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CENERENTOLA
Titolo
originale: Cinderella
Anno:
1950
Durata
74 min
Regia:
Wilfred Jackson, Hamilton Luske, Clyde Geronimi
Soggetto:
Charles Perrault
Sceneggiatura:
Bill Peet, Ted Sears, Homer Brightman, Ken Anderson,
Erdman
Penner, Winston Hibler, Harry Reeves, Joe Rinaldi
Montaggio:
Donald Halliday
Effetti
speciali: Georde
Rowley, Joshua Meador, Jack boyd, Ub Iwerks
Musiche:
Paul J. Smith, Oliver Wallace
Scenografia:
Mclaren Stewart, Tom Codrick, Lance Nolley, Don Griffith,
Kendall
O’Connor, Hugh Hennesy, Charles Phillipi, Thor Putnam
Produttore:
Walt Disney
Distribuzione:
RKO Radio Pictures
Le
Fiabe
simboli
che rivelano l’essenza dell’anima. Attraverso le figure dell’eroe
e dell’eroina e le prove che devono superare di volta in volta,
esse rappresentano il processo di trasformazione e di crescita
individuale per il conseguimento di quell’armonia psichica che
ognuno di noi vuole raggiungere.
L’evoluzione
tecnologica e la corsa al progresso hanno creato nuovi bisogni:
essere attraverso l’avere, snaturando valori esistenziali e
sostituendoli con simboli contraffatti e miraggi effimeri.
Il
moto sotterraneo che ha accompagnato lo sviluppo della società ha
creato la necessità del consumo a tutti i costi e ha portato
all’idolatria del “Dio Denaro”.
Non
voglio muovere un’accusa alla tecnologia e alla società, ma forse
è opportuno prendere coscienza di questo dato e, attraverso le
fiabe, cercare di trasmettere un messaggio di rilettura della realtà
e rivalutare l’umanità che c’è in ciascuno di noi: essere per
se stessi.
La
fiaba è anche uno strumento universale che rispecchia ogni cultura e
dà ai giovanissimi la possibilità di conoscere il mondo e i valori
della cultura di un popolo, utilizzando la propria cultura da
confrontare con le altre.
L’utilizzo
di fiabe di popolazioni e culture lontane, molto diverse tra loro è
anche un terreno di incontro fertile, che ci abitua ad agire come
cittadini di una società globale, aprendo finestre su mondi diversi
e sviluppando approcci culturali sia sul piano cognitivo che
affettivo.
La
fiaba ha ancora la capacità di trasmettere, con una forte carica
simbolica, sullo schermo della mente le immagini dei personaggi nel
loro evolversi: dietro i significati superficiali della fiaba se ne
celano altri più profondi, che ci fanno comprendere come si
trasforma soprattutto l’anima dei giovani.
“Ogni
trasformazione dello spirito dipende dal cuore - dice Ochwia Biano,
capa degli indiani Pueblos– ma è diventato sordo il cuore di chi
ha perduto le proprie origini e per questo tutti i valori vacillano”.
Disney
nel corso degli anni, circa 80, ci ha fornito numerosi esempi di
figure femminili: le sue eroine hanno sempre rispecchiato la
condizione delle donne e, di pari passo con l’evoluzione del
femminismo, sono diventate sempre più autonome, determinate e capaci
di fare delle scelte consapevoli.
Le
eroine dei cartoni animati sono ormai cambiate e costituiscono un
esempio più realistico per le bambine.
Trama
Come
numerose fiabe classiche, anche Cenerentola è orfana di madre. Il
padre si risposa con una donna che ha due figlie coetanee di
Cenerentola, descritte come dispettose e cattive. La fanciulla
nella sua casa non vive giorni felici, al contrario subisce tante
umiliazioni da parte della matrigna e delle sorellastre senza avere
la protezione paterna. Con la morte del padre poi viene confinata in
soffitta e attende alle faccende domestiche. Un giorno però il Re
organizza un ballo perché suo figlio, il principe, possa scegliere
la sposa e, anche se la matrigna non le consente di partecipare,
Cenerentola giunge ugualmente a palazzo aiutata dalla Fata Smemorina
che le dona un abito elegantissimo e delle trasparenti scarpine di
cristallo. A guidare la carrozza provvederanno i suoi amici
animaletti trasformati in cocchieri per l’occasione. La ragazza è
unica e bellissima tra tante ma deve rientrare a mezzanotte perché
in quel momento l’incantesimo della fata cesserà. Dopo quell’ora
infatti si ritrova vestita nuovamente di stracci, ma nella fuga ha
perso una scarpetta, che il Principe, innamoratosi di lei, raccoglie
per ritrovare quel piedino che la calzava perfettamente.
La
scarpina è proprio di Cenerentola e il Principe la farà sua sposa .
Recensione
Quella
che conosciamo come la fiaba di Cenerentola, di cui parliamo oggi, è
una fiaba antichissima e se ne conoscono circa 345 varianti in tutto
il mondo, ma se consideriamo anche le opere teatrali e musicali si
arriva a 700.
Pare
sia nata in Russia col nome di Vassilissa la bella; dalla variante
cinese del IX secolo deriva il particolare del piede piccolo - Loto
d’oro- della protagonista, che in Oriente viene considerato segno
di grazia squisita e di nobiltà. Era usanza che Il giorno del
matrimonio il padre della sposa consegnasse allo sposo una scarpa
della fanciulla per indicare il passaggio di proprietà e lo sposo
battendo leggermente la scarpa sul capo della moglie sanciva la sua
autorità.
