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LA NOSTRA CASA É IN FIAMME

a cura di Paola Nucciarelli

Buon pomeriggio a tutte e a tutti siamo qui a Exotica, in questo ambiente verde insieme alle proprietarie della libreria “Non ci resta che leggere” Eleonora Fossella e Maria Grazia Posca per parlare di ecofemminismo.  La socia Francesca Labonia leggerà dei brani significativi sull’argomento.

Questo argomento deve diventare per tutti e tutte noi di primaria importanza se non lo è ancora diventato. Noi in Biblioteca abbiamo lavorato per questa tematica con il concorso Ode alla Madre Terra e lo faremo anche il prossimo anno e gli anni a venire, spero.

Abbiamo dato titolo a questa serata ”La nostra casa in fiamme” mutuandolo dal libro di Greta Thumberg perché sappiamo che il problema  più grosso, più impellente in questo momento è quello che ci stiamo surriscaldando e dobbiamo fermarci.

Io nasco economista come formazione, ho fatto anche una tesi di economia politica agraria. Economia è una parola formata da due parole greche OIKOS che significa casa e NOMOS che significa legge e norma quindi economia significa la legge della casa, le leggi che governano anche l'ambiente ed ecologia che è sempre formata da due parole sempre OIKOS e LOGOS si può tradurre come lo studio dell'ambiente ma anche lo studio della casa io quando ho insegnato economia aziendale, marketing sono sempre  stata dibattuta fra la teoria che è anche molto affascinante come quella del marketing o quella dei prodotti derivati per esempio, rispetto a quello che stava succedendo nel mondo… e quindi devo dirvi la verità, oggi si può essere economisti, ma si può anche essere attenti all'ambiente perché si può fare un altro tipo di economia non necessariamente un'economia legata alla logica del profitto a discapito dei poveri della terra e a discapito dell'ecologia.

Dagli anni 60 in poi molte studiose hanno cominciato a parlare di ambiente e alcune hanno fatto il collegamento fra l'antica identità della terra Gaia, Gea, Demetra, Cerere, Persephone a quello della storia femminile. Le femministe si interessarono anche della connessione fra il mondo delle donne, della maternità, e quello della cura dell'ambiente naturale e dell'agricoltura.

Il femminismo trovò anche un'analogia fra il destino tragico del nostro pianeta che si sta via via surriscaldando e impoverendo e quello delle donne come se la natura e le donne esistessero solo per i bisogni degli uomini.

Secondo la visione delle femministe occorreva capovolgere quella visione dualistica propria della società patriarcale capitalista fondata sull’ uomo con i suoi valori di cultura, di ragione, di attività pubblica, di autonomia, di superiorità e quei disvalori della donna vista come natura, sentimento, sfera privata, debolezza.

Addirittura è stata resa sacra l'oppressione quando l'uomo è stato visto come spirito e la donna come materia da diversi filosofi greci che hanno inciso profondamente anche nel cristianesimo e nella religione musulmana.

Sempre negli anni 60 si andò affermando una letteratura femminista che ha contribuito a decostruire la cultura maschilista e a diffondere una maggiore sensibilità ecologica fino ad arrivare all’ecofemminismo, questa parola è stata coniata per la prima volta nel 1974 da Francoise D’eaubonne, che si basa sullo smascheramento della connessione fra il sessismo e il dominio maschile sulla natura cioè sulle risorse naturale sugli animali non umani e sulle donne.

L'ecofemminismo propone un'alternativa alla cultura capitalista di tipo patriarcale e propone di riappropriarci del potere di cambiare il mondo dando valore, importanza ai valori sociali all'inclusione, alla cura della natura, alla tutela dei semi, alla biodiversità.

L’Ecofemminismo pone l'enfasi sull'interconnessione di tutte le forme di vita, offre una teoria etica non basata sulla separazione e sull’individualismo, ma sui valori dell'inclusione, delle relazioni sulla valorizzazione della conservazione della vita e della maternità. L'ecofemminismo propone il passaggio da una società dominata dall'ordine simbolico della morte, della guerra a una orientata verso la vita che non significa però relegare le donne nella mistica della femminilità, perché le donne non devono essere risospinte cioè rimesse nella natura, ma devono lavorare con la natura, per la natura.

Si deve quindi superare un approccio dualistico UOMO-DONNA e intraprendere una terza via quando si capisce, come dice Vandana Shiva, che il maschile e il femminile sono solo categorie ideologiche e non esiste una relazione esclusiva fra i valori femminili e essere donna.

Ricordiamoci l’esempio del colibrì di Wandari Muta Maatai premio Nobel per la pace 2004 che dal micro si può passare al macro… la globalizzazione neoliberista dove il mercato la fa da padrone non può avere un futuro in un mondo che sta morendo proprio per colpa di questa forma mentis.

Allora? ALLORA io dico che si può tutto, siamo più della metà del genere umano  perché come diceva Karl Marx , “quello che abbiamo da perdere sono solo le catene”.

Soverato 29 giugno 2021

 
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