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Becoming
Jane – Il ritratto di una donna contro
A
cura di Paola Nucciarelli
TITOLO
ORIGINALE: Becoming Jane
LINGUA
ORIGINALE: Inglese
PAESE
DI PRODUZIONE: Gran Bretagna - USA
GENERE:
Biografico
REGIA:
Julian Jarrold
SOGGETTO:
Jane Austen
SCENEGGIATURA:
Kevin Hood, Sahah Williams
SCENOGRAFIA:
Eve Stewart
FOTOGRAFIA:
Eigil Bryld
COSTUMI:
Eimer Ni, Mhaoldomhnaigh
MONTAGGIO:
Emma E.Hickox
INTERPRETI:
Anne Hathaway, James McAvoy, Julie Walters, Maggie Smith, James
Cromwell
MUSICHE:
Adrian Johnston
DISTRIBUZIONE:
Eagle Pictures
DURATA:
120 minuti
FORMATO:
colore
ANNO:
2007
TRAMA
Jane
Austen è una giovane donna in età da marito nell'Hampshire del
1795. Educata dal padre alla letteratura e alla musica, sogna un
matrimonio con sentimento. Di tutt'altro parere sembra essere sua
madre, ansiosa di accasarla con l'aristocratico e impacciato Sir
Wisley, nipote della facoltosa Lady Gresham. L'arrivo in campagna di
Tom Lefroy, irlandese sfacciato avviato dallo zio alla carriera
giuridica, sconvolgerà gli equilibri della piccola comunità rurale.
Invaghitosi, ricambiato, dell'orgogliosa Jane, Tom ispirerà col suo
amore il cuore e le pagine di Jane Austen.
REGISTA
Il primo
lungometraggio firmato da Julian Jarrold è stato Kinky
Boots - Decisamente diversi con Chiwetel
Ejiofor e
subito dopo ha diretto James
McAvoy e Anne
Hathaway in Becoming
Jane - Il ritratto di una donna contro. Dopo
aver portato sul grande schermo il romanzo di Evelyn
Waugh Ritorno
a Brideshead - Brideshead Revisited, è
tornato a dedicarsi al piccolo schermo firmando la serie Red
Riding: 1974 in
onda su Channel 4 con Andrew
Garfield Nel 2011 ha diretto Emily
Watson e Dominic
West nel
film in due episodi candidato ai premi BAFTA Appropriate
Adult e
nel 2012 ha firmato la regia del film per la televisione della
HBO The
Girl - La diva di Hitchcock con
Sienna Miller, che ha ricevuto il Golden Globe. Di recente ha
diretto Luke
Evans nel
film The
Great Train Robbery: A Robber's Tale,
scritto da Chris
Chibnall, e Sarah
Gadon in Una
notte con la regina.
RECENSIONE
Da
molti anni a questa parte è il momento di Jane Austen, anzi, sembra
che sia sempre il momento di Jane Austen! I suoi romanzi sono
saccheggiati da cinema e televisione. Si pensi al bellissimo film di
Ang Lee "Ragione e Sentimento" con Hugh Grant, Emma Thomson
e Kate Winslet, "Emma" con Guineth Paltrow, "Persuasione",
"Orgoglio e Pregiudizio" con Kira Knightley, senza contare
la versione televisiva con Colin Firth e quella bollywoodiana di
“Matrimoni e pregiudizi”, “Il club di Jane Austen”, “Alla
ricerca di Jane”, Jane Regret… e così via.
Prodotto
anche da AnWay (Anne Hathaway) è arrivata sugli schermi la sua
biografia tratta da un libro statunitense sulla sua vita nel 2007.
Bella
fotografia, bei costumi, un cast di eccezione. Ma non siamo qui per
parlare del film in senso tecnico. Questo film è una scusa per
entrare nel mondo di Jane Austen. Becoming Jane: come si
diventa Jane.
Di
Jane si sa molto attraverso le sue opere, ma molto poco della sua
vita privata, dal momento che la sorella Cassandra distrusse molta
della corrispondenza di Jane alla sua morte. Jane suonava molto bene,
leggeva tantissimo, conosceva bene il francese, non disegnava, ma era
un’appassionata di punto croce. E fra i suoi “passatempi”
preferiti, naturalmente, ce n’era uno che la rese famosa: la
scrittura.
Nacque
nel 1775 a Steventon in Inghilterra, in un periodo storico denso di
profondi cambiamenti politici e sociali, in cui la condizione della
donna borghese veniva definita come uno “status” di dipendenza
totale dall'uomo sotto la cui protezione la donna doveva vivere e
rappresentare la propria vita. In
una società del genere, il ruolo delle donne era quindi
esclusivamente definito in relazione agli uomini. Richard
Steele, saggista del
settecento, in linea con i principi culturali e sociali del tempo,
definiva la donna in questi termini:
"Una
donna è figlia, sorella, moglie e madre, una semplice appendice
della razza umana.“ La
donna quindi non era un soggetto autonomo, il padre e in seguito il
marito, erano responsabili legalmente per lei e a entrambi doveva
onore e obbedienza. Padre e marito facevano da filtro fra lei e la
realtà del mondo esterno. Il dovere di un padre era di
provvedere alla figlia fino al momento del matrimonio, quando sarebbe
stato poi il marito a controllare i suoi figli, la sua residenza e i
suo modo di vita. Ai livelli più alti della società le donne
diventavano signore della casa e dirigevano la servitù, ma era
comunque il marito che pagava le tasse e rappresentava la famiglia di
fronte alla comunità.
