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ASSOCIAZIONE
“BIBLIOTECA DELLE DONNE DI SOVERATO”
Palazzo
di Città - 88068 Soverato (CZ
QUELLA
POLTRONA MANCANTE
a
cura di Maria Procopio
Scorre
davanti agli occhi l’immagine di Ursula von der Leyen, in piedi,
che guarda incredula due uomini accomodarsi su due poltrone,
appositamente predisposte e quindi non casualmente disposte, e che
lascia lei, la Presidente della Commissione Europea, senza un posto
dove sedere e costretta a ripiegare su un divanetto posto di lato.
Questa immagine non può essere liquidata esclusivamente come un
problema che riguarda la cultura di cui il Presidente turco Erdogan è
espressione, questa immagine interroga e ci interroga in senso più
generale. Intanto perché l’uomo seduto a fianco di Erdogan non è
un rappresentante del suo governo ma il Presidente del Consiglio
Europeo, Charles Michel. Quest’uomo, di fronte all’incredibile
gesto di lasciare in piedi una delle massime rappresentanti
istituzionali dell’Unione Europea, non batte ciglio, occupa
tranquillamente il posto, rendendosi in tal modo complice di ciò che
sta avvenendo, e lascia che si consumi una rappresentazione del
potere maschilista di grande risonanza, proprio per il livello dei
partecipanti e dello scenario su cui questa si svolge.
Sono
seguite, a questo fatto, tanta indignazione, tante prese di
posizione, tante parole di denuncia e di condanna, da parte dei
governi ed istituzioni europee, partiti e singoli soggetti, di cui
tanti sono uomini. Ma questo, ovviamente, da solo, non basta. Quella
poltrona mancante, come dicevo prima, interroga e ci mette di fronte
all’evidenza che il re è nudo. Lo sapevamo, ma questa volta
l’immagine è così forte che non possiamo cercare di coprirlo con
gli abiti che di solito si cerca di cucirgli addosso. Perché la
poltrona che manca assurge a potente metafora di quella che è,
ancora oggi e nonostante tutto, anche nella nostra società
occidentale, il rapporto tra uomini e donne. Sono tante, sono
innumerevoli, infatti, le poltrone non previste, mancanti, su cui le
donne avrebbero la competenza e l’autorità di sedere. E’ pura
retorica chiederci come mai, in Italia ad esempio, tanto per restare
in casa nostra, nessuna donna sia mai diventata presidente della
repubblica e come mai ci sia sempre questa enorme sproporzione tra
presenza maschile e femminile nei luoghi della rappresentanza
politica ed istituzionale, nel mondo economico, ecc.
Non
si può affrontare la questione soltanto con la protesta e
l’indignazione. Credo che la questione delle poltrone che per le
donne non vengono disposte dobbiamo in primo luogo affrontarla come
donne. Non è un problema di rivendicazione, è un problema di
relazione politica tra donne. Siamo la metà del mondo, e anche di
più, se scegliessimo finalmente di riconoscere in primo luogo
l’autorità di un’altra donna e le affidassimo la capacità di
rappresentarci, non ci sarebbe bisogno che qualcuno chieda quote per
“garantire posti a sedere”, perché saremmo presenti nel mondo e
per il mondo, forti della relazione che ci unisce. Di questo dovremmo
esserne tutte consapevoli, che la possibilità di scelta è nelle
nostre mani. Altrimenti, se aspettiamo che qualche uomo faccia un
passo indietro, “per generosità” (!), per lasciare libero il
posto ad una donna, contribuiamo a perpetuare il deficit di autorità
femminile che così pesantemente influisce sulle nostre vite. Sarebbe
il caso che quella poltrona mancante non diventasse, soprattutto agli
occhi delle ragazze e delle giovani donne, simbolo di scacco
femminile, ma occasione di consapevolezza per comprendere che è solo
attraverso la capacità di costruire una relazione politica femminile
che ci rappresenti, che sarà possibile dimorare sulle poltrone
(metaforicamente e simbolicamente intese) senza che altri ci debbano
autorizzare, perché noi stesse le disponiamo perché possano
accogliere il mondo nelle sue differenze.
Soverato, 9 aprile 2021
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