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Cineforum 2013

Almanya

(Almanya – Willkommen in Deutschland)

 

A cura di Adriana Esposito

 

GENERE: Commedia

REGIA: Yasemin Samdereli

SCENEGGIATURA: Yasemin Samdereli – Nesrin Samdereli

ATTORI: Vedat Erincin, Fahri Ogun Yardim, Lilay Huser, Demet Gul, Aylin Tezel, Denis Moschitto, Petra Schmidt-Schaller, Rafael Koussouris, Aliya Artuc, Kaan Aydogdu

MONTAGGIO: Andrea Mertens

MUSICHE: Gerd Baumann

DISTRIBUZIONE:Teodora film

PAESE:Germania 2011

DURATA:97’

FORMATO:Colore

 

 

 

 

 

TRAMA

 Il film racconta il viaggio verso la terra natale di una famiglia turca che ha vissuto in Germania per tre generazioni.

Il protagonista Huseyn Ylmaz, dopo aver lavorato per 45 anni come operaio e dopo aver ottenuto la nazionalità tedesca, annuncia alla sua numerosa famiglia di aver deciso di acquistare una casetta da ristrutturare in Turchia e vuole che tutti partano con lui per aiutarlo a sistemarla.

La moglie, che un tempo non avrebbe mai voluto lasciare il villaggio turco in cui era cresciuto, ora non solo è orgogliosa del passaporto tedesco, ma non ha neppure la voglia di tornare a casa spaventata dall’idea che il marito possa considerare questa casa la loro dimora per la vecchiaia e non la casa per le vacanze. Ed anche il resto della famiglia, perché tutti con problemi vari, personali e di identità, non è proprio entusiasta, la nipote Canan, poi è addirittura segretamente incinta di un inglese. Ma alla fine tutti accettano per fare un favore al vecchio. Il viaggio, quindi, diventerà l’occasione per raccontare al piccolo Cenk, l’ultimo nato, ed è proprio Canan a farlo, la storia della famiglia, il viaggio del nonno verso un mondo nuovo, la germanizzazione, il ricongiungimento della famiglia e la crescita della seconda generazione al fine di riscoprire le origini turche e trovare una risposta all’interrogativo che tormenta il bambino sull’essere turco o tedesco perché a scuola deve scegliere in quale squadra giocare al pallone.

REGISTA

Yasemin Samdereli

Nata a Dortmund nel 1973, studia cinema alla Hochschule fur Fernsehen und Film di Monaco. A soli 20 anni inizia a lavorare come assistente alla regia e sceneggiatrice, quindi approda come free lance alla Bavaria Film, dove si occupa del progetto didattico “ Das filmende Klassenzimmer”. Negli anni successivi si fa le ossa collaborando a grandi produzioni internazionali come Senza nome e senza regole (1998) con Jackie Chan o Fields of Dreams (202) di Stanley Tong, mentre inizia a dirigere diversi cortometraggi: Schussellocher (1994), Lieber Gott (1995), Lachnummern (1996), Kismet (2001), Sextasy (2004). Nel 2002 dirige il suo primo film per la tv, la commedia multiculturale Alles Geturkt, a cui segue nel 2007 Ich Chefe, Du Nix, mentre nel 2006 è tra le firme della serie tv di culto Turkish for Beginners. Almanya- la mia famiglia va in Germania è il suo primo lungometraggio per il cinema.

 

 

RECENSIONE

Il film, che segna l’esordio cinematografico delle due sorelle Yasemin e Nesrin Samdereli, tedesche di origine turca rispettivamente regista e co-sceneggiatrice, è una sorta di saga familiare raccontata con brillante umorismo dalle due sorelle appunto che hanno trattato l’integrazione in chiave di commedia scanzonata ed intelligente prendendo in giro con garbo e maestria, gli stereotipi e gli stessi protagonisti e creando un perfetto equilibrio tra risate e commozione, emozioni e malinconia, tenerezza e poesia.

 

Ma Almanya è anche il film delle radici e della nostalgia e pone un interrogativo inquietante su quella che è la nostra esistenza. “ Chi o cosa siamo noi? Siamo la somma di tutto quello che è successo prima di noi, di tutto quello che è accaduto davanti ai nostri occhi, di tutto quello che ci è stato fatto, siamo ogni persona, ogni cosa la cui esistenza ci abbia influenzato, siamo tutto ciò che accade dopo che non esistiamo più e ciò che non sarebbe accaduto se non fossimo mai esistiti.” Così recita il finale del film.

 

Neppure la morte riesce a svuotare di significato la vita, la morte che viene intesa come una forma di continuità tra ciò che è stato e non è più e ciò che è ciò che sarà. Nulla va perso, nemmeno una stilla d’acqua. E noi come l’acqua (emblematica la spiegazione che il padre dà al piccolo Cenko della scomparsa del nonno che è “ evaporato” nel cielo) elemento di scorrimento che unisce e si perpetua forse non moriremo mai davvero perché continueremo ad essere parte di chi resta.

 

 
 
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