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Cena letteraria

29 maggio 2018

a cura di Paola Nucciarelli



Il periodo di forte crescita economica vissuto dai paesi capitalisti durante i tre decenni successivi alla seconda guerra mondiale, è stato anche quello dello sviluppo, ineguale ma generale, del Welfare. Sotto la doppia forma dello Stato assistenziale e della ricerca di comodità o di “benessere”, insieme modello dello Stato moderno e motore dello sviluppo della produzione e del consumo di massa, il Welfare ha modificato il lavoro di manutenzione e cura tradizionalmente svolto dalle donne nell’ambito domestico.

La casa e la sua manutenzione sono state profondamente modificate dall’ampliarsi degli spazi disponibili … dall’installazione del riscaldamento centrale… dall’allacciamento alle reti idriche e ai centri di distribuzione di energia. L’innovazione ha anche permesso la parziale meccanizzazione di molti lavori casalinghi grazie agli utensili domestici.

Cucina, pulizie e ordine della biancheria sono state trasformate dall’utilizzo più diffuso di cucine a gas, dai frigoriferi, dagli aspiratori elettrici, dalle macchine da cucire, lavatrici e ferro da stiro elettrici.

I lavori casalinghi sono stati trasformati anche dalla messa a punto e dall’utilizzazione sempre più frequente di prodotti e di materie “moderne”, conserve, prodotti semi preparati e surgelati, detersivi e prodotti di manutenzione, articoli di carta a uso domestico, fibre tessili nuove…

Il nuovo regime del lavoro domestico, non avendo più bisogno di una costante presenza in casa, ha permesso l’utilizzo della forza lavoro femminile nella produzione di beni e servizi extradomestici.

Ma l’ha anche richiesta, perché un guadagno doppio è spesso diventato necessario perché le famiglie e le casalinghe possano acquistare i prodotti e le macchine che si sono parzialmente sostituite al lavoro domestico tradizionale.

In tutta Europa ad eccezione di Belgio e Lussemburgo, il numero delle donne sposate attive aumenta, e allo stesso tempo si allunga il loro periodo di attività. Nonostante le varianti che si riscontrano fra paese e paese, se si vuole paragonare il comportamento dei padri a quello delle madri, si resta insoddisfatte dall’evidenza della spartizione dei compiti. “Spontaneamente” i figli sono destinati alle donne e così l’incidenza della quantità di figli su una carriera maschile non è misurabile statisticamente. Tuttavia, numerosi studi dimostrano che la presenza di figli ha un effetto positivo sulla promozione professionale degli uomini, mentre ha un effetto inverso su quella delle donne.  Inoltre, l’analisi della crescita delle donne sposate attive non può prescindere dall’attività totale, dall’attività domestica, che risulta essere il triplo rispetto a quella degli uomini nel 1975. Le donne accumuleranno due tipi di lavoro: uno di mercato e un altro al di fuori di esso… Perfino i discorsi dotti dell’epoca cercano spiegazioni al lavoro delle donne, tentando di dimostrare , a tutti i costi, che esso è una necessità economica. …Inoltre il lavoro per le donne in questo periodo viene avvertito come un passo verso la liberazione. Ecco il paradosso, L’analisi marxista vedeva il lavoro stipendiato come alienante, mentre il movimento femminista lo vedeva come liberatorio… Tuttavia, l’integrazione delle donne nel lavoro dipendente maschera i limiti che l’ordine sociale assegna alle donne sia nella scuola che nel lavoro.



Verso la fine degli anni 50, Mike Bongiorno presentava il primo quiz della televisione Italiana “Lascia o Raddoppia?”

 Su una rivista femminile dell’epoca troviamo questo “fantastico” dilemma per le donne italiane dal titolo:

Amletina: Lasciare o raddoppiare?

Poiché siamo in piena frenesia di questo gioco televisivo, vogliamo aggiornarci anche noi, proponendo un quiz alle nostre lettrici? Il premio? Semplicemente la convinzione di appartenere alla classe privilegiata delle donne di casa, di poter essere considerate la fata della famiglia, il perno indispensabile sul quale rotea il benessere, la tranquillità, la sicurezza della casa.

· Alzandovi al mattino, il vostro pensiero è rivolto ai vostri cari, alle loro esigenze?

