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L’Architettrice
di Melania G.
Mazzucco
a
cura di Paola Nucciarelli
Melania Mazzucco,
premio Strega nel 2003 con “Vita”, tramite il romanzo storico
“L’architettrice” edito da Einaudi, ha fatto riemergere dal
passato una figura femminile, Plautilla Bricci, la prima architetta
di Europa, o “architettrice” come Plautilla stessa si
definì.
Questo che può
essere considerato anche un romanzo di formazione, accoglie 2 storie
insieme: la vita di Plautilla fino alla costruzione della villa del
Vascello e la storia della distruzione della villa nel 1849 per le
cannonate dei francesi.
Figlia
di Giovanni e di Chiara Recupita, Plautilla nasce a Roma il 13 agosto
del 1616, nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina. Il padre pittore,
scrittore, musicista e commediografo è un personaggio eclettico, un
genio plebeo autodidatta che scrive addirittura i libri su cui far
studiare la figlia, le trasmette le proprie ambizioni e le scrive un
destino, quella di vergine per sempre, ma Plautilla farà poi altre
scelte.
Nel
1600 la vita di una donna poteva avere 3 destini: farsi suora,
sposarsi giovane e partorire un figlio all’anno fino a una morte
molto spesso prematura, o rimanere confinata dentro le mura
domestiche o di un convento come zitella. Vite custodite, vite
intatte, vite cancellate.
Una donna della sua
epoca non poteva avere rilevanza, fama e riconoscimento, così il suo
nome era stato dimenticato o, meglio, taciuto per secoli. E poi era
nata in una famiglia comune, in un quartiere popolare della Roma dei
Papi, quando la divisione in ceti era rigidissima, invalicabile.
Ortensia
Mancini la nipote preferita del Cardinale Mazarino dirà infatti: “La
gloria di una donna è non far parlare di sé”.
Plautilla
vivrà cercando di non dare nell’occhio, travestendosi da uomo al
bisogno, per poi giungere a essere ammessa alla prestigiosa Accademia
di San Luca nel 1650 ed a esercitare, prima nel mondo occidentale,
l’arte maschile dell’architettura.
Aveva una
sorella, Albinia, un fratello, Basilio, e un’amica che si rivelò
fondamentale: la pittrice e suora carmelitana Eufrasia
Benedetti, sorella dell'abate Elpidio Benedetti. Quest’ultimo,
entrato a un certo punto nell’entourage del Mazzarino, diventa
l’uomo della sua vita, in un continuo perdersi e ritrovarsi: grazie
a lui riceve i prestigiosi incarichi di cui oggi sappiamo qualcosa.
Su tutti, la costruzione di un’originale villa di delizie sul
Gianicolo, disegnata e progettata da lei, Plautilla, con l’aiuto
del fratello Basilio.
Quando Plautilla
mette mano al progetto di Villa Benedetta (o Villa del Vascello) sul
Gianicolo ha già 48 anni - un’età che ormai la metteva nel
terreno ostile in cui una donna cessa di essere tale - è una
pittrice affermata e frequenta con regolarità l’Accademia di
Cassiano del Pozzo presso Sant’Andrea della Valle.
La curiosità per
l’architettura l’aveva sicuramente messa in contatto con Gian
Lorenzo Bernini ed elementi di cultura berniniana appaiono con chiara
evidenza sia in Villa Benedetta che in San Luigi dei francesi. In
entrambi i casi, Plautilla Bricci dimostra un’ottima conoscenza
pratica e manuale del cantiere, a conferma di una frequentazione
dell’architettura anche prima del 1660. All’inizio degli anni’
50 Elpidio Benedetti chiede alla Bricci di seguire i lavori di
sistemazione del suo palazzetto collocato di fronte a San Giovanni in
Ayno, ma la vera avventura economica e politica del Benedetti è la
costruzione della sua villa fuori Porta San Pancrazio, che dominava
«tutta la campagna fino al mare […] havendo anco per oggetto di
prospettiva il palazzo Vaticano», e fu «edificata a similitudine
d’un vascello sopra uno scoglio», anzi aveva addirittura la «forma
di un gran vascello da guerra, di cui rappresenta perfettamente tutte
le parti esterne che non vi mancano che gli alberi e le vele».
