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Magnifica
Rettrice di Sapienza Antonella Polimeni
Introduzione
a cura di Paola Nucciarelli
Buon
pomeriggio a tutte e a tutti. Siamo qui con la socia BDS Maria
Procopio e siamo felici di avere con noi la magnifica Rettrice di
Sapienza Antonella Polimeni che ci onora per sua presenza.
Dedichiamo
questa giornata a Fulvia Geracioti, past presidente BDS certe
che è qui con noi. Non avrebbe voluto il minuto di silenzio, ma un
applauso per il suo passaggio a un'altra dimensione. La vita non
finisce, tutto è in circolo e ogni cosa ritorna come canta Franco
Battiato in “Torneremo ancora”.
Salutiamo
a nome della Biblioteca delle Donne l’amministrazione comunale
nella persona del Sindaco Daniele Vacca e del vicesindaco
Emanuele Amoruso con cui negli anni ci siamo sempre rapportate
in maniera collaborativa e comunione d’intenti e siccome sono
freschi di elezione facciamo i migliori auguri a tutto il Consiglio
per il nuovo mandato nella speranza di mantenere la bandiera blu,
la qualifica di Città che legge di diventare una città
sempre più votata all’ecologia, con tanto verde e piste ciclabili.
Come
molti e molte di voi sanno, oltre aver creato una Biblioteca
specialistica di testi a firma femminile che è situata qui, nel
palazzo di Città, siamo un’associazione femminista che è
impegnata da moltissimi anni contro la discriminazione di genere
perché per secoli le donne non hanno potuto raggiungere i vertici
nelle università, nelle aziende e nella politica, a causa di una
cultura patriarcale spietata che ha vietato loro di studiare, di
votare, di avere un’autonomia.
Se
pensiamo che solo nel 1867 Il Politecnico di Zurigo ha aperto
le sue porte alle studentesse e che dal 1877 al 1900 le donne
laureate in Italia sono state solamente 224 si comprende come
sia stato difficile il cammino per le donne…
Oggi
la situazione in diversi paesi nel mondo è cambiata in meglio per le
donne grazie alle femministe della prima e seconda ondata che
hanno contribuito a traghettarci verso l’uguaglianza legislativa,
ma il soffitto di cristallo in alcuni settori è tuttora
difficile da infrangere e mi auguro che converrete con me che
il genere maschile, in senso lato, ha un grosso debito morale,
una responsabilità etica, nei confronti del genere femminile. Noi
donne avevamo e abbiamo il sacrosanto diritto di vivere con agio
il mondo, in egual misura, all’altro sesso. Vorrei non dover
ribadire sempre questi concetti, ma si vede che c’è ancora molto
da fare, se ancora si vuole decidere sui corpi delle donne,
vedi la vergognosa sentenza sull’aborto negli Stati Uniti, per
esempio. Spesso ci viene detto che ci sono ben altre cose importanti
nel mondo oltre alle esigenze femministe, esiste un benaltrismo
imperante che mette il risalto problematiche quali il
surriscaldamento globale, la fame nel mondo, il Covid, la guerra e
ora la siccità, per minimizzare le nostre istanze, ma vi chiedo,
cosa c’è di più importante del benessere di circa 5 miliardi di
persone, quante siamo nel mondo noi donne? E rispetto ai tanti
problemi reali che affliggono la Terra procurati principalmente da un
progetto maschile patriarcale che ha implicato la sottomissione
della natura e delle donne come sostiene Vandana Shiva, noi ora
vogliamo essere protagoniste del recupero di Terra Madre. Vogliamo
essere parte attiva attraverso le nostre competenze e il nostro
sguardo non necessariamente riconducibile a scelte neoliberiste,
visti i danni che sono stati fatti. Sembra, dico sembra, che il
rapporto fra i generi stia migliorando fra i giovani e le giovani,
sia più fluido e inclusivo. Ce lo auguriamo davvero.
Oggi
si parlerà di Donne e Scienza. Poche scienziate hanno
attraversato la storia. Molte sono state cancellate, ad altre è
stato vietato l’accesso a un’istruzione adeguata. Hanno dovuto
subire ingiustizie e discriminazioni di genere e quelle poche che ce
l’hanno fatta hanno faticato molto, ma molto di più dei colleghi
maschi e spesso non è stato riconosciuto il loro lavoro.
Riconoscere
la genealogia femminile, riconoscere l’apporto di sapere di
altre donne è sostanziale per la consapevolezza di sé di ognuna di
noi e per la propria autodeterminazione. Il concetto di madre
simbolica non funziona come modello di virtù femminile, né come
paradigma obbligatorio di identificazione, ma piuttosto corrisponde a
un principio costitutivo di una relazione fra donne che
prevede il riconoscimento di autorevolezza che si gioca fra
debito e dono e che offre uno sguardo diverso sul mondo dove
le donne diventano soggetti.
