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Fettunta Vs
Frisella
A cura di Paola
Nucciarelli
Diversi anni fa le mie figlie mi
chiesero un ricettario utile alla loro nuova vita universitaria a
Roma. Iniziai subito a trascrivere al pc le tante ricette dei loro
piatti preferiti da un vecchio quaderno che avevo iniziato a
compilare subito dopo essermi sposata. Ho risolto più
velocemente comprando diversi libri di cucina per loro e scrivendo a
memoria varie ricette su un libretto quando andavo a far visita alle
mie ragazze e ammetto che ho rimandato il progetto del libro perché
ho sempre avuto altro da fare più per gli altri, che per me stessa e
ho dovuto risolvere tanti problemi nel corso di questi anni come
molte di noi, suppongo.
Il primo giorno di quarantena,
nonostante lo sconcerto, ho percepito una strana sensazione di
libertà, tantissimo tempo da impiegare, un tempo tutto mio di cui
non avrei dovuto rendere conto a nessuno, tantomeno al Super Io.
Mi sono detta: ora o mai più.
Ho dovuto imparare anche due programmi come Lightroom e InDesign che
mi hanno permesso di impaginare da sola il libro con le foto e sono
riuscita a terminare il lavoro in tempi record, praticamente ai primi
di aprile.
Qui riporto la copertina del mio
libro che non è attualmente pronto perché la tipografia è ancora
chiusa a causa della pandemia del Covid 19, ma a giorni andrà in
stampa. Al mio libro ho dato il titolo “Fettunta vs Frisella” non
perché ci sia del conflitto fra le due cucine, ma perché le mie
radici culinarie sono fiorentine nonostante viva ormai da tanti anni
in Calabria e questa commistione ha reso la mia cucina un po’
fusion.
Per mia natura cerco di essere
veloce a fare le cose perchè le dilazioni, i rimandi, mi mettono
ansia perché sminuiscono, appannano il presente. M’interessa fare
una cosa al meglio che riesco in quel momento, poi mi piace voltare
pagina e dedicarmi ad altro.
La mia percezione del tempo fa
sì che sento di “essere” nell’attimo presente, quando sono
radicata dentro di me. Nel tempo “dilatato” del Coronavirus, un
tempo senza tempo per il corpo interiore, penso parafrasando Eckhart
Tolle: Io sono. Nell’ADESSO posso e perciò faccio.
In questo tempo “sospeso”
del Covid 19, un tempo che sospeso non è, come giustamente mi ha
fatto notare una cara e dotta amica, il senso del tempo si è esteso
consentendomi di “essere” diversa dal solito.
Piena… e vuota.
La mia giornata è stata piena
di informazioni, di film visti, di libri letti, di telefonate fatte e
ricevute, di pane fatto in casa, di cambio di stagione, di scrittura,
di accudimento, di silenzi esteriori, ma anche di molto, moltissimo
silenzio interiore.
Il virus non mi ha trasmesso la
malattia, ma mi ha trasmesso la dimensione del vuoto: la quiete, in
uno stato di libertà assoluta.
Soverato,
4 maggio 2020
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