· Fate immediatamente il quadro della vostra giornata, catalogando nel vostro cervello i lavori più urgenti ai quali dovete dedicarvi?

· Pensate prima di ogni cosa ad agevolare il lavoro di vostro marito, dei vostri figlioli, preparando loro cibi saporiti ma che non gravino sullo stomaco, non procurando loro il più piccolo disappunto per la mancanza d’ordine nel loro guardaroba?

· Vi preoccupate di più per la visita di vostra suocera, o per il cruccio che scorgete negli occhi di vostro marito, quando la casa è “in perfetto ordine” alla superficie, lasciando invece nei cassetti e nei ripostigli il caos?

· La macchiolina, naturalmente visibile, sulla giacca del vostro figliolo vi dà più fastidio che un bottone mancante nelle mutande naturalmente invisibile?

· Il letto rifatto alla carlona, senza sprimacciare materassi e cuscini, rientra nelle vostre abitudini, dando la colpa al tempo sempre troppo veloce?

· Essendo il vostro bilancio familiare non molto largo vi sentite di rimproverare, sia pure senza parole, ma con atteggiamenti ostili vostro marito che non potendo guadagnare di più, obbliga voi ad un lavoro fuori casa?

· Iniziate con entusiasmo la pulizia a fondo della casa, e dopo il primo giorno vi pentite di questo proposito?

· Alla fine del mese avete saputo fare proprio tutte le economie che avevate decretato al primo del mese?

· Lascia o raddoppia, signora, al prossimo numero? Cioè si sente di subire questo esame di perfetta padrona di casa, di ottima moglie, di madre pregevole? Se sì, i gettoni che le riserba il suo destino non saranno d’oro, ma saranno un compendio di tutte le cose più preziose che la terra ci offre, perché saranno di felicità per lei, ma soprattutto per chi vive con lei.

Fu proprio la televisione a segnare un’ulteriore svolta nei consumi e nel modo di pensare la propria vita domestica da parte delle donne. I consumatori non pensavano più al cibo, ma icone del desiderio, promesse di amore e di successo. Il saper cucinare non era fondamentale, neppure per una donna. La pubblicità lo decretava con gli episodi del mitico carosello. “Gelsomina zero in cucina” era la disastrosa cuoca che cercava di preparare le ricette lette da Paolo Ferrari: il messaggio pubblicitario era che per fortuna c’erano le zuppe in scatola della Cirio a salvare la povera cuoca negata. C’erano anche le scatolette Simmenthal, i dadi da brodo, i sughi pronti e i primi supermercati che facilitavano il modo di fare la spesa e il cui numero aumentava a ritmo esponenziale a discapito dei negozi di quartiere. Non dimentichiamoci anche della presenza dei Ravioli al pomodoro in lattina. Immancabili nelle gite al mare e in montagna…



Dopo una cucina di guerra, con l’invenzione di ricette elaborate per utilizzare gli avanzi e gli scarti nell’intento di trarre il massimo risultato dal poco… si arrivò a un nuovo tipo di cucina, quella del boom economico.

Si cercò di diffondere il più possibile l’idea di un benessere che si potesse leggere nelle tavole domestiche, oltre a quelle delle trattorie e dei ristoranti.

Nonostante l’aumento di donne che trovavano impieghi fuori casa e le lotte per ottenere una parità, i sostantivi più usati nelle pubblicità rivolte alle donne restava quello di “massaia” e “lavori donneschi”.

C’era la pubblicità dell’ Olio Moro che era “Il segreto di ogni abile massaia”…e quella tesa all’utilizzo del burro e della margarina…


















Finchè si passò alle pubblicità che puntavano sul risparmio del tempo in cucina e sull’utilizzo di sughi come Sugoro in cui una bella Maria Felice, vestita da crocerossina, cucinava per noi.

Per la maionese in tubetto Orco, se ne esaltavano addirittura le migliori qualità e bontà rispetto a quelle casalinghe.



La modernità ricercata dalle “massaie” e imposta dalle pubblicità, passava anche dalla realizzazione di ricette come involtini, sformati, soufflé, budini e tartine mutuate anche da cucine di oltrefrontiera come la cucina francese. Anche la terminologia cambiò e cadde il veto di usare parole straniere e ritornò in voga il cocktail a scapito dell’ora del tè.



