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Biblioteca
delle Donne 2018
Il
maschile e il femminile nelle fiabe
C’era
una volta…e ora?
Da circa 25
anni la BDS si occupa di far vivere nel mondo che
apparterrebbe a tutti gli esseri umani, donne comprese, il cosidetto
“il secondo sesso” di Simone de Beauvoir.
A volte
sembra che il nostro Paese sia un’isola felice rispetto ad altre
nazioni dove alle donne è vietato studiare, guidare, o vestirsi come
vogliono, ma anche in Italia la libertà per le donne è solo
apparenza, perché appena accendiamo la tv, si sente parlare di una
nuova vittima di femminicidio, una ogni 2 giorni e mezzo.
Dalle
violenze domestiche allo stalking, dallo stupro all'insulto verbale,
la vita femminile è costellata di violazioni della propria sfera
intima e personale. Tali oltraggi rappresentano il tentativo di
cancellare l'identità, di minare profondamente l’indipendenza e la
libertà di scelta delle donne e
il
tragico estremo di tutto questo è rappresentato proprio dal
femminicidio.
Il
femminicidio, parola che esiste nella lingua italiana solo dal 2001,
rappresenta insieme a tutte le altre profanazioni contro il nostro
genere, un problema che richiede una risposta non solo giudiziaria,
ma culturale ed educativa fra cui il superamento degli
stereotipi di genere.
Partiamo dalla
definizione di genere:
il termine si riferisce ad aspetti propriamente culturali, che
riguardano la classificazione sociale nelle tipologie del maschile e
del femminile. La studiosa Vivien Burr definisce così tale concetto:
il genere è il significato sociale
assunto dalle differenze sessuali. Il termine designa la
costellazione di caratteristiche e di comportamenti che finiscono per
essere rispettivamente associati ai maschi e alle femmine e per ciò
da loro attesi all'interno di una particolare società.
Il termine
stereotipo si attribuisce invece a qualsiasi opinione
rigidamente precostituita e generalizzata, cioè non acquisita sulla
base di un’esperienza diretta e che prescinde dalla valutazione dei
singoli casi, su persone e gruppi sociali.
L’utilizzo
degli stereotipi di genere porta a una percezione rigida e
distorta della realtà che si basa su quello che viene interpretato
per maschile e femminile e sui comportamenti attesi dalle
donne e dagli uomini.
Siamo convinte
che gli stereotipi di genere definiscano “pericolosamente”
la mascolinità e la femminilità sulla base delle caratteristiche e
delle qualità socialmente e culturalmente attribuite agli uomini e
alle donne.
Le principali
organizzazioni di socializzazione primaria come la famiglia di
appartenenza e la scuola, non si sottraggono dalla trasmissione di
modelli stereotipati legati al genere, e le fiabe sono state per
molto tempo un mezzo fondamentale di trasmissione culturale degli
stereotipi, poiché hanno contribuito a confermare, tramandare e
riprodurre modelli sociali tradizionali e forti differenziazioni di
genere in virtù del sesso biologico, definendo ruoli, comportamenti
e reazioni socialmente attese e accettate, come se esistessero dei
tratti “naturali” connessi alla biologia.
La Walt
Disney/Pixar in un arco temporale di circa 80 anni, ci ha mostrato
l’evoluzione delle eroine dei suoi film di animazione attraverso la
trasposizione cinematografica di molte fiabe, da Biancaneve a
Oceania, dove le principesse sono diventate sempre più coraggiose e
indipendenti e non cercano più il principe azzurro.
A Milano nel
2017 presso il Museo del fumetto è stata allestita una mostra tal
titolo “Sogno e avventura” - 80 anni di animazione Disney in cui
attraverso 12 eroine si può leggere l’evoluzione del costume e
dell’ immaginario collettivo, poiché nel corso dei decenni le
figure di eroine risultano sempre più libere e attive.
La BDS ha
sempre operato affinché tali cliché fossero superati cercando di
inserirsi nelle pieghe di stereotipi culturali vecchi di millenni
attraverso conferenze, seminari, presentazione critica di libri e
film.
