Sei su Archivio / 2018 / libri
TITOLO
DEL ROMANZO
“Dalla
parte di lei”
AUTRICE
Alba
De Cespedes
EDITORE
Mondadori
Anno
1949 pagg. 549
A
cura di Marisa Guccione
TRAMA
Il
racconto si svolge negli anni della guerra e della Resistenza, nella
Roma del quartiere Prati nel 1939. Qui vivono i personaggi con le
loro frustrazioni, i loro sentimenti, i loro amori.
Alessandra,
detta “Sandi” vive con la sua famiglia benestante, suo padre
conformista impiegato statale, che poco comprende la moglie Eleonora,
suicida, pianista sognatrice, innamorata dell’amore; e la domestica
Sista, passiva spettatrice dei drammi che si consumano in famiglia.
Nello
stesso stabile, vivono Fulvia e la madre Lidia.
Spicca
tra questi personaggi femminili la possente figura della matriarca
abruzzese, nonna di Alessandra, conosciuta quando la ragazza sarà
mandata in Abruzzo in seguito alla tragica morte della madre
Eleonora.
Alessandra
dice di sé: “potevo considerarmi figlia unica, sebbene prima della
mia nascita, mio fratello Alessandro (da cui prende il nome) avesse
avuto il tempo di venire al mondo, rivelarsi fanciullo e morire
annegato nel Tevere a soli tre anni”.
Già
si delinea quale sarà la vita della protagonista, erede di
infelicità a causa della morte del fratellino.
Sandi
vive una vita di stenti, la guerra incombe, e di poche gioie; ma è
una giovane donna che pur riconoscendo l’infelicità, non pare
arrendersi perché è alla ricerca visionaria dell’amore.
Di
ritorno dall’Abruzzo, dove aveva avuto un buon rapporto con la
nonna, carismatico personaggio, “padrona di tutto”, sembrava
anche delle figure attorno a lei; Alessandra conosce
a Roma Francesco Minelli, professore di filosofia del diritto
all’Università. In quest’uomo riconosce l’amore tanto atteso,
totalizzante e immenso.
Ma
Francesco è ricercato per le sue idee, sarà perseguitato e
incarcerato per attività eversive. Quindi questo amore tanto
desiderato è fonte di infelicità; Francesco si rivela marito
anaffettivo, distratto e indifferente a Sandi che lotta contro il
“muro” che li separa.
Francesco,
simbolo della Resistenza romana, la esclude dalle sue attività
politiche tenendola a distanza.
“Nessuno
aveva intuito quanto amore avessi dentro di me e quale desiderio di
esprimerlo” (quando trasporta all’insaputa del marito, alcune
bombe).
All’ennesima
richiesta di aiuto inascoltato, Alessandra lo colpirà con una
pistola, uccidendolo, ultimo atto estremo di rassegnazione e
infelicità a cui si ribella, conquistando infine la libertà.
VITA DELL’AUTRICE
(Roma,
4/03/1911 – Parigi 1997)
Protagonista
del ‘900, intellettuale cosmopolita, visse tra Roma, sua città
natale , Parigi e Cuba. Di famiglia benestante, impegnata
politicamente, progressista e antifascista; di madre romana, Laura
Bertini e padre cubano, ambasciatore di Cuba in Italia nel 1939. Il
nonno Carlos Miguel riconosciuto come eroe dai cubani, ucciso nel
1874 dai militari colonialisti spagnoli.
Alba
parlava più lingue ma preferì scrivere sempre in italiano. A 15
anni sposò Giuseppe Antamoro per ottenere la cittadinanza italiana,
ebbe un figlio Francesco e si risposò vent’anni dopo, per la
seconda volta.
Spaziò
in svariati campi: fu scrittrice affermata, poetessa, autrice di
testi teatrali, televisivi e cinematografici. Si dedicò alla
letteratura per ragazzi (“La compagnia dei sette”, antologia
scolastica curata da Maria Bellonci, 1948).
Passò
l’ultimo periodo della sua vita a Parigi, la Parigi del maggio
francese e della rivoluzione del quartiere Latino, alla fine degli
anni ’60, e lì morì nel 1997.
Intellettuale
completa percorse due binari lo stile-qualità letteraria e l’impegno
politico-civile come partigiana spinta da un’esigenza di giustizia
e libertà.
Il
tema delle donne fu il centro della sua vita “voleva dare voce alla
loro soggettività in modo rilevante e anticipatore”.
Partecipò
alla Resistenza, a 35 anni fu arrestata e presto liberata per
l’intervento del padre ambasciatore; attraverso la voce di
Clorinda
parlava a
Radio Bari (1943) e combatteva la sua battaglia civile in
contrapposizione all’azione di convincimento e di propaganda del
regime fascista. Attraverso Radio Bari, una potente emittente libera
captata nell’Adriatico, la scrittrice sosteneva che fare cultura
coincideva con fare politica.
Nel
1944 fondò la rivista letteraria “Mercurio”, collaborando con
Moravia, Sibilla Aleramo, Bontempelli, Hemingway. Nel secondo
dopoguerra, conobbe Paola Masino, Anna Banti, Maria Bellonci,
Vittorini, Ottieri, Vitaliano Brancati, Palazzeschi, Corrado Alvaro e
anche Italo Calvino, italo cubano come lei.
Nel
1948, alla chiusura di Mercurio, collaborò con il settimanale
“Epoca”, con la rubrica “Dalla parte di lei” e scrisse per
”La Stampa” di Torino.
Dal
1949 al 1963 si concentrò nella scrittura.
OPERE
1935:
anno di esordio, scrisse un libro di racconti “Anima
degli altri”.
1938:
“Nessuno
torna Indietro”,
opera che la consacra scrittrice internazionale,
divenne un best seller, fu censurato dal regime fascista che ne
chiese il ritiro. Fu grazie alla grande amicizia che la legava ad
Arnoldo Mondadori che poté pubblicare il libro.
La
protagonista è una donna totalmente opposta allo stereotipo di
madre-moglie-strumento di procreazione-casalinga del regime fascista
che la De Cespedes combatteva.
1949:
“Dalla
parte di lei”
1952:
“Quaderno
proibito”,
romanzo che una crisi di coppia e di conseguenza il fallimento della
famiglia e di una società fragile.
1963:
“Il
Rimorso”
1967:
“La
Bambolona”
1972:
“Nel buio della notte”
Con
“Mucho
Amor”,
ultimo romanzo incompiuto dedicato a Fidel Castro, racconta pagine di
storia cubana, ritratti della sua famiglia, la morte del padre
ambasciatore di Cuba in Italia e la follia della madre Laura Bertini.
Produsse
inoltre sceneggiature per film:
“Gli
ultimi 10 minuti in cent’anni d’amore”, 1954, diretto da
Lionello De Felice;
“Le
Amiche”, 1955, diretto da Michelangelo Antonioni;
“La
Bambolona”, 1968 di Franco Giraldi.
|