Costruita tra il 1663, anno in cui viene stabilito il capitolato tra
il Benedetti, l’architetto Plautilla Bricci e il capo mastro Marco
Antonio Bergiola, la villa viene terminata entro il 1667, secondo il
progetto dell’«Architettrice Plautilla Bricci», citata più
volte, come direttrice dei lavori e responsabile di tutte le
eventuali variazioni in corso d’opera, in alcuni importanti
documenti conservati presso l’Archivio di Stato di Roma. Nel
contratto del 1663 si evince che «la casa deve essere costruita
seguendo il progetto, con tre piani, fatto dalla Signora Plautilla
Bricci Architettrice, sia sulla fronte, sui lati e nella parte
posteriore così come è nei disegni fatti da Plautilla, che sono
stati dati a me [Benedetti] per accompagnare questo documento» . Ma
il furto di “maternità” fu consumato in un paragrafo, quando in
una sua guida della villa, Elpidio stesso scriverà:” …La
condusse da fondamenti il signor Basilio Briccio, architetto e
pittore di squisita intelligenza, assistito dal ben fondato e
regolare giuditio della sorella signora Plautilla celebre pittrice
che è anco concorsa ad illustrare questa casa, come a suo luogo si
dirà.” A quanto pare, quel mondo non era pronto per
accettare che una donna costruisse la casa per un uomo…
Tra il 1664 e il
1680 Plautilla viene incaricata dal Benedetti di attendere i lavori
della cappella di San Luigi, terza nella navata sinistra della chiesa
di San Luigi dei Francesi. La cappella, ricca per decoro e per
sfarzo, costituisce l’unica opera integrale dell’artista giunta
fino a noi. Già dedicata a sant’Andrea, la cappella viene
completamente «fatta fabbricare con ogni maggiore splendore
dall’Abbate Elpidio Benedetti con l’architettura di Plautilla
Bricci. Il Quadro dell’Altare con S. Luigi e altre figure è opera
galante della medesima Plautilla», come ricorda il Titi nella sua
guida di Roma.
Plautilla Bricci
muore nel 1705 a Roma quasi novantenne nella casa di Trastevere che
le aveva lasciato in usufrutto Elpidio Benedetti o in un convento
vicino, sostiene la Mazzucco.
La sua attività di
architetto nella Roma del XVII secolo la pone tra le precorritrici di
un cammino di emancipazione delle donne i cui esiti veri e concreti
si sarebbero visti solo a partire dalla seconda metà del XVIII
secolo successivo.
Grazie anche al
saggio di Consuelo Lollobrigida, “Plautilla Bricci – Pictura
et Architectura celebris. L’architettrice del Barocco Romano”,
sappiamo che Plautilla non fu soltanto “architettrice celeberrima”
ma anche una “molto famosa pittrice”: la sua vita e la sua
carriera possono essere prese ad esempio per iniziare a riscrivere e
rivedere alcune prospettive sulle donne artiste del XVII secolo. Dopo
circa dieci anni di costante ricerca in archivi pubblici e privati, è
stato finalmente possibile ricostruire la vita e le opere di questa
eccezionale artista, che ha il merito – e forse la forza – di
scardinare gli stereotipi che ancora sopravvivono nei confronti delle
donne artiste.
Il libro di Melania
Mazzucco mescola con sapienza il saggio storico con il romanzo e ci
trasporta tra gli intrighi e i fasti della Roma dei
Papi del Seicento, ma anche nelle sue miserie. Una
narrazione storica di sorprendente ricchezza e densità, tutta in
bilico tra saggio e romanzo, tra storia e invenzione, che è
rilevante, data la scarsità di dati e documenti, e resa viva
dall'intento di ridare un'anima, dei sentimenti, un carattere a
Plautilla, cresciuta nella Roma seicentesca popolare e papalina di
Borgo, che in queste pagine prende fascinosamente vita. Una Roma in
cui ha grande rilevanza la divisione in classi, in cui il potere
ecclesiastico si sente forte e può diventare violento. Un romanzo,
quindi, molto ricco di storie, invenzioni, ricostruzioni, frutto di
lunghe ricerche che riesce a immetterci, tra miserie e grandezze,
nella vita sociale, storica e culturale della Roma di quegli anni, ma
anche in quella artistica assai ricca e ci introduce, attraverso i
grandi autori alla pittura dell'epoca Come il Bernini, il Borromini,
Pietro da Cortona… col suo mutare di stili, citando rari documenti
e brani letterari, ma soprattutto ci coinvolge grazie alla vivida
figura della protagonista, che grazie alla forza della letteratura
trova quella verità di fatti e d'essere andati perduti, ridando
proprio posto e valore a Plautilla, attraverso la quale Melania
Mazzucco riscatta tutte le donne artiste volutamente dimenticate, e
si è cominciato finalmente ad andare a ritirarle fuori dal buio in
cui sono sepolte, ci auguriamo di conoscerne i capolavori.
Quello che ci
cattura, poi è il racconto della vita straordinaria di una donna che
non si limitò a fare ciò che ci si aspettava, appunto, da una
donna, ma scelse di fare cose ‘da uomo’, semplicemente perché
riteneva che fosse quella la sua strada. “C’è sempre qualcuno
che fa qualcosa per la prima volta, è solo questione d’abitudine”
fa dire la scrittrice a Plautilla.
Villa Benedetta
detta “Il Vascello”
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