L’arrivo degli elettrodomestici favorì anche un ripensamento del lavoro domestico e il desiderio di vivere la vita non solo e sempre in funzione della casa. Il frigorifero portò alla nascita e crescita dei cibi pronti e il passo a quelli dei surgelati fu piuttosto breve. Comparvero i gelati di Algida e crackers Pavesi e Motta in concorrenza con la panificazione tradizionale.

Tra i formaggi, il parmigiano ebbe il sopravvento sul pecorino come alimento leggero e più chic, per non parlare dei formaggini stra consigliati dalle pubblicità per i più piccoli. Non vogliamo ricordare anche la Mucca Carolina di Invernizzi?

Il 20 aprile 1964 uscì dallo stabilimento Ferrero di Alba il primo barattolo di Nutella.



Allora (forse anche adesso?) le pubblicità italiane esibivano immagini di donne che dovevano essere belle e curate, prosperose ma anche filiformi, eppure brave mamme e massaie, cuoche provette e dolci mogliettine o anche un po’ imbranate, capaci solo di aprire un barattolo o una lattina senza fantasie o abilità culinarie….



Negli anni Sessanta ci si trova quasi alla fine del boom economico. Erano anni in cui tutto aumentava: cibo, benessere, elettrodomestici, ….

Molto di più del decennio precedente proliferavano gli acquisti a rate, fossero essi con cambiali o con accordi diretti con i venditori…

Escluso un 4% che viveva in misere condizioni, le case degli italiani iniziarono ad essere dotate di frigorifero, di ferro da stiro elettrico, scaldabagno, lucidatrice, aspirapolvere, e lavatrice, oltre alla tv e all’auto che erano segnali, per alcuni, di vero benessere.

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Negli anni 70 venne sperimentata la vera e propria austerity per contenere la spesa pubblica e nonostante la crisi, i “poveri” preferivano l’antenna tv al piccolo deposito in banca, le classi “medie” preferivano non fare sacrifici, ma comprare tutto ciò che di nuovo offriva il mercato dei consumi…

e si vide una diminuzione del numero di donne in campo lavorativo, in modo particolare delle donne sposate con figli, ma non di quello nascosto, irregolare che si svolgeva fra le mura domestiche.

L’aumento dei consumi portò, infatti, all’aumento dei lavori femminili “nascosti” per consentire maggiori entrate in famiglia. Fra i lavori irregolari c’erano principalmente quelli di domestica a ore, lavori di maglieria, cucito, ricamo, impieghi in negozi di parenti…

Alla donna competeva comunque la gestione del bilancio familiare come fosse l’amministratore dell’azienda domestica. Anche se era solo il marito a portare i soldi a casa, la moglie doveva “farli bastare”. Infatti, la moglie imparando a tenere un’oculata amministrazione delle spese domestiche poteva riuscire certamente a mettere da parte modeste somme di denaro, sufficienti ad acquistare regali al marito… come consigliava la pubblicità degli accendini Ronson.  Devozione e affetto erano sentimenti da provare nei confronti di marito, casa e famiglia. E il termine “massaia” restava incollato alla donna, presente ancora in alcuni articoli dei giornali e in certe pubblicità.

Nel 1969 i supermercati in Italia erano diventati 963. “se entrate in un supermarket, i barattoli colorati al naturale di minestre di verdure, di legumi, di stufati, di dolci, di frutti di mare già pronti per essere messi in tavola, previa una scaldatina a bagnomaria, vi invitano e vi incuriosiscono non soltanto con l’aspetto appetitoso delle fascette, ma anche col prezzo. Sono la risorsa della donna d’oggi, una donna che lavora fuori casa, che non ha più tempo né la voglia ( O forse la voglia l’avrebbe, ma non può) di perdere ore davanti ai fornelli o scervellarsi … Del resto, anche per le salse, dalla maionese al pesto, la donna moderna può trovarle in tubetti, già belle e pronte” Come scrisse Italo Calvino nel suo Marcovaldo.

