,
annuncia agli italiani che bisogna chiudere, l'Italia si ferma,
tranne i servizi essenziali. La necessità di non trasmettere
l'infezione da coronavirus ci costringe a restare a casa, limitando
al massimo i contatti con altre persone. “Io resto a casa”
è lo slogan che riecheggia in TV e sui social. La casa è l'unico
posto sicuro. Ma non per tutti è così. La quarantena è un
sacrificio, per tante donne rischia di diventare un vero inferno.
D'all'inizio
del lockdown si è visto che il numero di denunce per
maltrattamenti è calato, ma la violenza non è assolutamente
diminuita, vi è la difficoltà di poter denunciare il marito, il
compagno violento, perchè presente tutto il giorno a casa. La
quarantena forzata, la chiusura dei centri d'ascolto, la difficoltà
nel chiedere aiuto, avendo l'aguzzino con il fiato sul collo, ha
effetti drammatici tra le mura di casa. Spesso le donne, in questa
convivenza forzata non hanno la possibilità di effettuare una
telefonata. Da oggi “You Pol” app realizzata dalla Polizia
di Stato, nata inizialmente per denunciare bullismo e spaccio, viene
estesa anche ai reati di violenza domestica; scaricando questa
applicazione sul telefonino, il sistema di geolocalizzazione consente
alle forze di pubblica sicurezza di individuare la richiesta di aiuto
ed iniziare un percorso d'intervento.
Anche
l'ONU lancia l'allarme “E' altamente probabile che il livello
della già diffusa violenza domestica aumenti”. Dalla Cina alla
Spagna, dal Brasile all'Italia, dall'Argentina al Regno Unito, sembra
non ci siano eccezioni al proliferare dei casi di violenza. Si era
assistito allo stesso fenomeno in Cina, dove ha avuto origine la
pandemia, registrando un'impennata delle denunce per violenza
domestica nella provincia dello Hubei, a febbraio dello scorso anno
erano 47, durante la quarantena del 2020 sono state ben 162.
In
Spagna è partita l'iniziativa “mascarilla 19” un aiuto
alle donne che sono in pericolo; coloro che riescono a raggiungere
una farmacia, potranno chiedere una mascherina 19 per
allertare e far partire i soccorsi verso le mura domestiche. Si
tratta di un linguaggio in codice legato alla più ampia campagna di
sensibilizzazione dal titolo “Stiamo con te, la violenza di
genere la fermiamo insieme” elaborata dal governo per non
lasciare sole le vittime di violenza domestica, fornendo loro numeri
di telefono, contatti, possibilità di alloggio esterno e,
soprattutto, rendendo complice l'intera società.
La
Francia ha copiato l'iniziativa spagnola, oltre a mettere a
disposizione camere d'albergo, aprirà dei punti d'ascolto in
prossimità dei negozi, in modo che le donne possano andarci mentre
fanno la spesa.
Oggi,
22 aprile, Federfarma, la mia associazione di categoria, ha
comunicato che anche in Italia è stato firmato un protocollo di
intesa tra la ministra per le Pari opportunità e la Famiglia,
Elena Bonetti, e la Federazione degli Ordini dei Farmacisti a
sostegno delle donne oggetto di violenza domestica. A questo scopo
sono state predisposte delle linee guida informative, disponibili
nelle farmacie, che diventano un luogo dove poter ricevere
informazioni e supporto.
Non
dimentichiamo che il problema della disinformazione spesso alimenta
il ciclo della violenza. La persistenza della situazione può portare
al femminicidio. Il consiglio da dare è chiamare il 1522,
sempre attivo, rivolgersi ai centri antiviolenza e chiedere aiuto a
chi ha competenza in questa materia.
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