Desideriamo
nominare, perché la nominazione è basilare, in quanto
il nome certifica l’esistenza, donne autorevoli come l’alessandrina
Ipazia, la matematica inglese Ada Lovelace che ha
scritto il primo algoritmo informatico della storia, la fisica Laura
Bassi, la prima donna al mondo a ottenere una cattedra
universitaria, Marie Curie, la più brava fra tutte le donne e
fra tutti gli uomini, visto che ha preso due premi Nobel per 2
discipline diverse, chimica e fisica e che ha avuto la fortuna di
avere un marito illuminato, meno fortunata Mileva Maric,
la prima moglie di Albert Einstein che sembra lo abbia aiutato nello
studio della teoria della relatività e che ha potuto frequentare
solo da uditrice l’università tedesca di Heidelberg di cui ci ha
parlato Pina Tropea un paio d’anni fa, la fisica ebrea Lise
Meitner che lavorò per anni senza stipendio e alla quale non fu
assegnato il premio Nobel per la fissione nucleare che ricevette solo
il collega di laboratorio, il chimico Otto Hahn, la premio Nobel per
la medicina Rita Levi Montalcini, l’astronoma Vera Rubin
la dark lady dello spazio, la scopritrice della materia oscura
nel cosmo che non fu accettata come studentessa a Princeton perché
donna, e a cui fu vietato inizialmente l’uso del telescopio del
monte Palomar, Rosalyn Franklin, la scienziata del DNA a cui
era vietato l’ingresso principale ai laboratori, Margherita Hack
che abitava in via delle 100 stelle a pochi metri da casa mia a
Firenze, Edy Lamarr famosa più per la bellezza che per il suo
cervello nonostante abbia brevettato diverse invenzioni…
l’astrofisica Samantha Cristoforetti, la fisica Fabiola
Gianotti direttrice generale del CERN di Ginevra e avrei voglia
di nominarne ancora.
Queste
scienziate hanno aperto la strada a quelle ragazze che vorranno
intraprenderla e ci auguriamo che sempre più donne non debbano
combattere ancora per avere le stesse opportunità di studio e di
lavoro e di retribuzione dei colleghi maschi.
Il
divario fra uomini e donne, come si è visto, è stato molto grande
nel passato soprattutto nello studio delle discipline Stem, Science
Technology Engineering Mathematics,
materie non adatte alle donne si diceva, anche se oggi il gap
piano piano si sta restringendo. Ce ne parlerà Antonella
Polimeni, la prima Rettrice dell’Università La Sapienza dopo
VIII secoli dalla sua fondazione.
Tutte
le donne che ho nominato sono speciali, per il loro cervello, per la
loro preparazione e sicuramente per la loro tenacia, qualità
che appartengono a Antonella Polimeni, medica odontoiatra,
preside di facoltà e poi Rettrice della Sapienza, la più grande
università d’Europa e a cui è stata conferita nel 2019
l’Onorificenza di Commendatore dell’Ordine “Al Merito
della Repubblica Italiana” e nel 2021 la Mela
d'Oro del Premio Marisa Bellisario per la
categoria Istituzioni.
Nello
stesso anno è stata nominata VicePresidente del Centro
Studi Americani, Coordinatrice della Commissione
CRUI per le tematiche di genere. Possiede un curriculum
professionale straordinario, 470 pubblicazioni, 100 ATTI
congressuali, 6 manuali… e tanto altro e ha saputo coniugare anche
il ruolo di moglie e madre con un carico di lavoro mentale,
possiamo immaginare, non indifferente.
A
gennaio 2022 in occasione delle elezioni per il presidente della
Repubblica mi trovavo in quarantena per il Covid e comunicavo
con le socie della Biblioteca via telefono e discutevamo con alcune
di loro, Lilly Rosso, Maria Teresa Grillone, Maria Grazia Riveruzzi,
Maria a proposito di un’eventuale candidatura femminile, poiché
alcune giornaliste femministe che tanto dibattevano
filosoficamente sull’argomento come Ida Dominijanni, Franca
Fortunato, Lea Melandri non avevano espresso un nome, abbiamo deciso
di metterci in gioco e ho fatto personalmente il nome della
rettrice di Sapienza, per la sua statura morale, il suo straordinario
curriculum, perché ha sangue calabrese, perché usa il linguaggio di
genere, NOME che è stato accolto con entusiasmo dalle socie.
Come
ci dice la filosofia del linguaggio, il nome porta con sé la
presenza reale di ciò che viene pronunciato, fa essere ciò
che viene nominato.
Il
nominare chiama.
Il
chiamare avvicina ciò che chiama. Sostiene Martin Heidegger.
E
poiché nominare significa dare riconoscimento, Maria Procopio
si è presa l’incarico di scrivere l’appello e le motivazioni
della candidatura e io quello di divulgare sul web.
Grazie
del vostro tempo.
Martedì
28 giugno 2022
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