La pubblicità continuava a mettere al primo posto tra le abilità femminili quella della capacità culinaria, talvolta a pari merito sul podio con quelle relative alla cura della casa: pulizie, lavaggi, stiraggi…

E marito e figli dovevano essere i principali destinatari delle attenzioni della donna di casa… “ Così dorato come piace a lui…”  “Lui per lei vuole Naonis”, una marca di cucina.

Per convincere le donne, veniva tirata in ballo anche la saggezza delle donne di un tempo… le mamme di personaggi famosi…

A scapito di tutti i tentativi di persuasione sul mantenimento di alcune tradizioni “donnesche”, quello che stava trionfando era il pasto veloce, fuori casa, comprese le tartine e gli aperitivi…

Diete e spuntini la facevano da padroni… ci fu il trionfo dei cracker Ritz e dei formaggini. Un altro trionfo fu quello del freddo, gelati e surgelati. Le cucine stavano diventando super attrezzate, anche se magari non tutti potevano permetterselo, ma rinunciare ai moderni elettrodomestici stava diventando indiscutibile.

E le donne, sia seguendo i consigli di “Mamma Rosa”, che delle attrici del momento, sia seguendo le esortazioni pubblicitarie al risparmio del tempo in cucina, contribuirono all’allargamento del piacere del cibo a tutta la società. O almeno, ci provarono.

tra le giovani, però il modello da imitare era quello di una donna ribelle, irrequieta, in lotta per l’emancipazione, con forte spirito di gruppo e attenta alla moda.

Nel 1963, negli Stati uniti la scrittrice americana Betty Friedan scrisse il saggio “La mistica della femminilità”, in cui fu la cronista del malessere delle donne bianche americane della middle class della fine degli anni cinquanta, "Non possiamo più ignorare quella voce interiore che parla nelle donne e dice: «Voglio qualcosa di più del marito, dei figli e della casa»", scrisse.

 La Friedan in questo saggio cerca di dare una spiegazione al «problema inespresso» che rendeva infelici, depresse, e predisposte all’abuso di alcol e psicofarmaci le donne americane di quel periodo. Secondo la Friedan, questo problema era il risultato di un inganno che prendeva il nome di mistica della femminilità, a causa della quale milioni di americane avevano rinunciato ai loro sogni di realizzazione professionale, per dedicarsi esclusivamente alla maternità e alla vita casalinga. Teniamo presente anche che molte donne lavoratrici durante la II guerra mondiale avevano dovuto restituire il posto di lavoro agli uomini tornati dal fronte… La mistica della femminilità è stato secondo la saggista, un deliberato progetto di persuasione e condizionamento che ha portato milioni di americane a segregarsi nei suburbi residenziali. La Friedan individua i soggetti responsabili della diffusione della mistica della femminilità tra i direttori di giornali, gli educatori, gli psicanalisti, i sociologi funzionalisti. Nella maggior parte delle redazioni di rotocalchi e riviste femminili le decisioni sulla linea editoriale da prendere era presa da direttori e redattori MASCHI, che avevano infarcito le riviste di argomenti futili, escludendo deliberatamente notizie riguardanti il mondo, la politica, la società, in sintesi tutto ciò che oltrepassasse le quattro mura domestiche o il limitato perimetro di un suburbio residenziale americano.



Le aziende secondo i consulenti americani, avrebbero dovuto fare qualcosa per soddisfare quella crescente esigenza delle donne americane “colte” (avevano studiato tutte al College) di elaborare un’attività creativa nello svolgimento dei lavori della “massaia moderna”. 

E soprattutto, come indurle, ad esempio, a spendere i soldi per la miscela X che rendeva divertente fare le torte?

Dicendo che potevano utilizzare la loro energia nelle cose che veramente contavano…

Con la miscela X in casa, sarete una donna diversa… una donna più felice”… avrebbe dovuto far intendere la pubblicità…

Ma andava anche manipolato il latente senso di colpa di non fare una torta dalla A alla Zeta…. il fatto che queste donne non si sacrificavano abbastanza…. Perché, la nuova casalinga non era come la donna di una volta che si dedicava completamente alla famiglia.

