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La Politica per…
a
cura di Lilly Rosso e Marisa Rotiroti
Qualche
provocazione nata in biblioteca ci ha riportato alla mente una
domanda lanciata da Leggendaria: “Di che cosa parliamo quando
parliamo di politica?” così ci è venuto naturale organizzare un
seminario per riflettere su questo tema.
Ci
siamo dette che prima di essere lettrici siamo cittadine e non
possiamo perderci ciò che accade.
L’urgenza
ci costringe a interrogarci sulla “nostra politica”. Ma…
Quale politica? Non la politica dei partiti o delle istituzioni ma la
Politica con la «P» maiuscola, quella che – come ci ricorda
Hannah Arendt - ci rende soggetti, cioè esseri umani con la
responsabilità di conoscere/giudicare/agire, mantenendo la
centralità del mondo e insieme la potenza della libertà di soggetti
che ad esso si relazionano. Quella ci riguarda.
Riaprire
una discussione sui valori finalizzata a un cambiamento di
prospettiva, è prova di coscienza, conquista di consapevolezza
dataci dal tempo, maturazione democratica.
“Misurarsi
con il potere è stato il tabù nella pratica e nel pensiero del
movimento femminista e così la via dell’estraneità ha separato le
“donne politiche” e la “politica delle donne”.
Concluso
il tempo dell'estraneità necessaria per avviare quel processo di
liberazione utile a tutte noi per prendere in mano le nostre vite
e costruire la soggettività femminile che ci ha introdotte
nella storia, è il momento di porci al centro di processi che
riguardano la politica e l’autorità. Il privato, il domestico,
l’intimo, diventano la sostanza per ripensare l’autorità,
l’auctoritas, capace di governare il mondo senza appropriarsene.
Ognuna,
a partire da sé, e tutte assieme dobbiamo ripensare pratiche
trasformative, che, secondo una nuova misura, ci consentano di
mantenere la radicalità e avere una disposizione aperta al mondo di
tutte e di tutti.
E’
vero, concordiamo con le donne della Libreria di Milano, “oggi
la libertà femminile è presente e attiva dappertutto e i movimenti
più significativi si richiamano al femminismo. Eppure,
contemporaneamente si avverte una forte spinta alla neutralizzazione
e alla cancellazione della differenza femminile, non più da parte
del neutro-maschile, efficacemente decostruito dal movimento delle
donne, ma a causa dell’emergere di un imprevisto neutro
post-patriarcale.”
Di
fronte alla deriva della politica, di fronte a una società che
cambia rapidamente, di fronte all’assordante silenzio argomentativo
sul conflitto tra i valori, forse è il momento di assumerci la
responsabilità della nascita di un nuovo Umanesimo dando risposte
culturali e politiche: non una politica contro ma una politica
per, non una democrazia dell'interdizione ma una democrazia del
progetto.
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