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3 Generations - Una famiglia quasi perfetta

a cura di Alessandra Merola

Titolo originale : About Ray

Data uscita: 24 novembre 2016

Genere : Commedia, Drammatico

Anno: 2015

Regia: Gaby Dellal

Attori: Elle Fanning,

Naomi Watts, Susan Sarandon

Paese : USA

Durata : 87 min.

Distribuzione : Videa

 



3 Generations è un film drammatico del 2015, diretto da Gaby Dellal con la giovanissima Elle Fanning, Naomi Watts e Susan Sarandon.

Trama

 Ramona, una ragazza sedicenne che vive a N.Y. insieme alla madre, all’ultimo piano della bella casa della nonna, in un quartiere borghese  della città, è cresciuta senza il padre, che dopo la separazione non ha più avuto rapporti con la figlia. La giovanissima protagonista sin dalla più tenera età si sente un maschio intrappolato in un corpo di femmina e ora ha deciso di cambiare sesso , nel corso di un’adolescenza travagliata, ma confortata dall’affetto materno e sostenuta dalle certezze materiali e psicologiche che le derivano dalla nonna Dolly, una femminista dalla forte personalità, che convive da molti anni con la sua compagna. Per poter intraprendere la trasformazione fisica Ramona, che ormai si fa chiamare Ray, deve assumere ormoni maschili in una quantità tale da rendere la sua scelta irreversibile: deve quindi , dato che è minorenne , ottenere il consenso non solo della madre, ma anche del padre. Rintracciarlo non è difficile. Invece affrontarlo e convincerlo non sarà semplice, anche perché verrà a galla una verità inaspettata …

Recensione

Il film affronta un tema attuale, quello delle persone transgender, per le quali il sesso attribuito alla nascita, cioè il sesso biologico,  non coincide con quello effettivo, cioè l’identità percepita. Ma , più in generale, tocca temi legati all’evoluzione della famiglia contemporanea: la vita in contesti fortemente urbanizzati, le frequenti e spesso drammatiche separazioni dei genitori, le donne che crescono i figli da sole, il rapporto problematico tra diverse generazioni.

La storia, raccontata con intelligenza e finezza dalla regista  britannica Gaby Dellal, ha momenti di tensione, che però vengono stemperati dalla ricerca di effetti comici.

E’ la stessa cineasta che giustifica l’uso dell’umorismo, anche se questo le è stato rimproverato da alcuni critici : “La comicità deriva soprattutto dalle reazioni della madre e della nonna, e mi sembrava naturale raccontare la storia in questo modo perché per quanto la vita possa essere triste c'è sempre posto per la risata.". Nel film c’è quindi l’intento evidente di alleggerire il dramma e di presentare la vicenda umana, psicologica, e sociale di Ramona/Ray, come qualcosa che va accettato, perché non si può scegliere di essere quello che non si è. Il racconto è condotto in modo forse un po’ didascalico e mostra i passi necessari alla transizione della ragazza al genere maschile; l’ignaro spettatore partecipa, orientandosi sempre meglio man mano che la trama si dipana, ma c’è la sensazione che vengano risparmiati gli aspetti più crudeli e più inquietanti della situazione. Vengono considerati i problemi familiari anche a prescindere da quello più eclatante dell’identità di genere: Maggie, dopo la separazione dal padre di Ray, non ha più stretto legami duraturi, non ha fiducia negli uomini e appare una donna fragile e ansiosa, che vive ancora con la madre Dolly; ha cresciuto la figlia senza il padre, in una famiglia allargata, tutta femminile, probabilmente trovando riparo sotto il tetto di sua madre; la matriarca Dolly, a sua volta,  lesbica e protagonista di battaglie femministe, rimprovera alla figlia la mancanza di uno stabile legame affettivo e non capisce la nipote, la scelta di R. è per lei “una mutilazione”: “Ho lottato tutta la vita perché le donne imparassero a gestire il proprio corpo e ora devo chiamare mia nipote “mio nipote” ”. Non sarebbe più semplice essere lesbica? Ma, come sostiene Maggie,  Ray vuole essere autentico, si sente uomo e vuole diventarlo anche fisicamente: vuole vivere nella verità, non nella menzogna.

Dopo aver riflettuto Dolly intuisce che la figlia col nipote devono uscire dalla casa che li ha sino a quel momento ospitati e protetti, per realizzare un nucleo familiare autonomo e definire meglio le rispettive condizioni.

Quando il padre Craig viene rintracciato, nutre anche lui dubbi e si interroga sulla scelta della ragazza: sarà quella giusta? Ma Maggie, nel confronto con l’uomo, ritrova determinazione e coraggio e  risponde categorica, riferendosi alla condizione della figlia: “ La sua vagina non fa più parte del suo corpo”. Ed esprime il suo timore più grande, che Ramona possa arrivare ad uccidersi, lacerata dalle contraddizioni dolorose della propria condizione. Solo dopo che emerge una inaspettata verità, nel corso di un drammatico incontro a tre tra il presunto padre, la madre e Ray, i nodi saranno sciolti. E forse un po’ troppo felicemente.

Le attrici con le loro eccellenti interpretazioni rendono credibile una trama che ha qualche punto debole. Si sorride spesso, segno che l’intento di rendere piacevole un tema difficile, sollecitando comunque la riflessione, è riuscito. Il coinvolgimento emotivo rischia però di rimanere un po’ superficiale, il registro cercato è quello della commedia. Nell’insieme il film è frizzante, piacevole, ben calibrato. Emerge un quadro convincente, anche se non molto comune, di  tre generazioni di donne, ben caratterizzate, che riescono non senza difficoltà a dialogare, a comprendersi e infine ad accettarsi. L’aspetto preponderante della storia è proprio in questa complessa e bellissima relazione tra donne con vissuti differenti, con età diverse. Lo spaccato di vita quotidiana, efficace, presenta situazioni che potrebbero  riferirsi in modo verosimile a tante altre figure femminili della classe media nella moderna società occidentale e sembra suggerire  che non sempre è sufficiente il cuore per capirsi, come banalmente tante commedie del genere propongono:  serve anche la testa, cioè la capacità di mettersi in discussione, di riflettere al di là di stereotipi e pregiudizi, di mantenere il giusto distacco per affrontare le difficoltà.   Lo sguardo acuto della regista, che evidentemente attinge all’esperienza personale di madre separata e di artista consapevole, vuole chiaramente dare valore alla relazione tra donne, in questo caso componenti di una famiglia un po’ scombinata, ma rappresentativa dell’oggi.

 
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