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50 PRIMAVERE

(Aurore)

a cura di Adriana Esposito



Titolo originale: Aurore

Regia: Blandine Lenoir

Sceneggiatrice: Blandine Lenoir

Interpreti: Agnès Jaoui, Thibault De Montalembert,

Pasdcale Arbillot, Sarah Suco, Lou Roy- Lecollinet

Musiche: Bertrand Belin

Distribuzione: Bim Distribuzione

Durata: 89’

Origine: Francia

Anno: 2017

TRAMA e RECENSIONE

Il film racconta la storia di Aurora, una cinquantenne in piena crisi ormonale, professionale, sentimentale. Il marito l’ha lasciata da tempo per una più giovane, ha appena perso il lavoro, deve confrontarsi con le figlie ormai uscite di casa e con il prossimo ruolo di nonna. Tutto sembra ormai congiurare contro di lei; la menopausa, lo spettro della solitudine, e delle difficoltà economiche ( si adatta a piccoli lavori saltuari che mortificano la sua dignità), le inquietudini e gli sbalzi umorali per il suo nuovo ciclo biologico. Insomma tutto sembra escluderla dalla società attiva. Ma poiché è una donna moderna e positiva che non si rassegna ad accettare passivamente il nuovo percorso di vita, riesce a reagire e a ritrovare la speranza di ricominciare. Un film intelligente che nel procedere della narrazione mette in campo tutte le età della vita femminile, un film intergenerazionale. Con Aurora al centro a osservare la realtà che le muove intorno, le figlie, l’una incinta, l’altra con delusioni d’amore, l’amica più giovane di lei, le donne anziane. Un film  sulla sorellanza tra donne che affronta tematiche serie, la menopausa ad esempio, poco trattata al cinema con un piglio anche di leggerezza ed ironia intervallando le emozioni con scene commoventi ad altre dichiaratamente comiche. Ma l’arrivo della menopausa segna davvero la rinuncia alla speranza di vivere una vita piena? Il destino delle donne è davvero rivolto al declino con l’interruzione del flusso mestruale senza poter far nulla per cambiare quello che ci viene trasmesso da uno stereotipo creato dalla società che penalizza le donne non più in grado di essere madri o donne desiderabili? Il film si interroga su questo rimandandoci con la destrutturazione degli schemi un ritratto di donna divertente, non stereotipata e non convenzionale. Poi gli uomini che la regista tiene a distanza un po’ ridicoli, un po’ goffi che vivono un’altra sfera emozionale e psicologica ma non vengono demonizzati, uomini che fanno parte dell’esperienza delle donne ma non sono l’esistenza delle donne. Totoche, l’amore di gioventù ritrovato di Aurore è un uomo cauto, incerto, senza slanci, cui pur Aurore si legherà, che non ha un ruolo decisivo nel superamento dei suoi problemi. Infatti man mano che incontra altre donne solidali, Aurore assume la consapevolezza, come dice la regista, che la sua esperienza personale è in fondo un’esperienza collettiva che le dà le risorse per ritrovare la dignità perduta grazie alla quale è in grado di innamorarsi di nuovo r di vivere una vita normale.

LA REGISTA

Blandine Lenoir

Regista e anche sceneggiatrice del film è Blandine Lenoir, attrice prima che regista. Per molti anni ha fatto l’attrice ma il suo sogno è sempre stato quello di darsi alla regia. Facendo l’attrice ha imparato moltissime cose sulla regia e, pur prendendo gusto al mestiere di attrice, a un certo punto ha deciso di scrivere e realizzare il suo primo cortometraggio Avec Marinette. Poi ci sono voluti altri dieci anni prima di trovare il coraggio di passare alla regia del lungometraggio. L’universo femminile è la sfera di interesse su cui si muove e con Zouzou, il suo primo lavoro, affronta il rapporto madre-figlia e la scoperta della sessualità. In seguito, con il suo secondo lungometraggio che è appunto 50 primavere, torna a trattare un altro aspetto del tema a lei caro, quello dei rapporti e del ruolo femminile nella società. In una intervista racconta che il soggetto del film è nato da un’esperienza personale. Non ancora quarantenne è stata presa dall’ansia di invecchiare e si è resa conto della sindrome che colpisce le donne sulla cinquantina ragion per cui ha deciso di rendere loro omaggio soprattutto in un momento in cui le eroine dei film oggi sono solo donne giovani belle oppure anziane e sagge. E ottima complice della regista è l’attrice Agnès Jaoui che ha saputo affrontare con coraggio e determinazione ma anche con piglio ironico il ruolo della protagonista cinquantenne. Indovinata anche la scelta dell’immagine di copertina che ci rimanda una donna ancora splendida nel suo aspetto fisico e sicura di sé nell’espressione del viso da cui traspare chiaramente una sorta di sfida verso quel mondo che la vorrebbe ai margini e di fiducia verso il suo futuro. Il genere scelto è la commedia brillante e il modo di dirigere gli attori, importante per la regista, parte dalla loro responsabilità: vengono scelti per quello che sono in modo che ci sia un tranfert del loro temperamento nei personaggi. E per ottenere il meglio la Lenoir cerca di fare in modo che essi non solo si divertano sul set, ma conservino intatto il piacere della recitazione, dosando in maniera ragionevole il tempo delle riprese. Anche nell’uso degli spazi usa lo stesso criterio: non ama gli spazi ampi come Parigi, ma la provincia per non interrompere quella vicinanza con i suoi attori che le dà l’opportunità di osservare i loro dettagli, gesti da utilizzare durante le riprese al fine di realizzare un lavoro adeguato di qualità.

 
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