In
Occidente la sua prima forma scritta risale al 1634 ad opera di
Giovanni Battista Basile, napoletano, che nella sua opera
“Pentamerone” - 50 fiabe in 50 giorni e ispirata al
Decamerone di Boccaccio - incluse la storia della “Gatta
Cenerentola”. In questa storia Cenerentola - Zezolla - non è
vittima ma è una giovane scaltra e intraprendente, che, istigata
dalla balia, uccide la matrigna, facendole cadere sulla nuca il
coperchio di una cassa e favorendo in seguito il matrimonio del padre
proprio con la sua adorata balia.
Nel
cartone animato Disney la figura di Cenerentola si ispira alla fiaba
di Perrault e a quella dei fratelli Grimm.
Dalla
fiaba di Perrault sono stati eliminati tutti i particolari cruenti e
nel finale si ricompone un mondo idilliaco nel quale Cenerentola
appare come una fanciulla passiva e acquiescente salvata
dall’intervento di figure benefiche. Il film è tratto da questa
versione in cui la femminilità coinciderebbe con l’accettazione
del destino e l’elevazione verso il matrimonio.
Con
l’arrivo della matrigna e delle sorellastre la vita di Cenerentola
cambia radicalmente e neppure il padre interviene per evitarle
l’esilio presso il focolare e soprattutto non interviene nella
metodica espoliazione della sua identità, rappresentata attraverso
la metafora della sostituzione dei suoi abiti con una grigia e rozza
palandrana, che la sottrae a se stessa e alla sua vita precedente.
E’
vero, vivere in mezzo alla cenere è un’espressione che denota una
condizione di inferiorità, inadeguatezza e sottomissione, ma questo,
se andiamo indietro nel tempo, ha anche un significato molto
importante perché anticamente occuparsi del focolare era una
posizione di prestigio e le ceneri venivano usate per
purificarsi. Anche oggi l’unzione del mercoledì delle Ceneri è un
simbolo penitenziale e di purificazione.
La
bambina Cenerentola soffre e piange, ma non si ribella, attraversa
passivamente questa fase della vita. L’unico desiderio che sembra
emergere è quello di onorare la memoria della madre per ritrovare,
almeno nel ricordo, una presenza benefica e protettiva, una tutela di
fronte all’annullamento della propria identità e alla
cancellazione apparente del proprio passato e del proprio futuro.
Indicativa la gioiosa canzone in cui si rifugia e ripetutamente dice
che i sogni son desideri e che daranno la felicità. Il bisogno di
ancorarsi a una certezza affettiva e di radicarsi dentro una
relazione significativa è ben rappresentata dal ramo di nocciolo
piantato sulla tomba della madre. La bambina ha chiesto in dono il
rametto al padre e lo interra nel luogo in cui giace la madre a
simboleggiare un bisogno profondo di ricostruire i legami familiari
perduti, che avrebbero potuto consentirle di crescere amata e
tutelata da due figure genitoriali adeguate.
La
fiaba racconta come il ramo, crescendo, con gli anni, sia divenuto
una bella pianta, e questo lascia intendere come sia trascorsa
l’infanzia di Cenerentola tra lacrime, canti e preghiere.
Cenerentola
non domanda riscatto a nessuno, i suoi desideri vengono soddisfatti
da un uccellino bianco che le dona tutto ciò che ella chiede. Questo
particolare sembra alludere a due aspetti:
·
Il legame profondo tra lei e la madre.
L’uccellino sembra incarnare la fantasia della madre dell’infanzia
che soddisfa ogni bisogno, colma ogni vuoto e rappresenta la
soluzione a ogni problema.
·
Il tipo di doni che l’uccellino offre
alla fanciulla. Il fatto che Cenerentola sia sempre
vestita di stracci lascia intendere che le sue richieste non siano
abiti lussuosi, gioielli e oggetti preziosi, ma evidenzia che le sue
forze interiori siano rimaste intatte. La bambina non domanda alla
madre di diventare donna, di consegnarle un’identità femminile per
la quale non si sente ancora pronta.
Negli
anni dell’infanzia non sembra accadere nulla, ma poi all’improvviso
tutto cambia: la bimba mite, passiva, acquiescente scompare per
lasciare il posto all’adolescente che chiede per sé, rivendica il
diritto di crescere. Vuole andare alla festa che il re ha organizzato
perché suo figlio possa scegliere la sposa. Il tempo delle lacrime
passive è finito, Cenerentola è consapevole di sé e comincia a
scegliere in prima persona, a chiedere insistentemente alla matrigna
che le venga riconosciuto il diritto di recarsi al ballo, il che
implica la messa in gioco della sua capacità di seduzione. La
matrigna, in questa fase, rivela la sua incapacità di comprendere il
processo di crescita di Cenerentola. Nonostante gli impedimenti, la
protagonista riesce sempre a cavarsela grazie agli aiuti degli
uccellini e degli altri animaletti amici, che da una parte richiamano
la figura della madre buona e dall’altra sembrano alludere a un
gruppo di coetanei salvifici che, anch’essi, nella crescita possono
essere una risorsa.
Cenerentola
torna sì a fare riferimento alla figura materna buona dell’infanzia,
ma in maniera più volitiva, quando esprime a voce alta, grida la
propria richiesta che l’uccello si preoccupa di soddisfare
immediatamente.
La
fanciulla vuole essere abbigliata e ingioiellata per presentarsi a
corte e incontrare il principe.
Sulla
tomba della madre Cenerentola invoca la ratifica della propria
femminilità e la possibilità del debutto sociale.
Nell’ultimo
film Disney del 2015 Cenerentola entra nel mondo non più come
principessa, ma come regina.
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Gennaio 2018
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