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“Marina
Bellezza
Di
Silvia Avallone, Rizzoli 2013
Recensione
a cura di Alessandra Merola
“Marina
Bellezza è l’ultimo libro di una giovane scrittrice, Silvia
Avallone, nata nel 1984, che ha già pubblicato qualche anno fa
(2010) un altro romanzo di successo, “Acciaio”, con il quale ha
vinto il premio Campiello Opera Prima ed è stata finalista al premio
Strega.
Questo
nuovo romanzo è ambientato nella provincia di Biella e in
particolare fanno da sfondo alle vicende dei protagonisti le
splendide e ancora selvagge montagne di quella zona. L’epoca in
cui si svolgono i fatti è quella contemporanea, l’Italia dei
nostri giorni , con i ben noti problemi: dalla difficile condizione
giovanile allo spopolamento delle nostre montagne, abbandonate dalle
genti che le abitavano , in favore di luoghi più accessibili e più
vicini al modello di vita urbana e metropolitana oggi imperante;
dalla sfiducia nella politica, che sembra non saper più interpretare
e fare proprie le istanze dei cittadini, alla distruzione degli
ecosistemi a causa di uno sviluppo dissennato; dalla crisi della
famiglia all’imperversare dei mass media e degli pseudo valori
celbrati dal mondo dello spettacolo.
I
protagonisti del romanzo sono Marina, che è Bellezza di nome, anzi
cognome, e di fatto, e Andrea Caucino. I due hanno vissuto entrambi
in un piccolo paese sulle montagne biellesi, che si va spopolando.
Lui è il figlio ribelle dell’ex sindaco fascista, avvocato che si
è fatto da sé, e si vergogna delle sue umili origini, essendo
figlio di un allevatore e margaro. Andrea è il secondogenito, il
figlio che agli occhi impietosi ed ostili del padre appare sempre
“fuori posto” , quello che sin da piccolo manifestava un disagio
incomprensibile per i genitori , le cui attenzioni sono sempre
state rivolte al primogenito buono, ubbidiente e bravo a scuola.
Andrea, a differenza del fratello che ha studiato a Cambridge e
lavora negli Stati Uniti come ingegnere della Nasa, felicemente
sposato e neopadre, non si è laureato, pur essendo passato dalla
facoltà di Filosofia a quella di Agraria; lavora a tempo determinato
nella Biblioteca del paese svolgendo un’attività che non gli piace
e guadagnando giusto appunto quello che gli permette di sopravvivere
fuori casa, sia pure tra mille stenti. Andrea ama Marina, con la
quale ha vissuto una intensa relazione amorosa quando entrambi erano
giovanissimi . Il loro rapporto durato alcuni anni si è interrotto
quando la madre di Marina ha aggredito il padre e sono intervenuti i
carabinieri. Le due donne sono andate via dal
paese e i genitori si sono separati. Il padre di Marina è un uomo
egoista e superficiale , che ha sempre vissuto al di sopra delle sue
possibilità tra molti espedienti; è un giocatore d’azzardo ,
sempre lontano dalla famiglia, cinico e sfuggente con la figlia, ma
ai suoi occhi di bambina e poi adolescente affascinante oggetto
d’amore che non si può mai raggiungere.
Per
circa tre anni i due ragazzi non si sono visti, ma Andrea non ha mai
dimenticato Marina. Una sera inaspettatamente i due si incontrano di
nuovo; nel corso di una serata con i fedeli e scombinati ma
umanissimi amici ,Sebastiano e Luca, il protagonista assiste suo
malgrado allo spettacolo di una fiera paesana, la sagra di
Camandona, durante il quale come un’apparizione surreale vede
nelle vesti della cantante più promettente proprio Marina: “Era la
creatura più bella di questa Terra. Come lo sono le donne
immaginate, quelle che non si vedono. Quelle su cui puoi solo
fantasticare leggendo un romanzo di Tolstoj o di Flaubert.” Lei,
però, è ormai divenuta una donna determinata e ambiziosa, che pur
di avere successo non solo ha studiato e frequentato quasi
quotidianamente una palestra modellando il suo fisico già
eccezionale, ma che si muove come un animale da palcoscenico e non
esita a compiacere un pubblico grossolano presentandosi “vestita
come una spogliarellista”. Marina infatti è convinta di avere
tutte le carte in regola per sfondare nel mondo dello spettacolo:
non solo è straordinariamente bella , ma sa dominare e irretire gli
spettatori con una non comune presenza scenica e una voce
meravigliosa. Candida nella sua voglia di rivalsa e nello spasmodico
desiderio di successo, non sogna altro che la popolarità, le
interviste in televisione, i milioni di fans su Facebook .
I
due, emozionati e incerti, si danno un appuntamento e nonostante le
differenze profonde si amano . Ma la relazione non può durare:
Marina sta ormai per intraprendere una carriera da cantante che
sembra assai promettente, mentre Andrea , dopo un drammatico incontro
con i suoi genitori, ai quali comunica di voler tornare a fare il
margaro come il nonno, riesce ad ottenere , non senza difficoltà,la
proprietà della vecchia cascina sui monti, appartenuta per
generazioni alla sua famiglia , per poter intraprendere la nuova
attività. L’avvocato Caucino, nonostante i suoi feroci pregiudizi
e la scarsa fiducia nel giovane, finisce per acconsentire.