Noi donne
della BDS, siamo già al terzo anno del progetto “Il maschile e il
femminile nelle fiabe. C’era una volta… e ora?” attuato con gli
allievi e le allieve della scuola media di Soverato e possiamo
affermare con soddisfazione: Noi l’avevamo già detto.
Dal momento
che, repetita iuvant, anche quest’anno ripercorreremo i temi
fondamentali per il genere femminile quali patriarcato, femminismo,
autodeterminazione intesa come riconoscimento della capacità di
scelta autonoma ed indipendente dell’individuo, il partire da sé,
le relazioni, la genealogia femminile, il pensiero della differenza…
attraverso la visione e decodificazione critica di tre
pellicole Disney: Cenerentola, La Principessa e il
Ranocchio e Oceania.
La Cenerentola
del 1950 appare molto bella, molto dolce, molto buona e passiva
in maniera esagerata: non agisce contro la matrigna e le sorellastre
e non si ribella mai. E’ inoltre una perfetta casalinga e dimostra
un senso materno innato. Tutte caratteristiche che le donne da marito
dovevano avere secondo una mentalità patriarcale. La sua esistenza
ruota intorno alle faccende domestiche e al canto, che ha una forte
connotazione liberatoria insieme al sogno ad occhi aperti, ma non ha
la forza, né la capacità di lottare per il proprio “lieto fine”,
ma deve attendere l’arrivo del “principe azzurro”,
rappresentato sempre come un uomo forte, coraggioso e valoroso,
capace di salvarla dalla sua sfortunata condizione.
Nel 2009
esce La
Principessa e il Ranocchio,
in cui la nostra eroina è una ragazza afroamericana,
protagonista del proprio destino. Qui Disney ha scardinato alcuni
stereotipi e propone un modello di donna nuovo, Tiana, orfana di un
padre che adorava, è una ragazza libera, lavoratrice, consapevole di
se stessa e capace di realizzare i propri sogni. Si
può finalmente affermare analizzando questa pellicola che il tanto
denigrato movimento femminista ha inciso molto nella società
affinché le donne non si sentissero sole di fronte ai sensi di colpa
e all’angoscia dell’abbandonare modelli sicuri.
Oceania
è del 2017, la sua
protagonista, Vaiana non ha né matrigne, né cattivi da combattere,
ma dopo aver superato l’ordine paterno combatterà per trovare se
stessa con l’aiuto spirituale della nonna Tala. La
Disney schiera Vaiana dopo Rapunzel, Merida, Elsa e Anna, spostando
ancora più avanti la frontiera del femminile. Non c'è più una
principessa da sistemare e nemmeno una storia d'amore da sviluppare,
per cui la narrazione evolve cambiando l'interazione dell'eroina con
suoi interlocutori. Misto fra fragilità e potenza, Vaiana è
comunque autosufficiente e fa avanzare il racconto da sola,
veleggiando oltre il reef della sua isola: confine simbolico da
superare per costruire la propria identità e ricostruire quella del
suo popolo e salvare l’ecosistema.
Possiamo
dunque affermare da diversi anni la Disney si schiera dalla parte
delle donne, in cui vede un vero e proprio potenziale. Speriamo che
questa ideologia duri e prosperi nei cuori e nelle menti dei giovani
e delle giovani affinché possano avere un futuro sereno insieme
senza prevaricazioni e sofferenze.
Noi intanto
continueremo a dire la nostra, a parlare. Lo splendore di avere un
linguaggio diceva Luisa Muraro… la lingua non è mai neutra e
parlare per noi significa avviare la trasformazione del
rapporto uomini donne, non o non solo nell’ambito dell’intimità,
ma nella vita pubblica, in tutti quei luoghi dove troppo spesso
ancora gli uomini prevaricano.
Le donne hanno
cominciato a parlare anche sugli abusi che hanno subito.
Siamo
all’interno di un cambiamento così vasto e incalzante che si può
parlare di rivoluzione culturale.
“Le donne
sono le maggiori protagoniste di questo cambiamento. Si tratta di
esserci. Ciascuna come donna consapevole della propria presenza nel
mondo.” Come ha scritto Vita Cosentino il 7 dicembre 2017 su
www.libreriadelledonne.it
Paola
Nucciarelli
Soverato, 22 gennaio 2018
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