Oggi la nuova massaia si considerava uguale all’uomo, aveva il diritto di voto e aveva studiato, ma si sentiva pigra, negligente, perseguitata dai sensi di colpa perché non aveva abbastanza lavoro da fare, ma non poteva andare a lavorare perché DOVEVA curare la casa e la famiglia… e il senso d’insoddisfazione cresceva… e cresceva…

La pubblicità DOVEVA manipolare la sua esigenza di provare un sentimento di creatività fino a farle comprare certi prodotti.

 Dopo un’iniziale resistenza la nuova casalinga aveva accettato il caffè istantaneo, i cibi surgelati, i cibi pronti, e così via… come aspetti normali della sua routine.

Ma aveva bisogno di una giustificazione… e la poteva trovare nel pensiero che usando i cibi surgelati si rendeva libera di svolgere gli altri importanti compiti della madre e della moglie moderna… come andare agli incontri con i docenti dei figli o iscriversi ad associazioni caritatevoli, o andare a cantare nel coro in chiesa… ma il senso d’insoddisfazione continuava a crescere…

I consulenti scrissero anche: ”La creatività è la risposta dialettica della donna moderna al problema del mutamento del suo posto nella casa… Ciò in sostanza significa che anche se la casalinga compra cibi in scatola, ad esempio, e quindi risparmia tempo e fatica, non li deve adoperare così come li trova. Essa ha un gran bisogno di trasformare il contenuto della scatola e quindi di PROVARE la sua partecipazione personale e di PROVARE la sua preoccupazione di dare soddisfazione alla famiglia.

La creatività doveva servire anche a dare uno sfogo all’immaginazione più libera e alla  maggiore iniziativa della donna moderna.

Le permetteva così di impiegare a casa tutte le facoltà che avrebbe potuto esibire in una carriera esterna…. L’unica difficoltà, avvertivano inoltre le relazioni dei consulenti, era che ESSA CERCAVA DI ADOPERARE LA PROPRIA MENTE E I PROPRI GIUDIZI…  ESSA STAVA SVILUPPANDO DEI CRITERI DI GIUDIZIO AUTONOMI…” come si legge nel  saggio del 1963 di Betty Friedan  a proposito di questo argomento.

Questo testo influenzò così profondamente il femminismo internazionale degli anni successivi che gettò le basi per la nascita del femminismo di seconda ondata del 1968.

Descrizione: Macintosh HD:Users:paolanucciarelli:Desktop:il 68:Schermata 2018-04-27 alle 15.05.45.pngNel 1968 le donne americane inscenarono la “sepoltura della femminilità tradizionale” con una fiaccolata al cimitero di Arlington, incoronarono Miss America una pecora, gettarono reggiseni, busti e ciglia finte nella “pattumiera della libertà” e due anni dopo, le donne francesi depositarono ai piedi dell’Arc de Trionphe, una corona di fiori in onore della “moglie ignota del milite ignoto” accompagnata da un’altra corona dove c’era scritto “metà degli uomini sono donne”….

A fine anni sessanta erano cambiati i gusti, aumentato il desiderio di libertà e lo spirito di protesta nei giovani, nelle donne, nello spettacolo e nell’arte... Andy Warhol ecc...



Il cibo fece la sua parte. Si poteva mangiare di tutto, anche piatti esotici, sia a casa perché nei supermercati si potevano trovare tutti gli ingredienti, che al ristorante.

L’eccesso di offerta di cibo, la ricchezza e la varietà delle ricette, i piatti ricchi di burro, margarina, panna, gelatina, maionese… condusse a un certo punto a un altro tipo di offerta: quella delle diete e la nascita di un  movimento culinario emerso in Francia e che fu definito nel 1972 dai critici gastronomici Henri Gault e Christian Millot “NOUVELLE COUSINE”… ma allora le donne che avevano abbracciato la lotta femminista avevano altro da fare che stare ai fornelli con la ricercatezza che tale cucina richiedeva…



Letture liberamente tratte da

- Un’emancipazione sotto tutela. Educazione e lavoro delle donne nel XX secolo di Rose-Marie Lagrave; La costituzione del soggetto femminile: il femminismo negli anni 60/70 di Yasmine Ergas / Storia Delle Donne – Il Novecento di G. Duby e Michelle Perrot

- Donne e cucina nell’Italia del boom economico di Luisella Ceretta

- La mistica della femminilità di Betty Friedan

 
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