Dopo
un breve momento di serenità, la relazione tra i protagonisti si
interrompe per l’allontanamento della ragazza; ferito, Andrea si
getta anima e corpo nel suo progetto che ai più appare come una
follia. Compra le mucche, si dota di tutto ciò che è necessario per
produrre il formaggio che venderà direttamente a chi vorrà
comprarlo, si organizza alla meglio, visti anche i pochi soldi su cui
può contare. La fatica è durissima, la solitudine quasi totale, ma
la bellezza dell’ambiente naturale, la soddisfazione ricavata dallo
svolgere un’attività che ama e che sente profondamente giusta, e
che oltretutto riprende una tradizione secolare, danno al
protagonista la forza per andare avanti. C’è in lui anche la
consapevolezza che è ormai fondamentale rispettare l’integrità
della natura, continuamente violata a causa di uno sviluppo
economico che persegue solo l’arricchimento personale; non c’è
posto nel mondo moderno per altri valori. C’è anche la crisi
economica che ha messo in ginocchio l’Italia, una nazione che agli
occhi di Andrea “sta precipitando”: i giovani sembrano non avere
quasi nessuna opportunità, la loro intelligenza e le loro braccia
sono superflue. Anche in Andrea ci sono, come in Marina, rabbia e
dolore; in lui , però, questi sentimenti sono temperati dalla
convinzione che è bello e necessario dare un corso nuovo alla
storia, partendo dalle scelte individuali. Marina è lontana da
queste posizioni per motivi culturali, è infatti una ragazza
semplice, che non ha mai letto un libro, che non riflette in modo
critico sul mondo che la circonda; per motivi biografici, vuole
riscattare agli occhi degli altri i suoi disgraziati genitori
conquistando un successo eclatante, immediatamente visibile e quasi
tangibile ; per motivi psicologici, perché la sua fragilità
emotiva la conduce a desiderare sempre una soddisfazione immediata
e a desiderare il plauso degli altri. Le loro strade si intersecano
ancora, ma la ragazza, alla conclusione del romanzo, dopo essere
tornata con Andrea per l’ennesima volta, sembra comunque
insoddisfatta e infelice. Si capisce che prima o poi se ne andrà di
nuovo, perché non vuole essere come sempre sono state le donne della
Valle Cervo, cioè rassegnate al loro oscuro destino di lavoro e di
sofferenza. Solo così infatti lei percepisce la vita scelta da
Andrea , una vita che dal suo punto di vista la costringerebbe a
ripercorrere modelli di esistenza del passato, inevitabilmente da
“perdente”. Ma nell’ultima pagina leggiamo la sua sibillina
riflessione:
“ Le
donne della valle non si erano mai lamentate. Avevano sempre
convissuto con le scarse ore di luce, con gli inverni infiniti, con
una terra che offriva poco o niente eccetto pietre da spaccare,
solitudine e silenzio. Le donne della valle non si erano mai
ribellate, perché non ti puoi ribellare alla vita.”
Nell’insieme
il romanzo, ben scritto, con una trama ben congegnata , è
coinvolgente ed emozionante, ma a tratti risulta prolisso. Anche se
la vicenda è plausibile e il linguaggio scorrevole, ma curato e a
tratti quasi poetico, non si può negare che in certi momenti, la
vicenda si trascini stancamente per troppe pagine; Il personaggio di
Marina , così efficacemente tratteggiato, rischia di apparire come
chiuso in se stesso, senza possibili evoluzioni a causa dei suoi
limiti culturali e psicologici ; pur avendo una personalità
complessa, non coinvolge completamente, nonostante la sua vicenda
familiare drammatica, la sua fragilità e la sua “attualità”:
come molti giovani è infatti capace soprattutto di agire, e lo fa
spesso in modo sorprendente e contraddittorio, ma sembra poco
propensa alla riflessione, non tenta neppure di indagare dentro di
sé o nel cuore altrui, ed è mossa unicamente da una smisurata
voglia di riscatto, a sua volta alimentata da un senso di
inadeguatezza sociale e dal disprezzo, o almeno dalla riprovazione,
di cui è stata fatta oggetto a causa dell’infelice e scombinata
famiglia, e anche ( e forse soprattutto) dalla rabbia di bambina che
non è stata amata dal padre. Purtroppo però in quale direzione si
volge per cercare il successo e la realizzazione di sé? Come tante
aspiranti “veline” o schiere di giovani di bell’aspetto, per
lei quello che conta è mostrarsi in tv, guadagnare denaro facile,
conoscere i personaggi del mondo dello spettacolo. La protagonista in
parte delude le aspettative del/della lettore/lettrice, che la
vorrebbe meno bella e più intelligente, meno determinata e più
sensibile, meno sofferente e più costruttiva.
La
scrittrice ha voluto probabilmente regalarci una figura femminile
“scomoda”, in cui è difficile identificarsi, ma che
indubbiamente ha una sua forza e verità. E’ comunque il
personaggio di Andrea che riscuote più adesione e simpatia: in lui
ritroviamo i dilemmi della nostra infanzia, i dubbi che abbiamo
nutrito sulla integrità morale o sulla genuinità dei sentimenti
filiali dei nostri genitori; in lui ritroviamo anche le nostre
ribellioni adolescenziali e la delusione nei confronti della
politica, il sentimento apocalittico della prossima fine del mondo e
l’amore incondizionato per la natura fragile e meravigliosa, il
disgusto per la miseria spirituale e il vuoto dei programmi
televisivi e di tanta parte della società che ci circonda.
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