Secondo
la descrizione di William
Blackstone, giurista
e accademico britannico del periodo, la donna sposata era "a
legal nonentity",
una nullità legale. La perdita del marito in una società che la
definiva in base al suo rapporto con l'uomo, rappresentava per la
donna un evento dalle enormi conseguenze sociali, economiche e
psicologiche più che sentimentali. A differenza dei secoli
precedenti dove la moglie dell'artigiano o del commerciante,
partecipava in parte al lavoro e poteva, tenendo comunque conto delle
restrizioni che la legge imponeva, continuare indipendentemente
l'attività del marito, nel XVIII secolo, queste opportunità si
ridussero per le vedove, poiché il borghese, aspirando allo stato
gentilizio e volendo fare della moglie una gentildonna, la escludeva
del tutto dalla sua attività, ricorrendo in sua vece ad apprendisti
ed aiutanti maschi. Alla morte del marito, pertanto, la vedova non
era più nella condizione di badare al proprio sostentamento e nel
migliore dei casi avrebbe beneficiato di una rendita elargita dal
parente maschio che aveva ereditato i beni del marito. La
condizione della donna non sposata, la "spinster",
non era di certo migliore, poiché, al pari della vedova, non aveva
alcun potere economico. In epoca preindustriale, all'interno della
famiglia autosufficiente, c'era sempre stato bisogno del lavoro di
una donna non sposata. Ma durante il XVIII secolo, quando il
commercio si estese e la produzione dei beni di consumo si attestò
su livelli industriali, soppiantando le attività di tessitura,
cucitura, preparazione del pane, del sapone che nei periodi
precedenti venivano svolte in casa, l'utilità della zitella diminuì.
L'organizzazione capitalistica del lavoro durante la I rivoluzione
industriale ridusse infatti il potere economico delle donne. (
II rivoluzione industriale nel 1870 grazie all’utilizzo
dell’elettricità e del petrolio mentre la III rivoluzione
industriale è fatta risalire al 1970 con l’avvento
dell’informatica e delle telecomunicazioni)
Nel momento in cui il posto di lavoro venne separato dalla casa, gli
uomini, supportati da un sistema di apprendistato che escludeva le
donne, si appropriarono di molti lavori tradizionalmente svolti dalle
donne fra le mura domestiche. Cacciate da numerosi settori del
mercato del lavoro, molte donne vedevano quindi il matrimonio come
una delle poche opportunità rimaste di sostentamento.
In
una società dove la libertà femminile era limitata al punto che a
una donna non era consentito camminare da sola in città o scrivere
una lettera a un uomo che non fosse un parente o il fidanzato, il
matrimonio era l’unica via di fuga per una donna del ceto
medio-alto, la quale per decoro non poteva lavorare e
guadagnarsi da vivere da sola, solo raramente poteva possedere
proprietà, e aveva sempre bisogno della
protezione maschile. Si pensi che
Jane Austen non potette pubblicare i propri romanzi, ma ebbe bisogno
dell’aiuto del fratello.
Mary
Ann Radcliffe
famosa
per il saggio The
Female Advocate; or, An Attempt to Recover the Rights of Women from
Male Usurpation (1799).[2] dove
analizza quanti mestieri erano stati sottratti alle donne e che
alcune di queste si erano viste costrette alla prostituzione per
poter avere un reddito…,si
chiedeva: Che razza di Costituzione è quella che garantisce agli
uomini di vivere e alle donne malapena di sopravvivere?
Al
di fuori della famiglia e dei ruoli stabiliti, moglie e madre, le
donne trovarono notevoli ostacoli alla loro esistenza.
L’indipendenza, come sostenne poi Virginia Woolf, dipendeva dalla
rendita personale e dall’avere una “stanza tutta per sé”.
Può
apparire sorprendente, dunque, come una donna che ha vissuto una
breve esistenza nella campagna inglese 2 secoli e mezzo fa anni sia
diventata così popolare in un'epoca tanto diversa da quella che la
vide scrivere e muoversi, e altrettanto strana appare la sua fama
oggi fra persone così diverse culturalmente. Eppure una spiegazione
c'è: Attraverso la rivisitazione critica delle sue opere si può
affermare che Jane Austen sia stata un'antesignana del "women
lib", (liberazione
della donna).
J.A.
era una donna che sapeva scrivere con arguzia e onestà intellettuale
ed è stata capace con la sua penna di mettere in crisi quel mondo
patriarcale utilizzando anche l’ironia ed ha affidato alle sue
eroine il compito di decidere la propria vita all’insegna della
felicità, pur mantenendo il decoro e le buone maniere.
Jane
Austen ha precorso i tempi contribuendo a dare più spazio alle
donne del futuro.
Quest’anno
la Biblioteca delle Donne di Soverato celebra Jane Austen, “l’artista
più perfetta fra le donne” come la definì Virginia Woolf, e lo fa
attraverso molte delle sue opere.
Il
film di stasera, se pur edulcorato e romanzato ci induce a volerle
ancora più bene. Buona visione
Bibliografia:
Storia delle donne – Dal Rinascimento all’età moderna A cura di
N. Zemon Davis e Arlette Farge – DUBY e PERROT (Donne, Lavoro, e
Famiglia)
Noi Donne
2011
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