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È
tempo di quarantena
a
cura di Adriana Esposito
E'
tempo di quarantena e se non mi aggrego a quelli che, giustamente
credo ritengono anche tempo di riflessioni, è perché mi sento
frastornata e confusa dalle innumerevoli informazioni e il loro
contrario circa il Covid 19 , dalle puerili competizioni tra
scienziati, dal giocare a rimpiattino tra i politici e dalle
"filastrocche" quasi giornaliere che dall'elencazione degli
errori fatti ci esortano, tra le righe, a cambiare vita, ad osservare
e rispettare le regole, ad essere migliori ( ? ). Mi viene da pensare
a"la polvere si alza ma poi, quasi sempre, si disperde".
Ed
allora Allora non mi concentro, come sarebbe opportuno, e mi
piace piuttosto volare col pensiero e vagare di qua e di là tra la
gamma dei miei ricordi, il mio antidoto all'angoscia e all'incertezza
che governano questi giorni.
E
mi rivedo fanciulla, alla fine della scuola, a casa di mia nonna, una
casa grande aperta su un'ampia terrazza dove nella parte
prospiciente la vista del mare in lontananza, era sistemata
un'aiuola con un biancospino da un lato e le rose dall'altro, angolo
suggestivo e indimenticabile. Nella terrazza ci radunavamo quasi
sempre io, le mie sorelle, i miei fratelli ed i cugini, eravamo in
quindici, per giocare, ridere, stuzzicarci sotto lo sguardo dolce e
tenero, ma anche vigile, della nonna. A sinistra della terrazza si
estendeva un ampio giardino con una sezione coltivata a fiori di
diverso genere in aiuole contornate da mattonelle che davano vita ad
una macchia di colore fantastica. Dall'altro lato alberi da frutta,
albicocche, susine, ciliegie, pesche e pergolati di limoni sotto cui
improvvisavamo "deliziosi" picnic, senza dimenticare le
gioiose arrampicate sui rami degli alberi con conseguenti ginocchia
sbucciate. Giorni felici e spensierati.
Poi
l'adolescenza, le scuole medie, gli ottimi risultati scolastici.
Quindi i fantastici anni del liceo, gli inizi della trasformazione
fisica, la frequentazione dei compagni di scuola fuori dell'orario
scolastico e l'ossessione del juke-box che ci portava tutti, dalla
primavera inoltrata in poi, in uno stabilimento balneare di Amalfi ad
a ascoltare la musica, a provare nuove sensazioni, a vivere nuove
emozioni. Nascono le prime simpatie, i primi timidi incontri col
compagno prescelto. Agli albori dell'Università le scorribande lungo
i paesi della costiera, da Capodorso a Positano, alla ricerca del
locale dove si faceva più bella musica, le prime vere cotte, le
gioie dell'amore ma anche le pene e i sogni, tanti sogni. Quanto è
stato bello!
Ed
ora "alla mia tenera età", io che non ho sofferto i
patimenti della guerra e di nessuno altro evento più o meno simile
mi ritrovo a subire, assieme agli altri, le incognite del Covid 19 e
a provare un rammarico profondo, anzi a dolermi per le tante vittime
tra le quali un pensiero particolare va a tutto il personale
sanitario e soprattutto ai medici che si sono prodigati per il bene
degli altri fino a morirne.
Concludo
sperando di realizzare il sogno più urgente che è quello
riabbracciare presto i miei figli, le videochiamate non mi bastano ho
bisogno della fisicità, formulando per tutti anche un augurio che ha
il sapore della rinascita e della riscoperta della vita.
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