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Intervista a Jane Austen

A cura di Alessandra Merola

Interpreti:

Leila Farsakh     III C

Alessia Manno  III C

 

(Jane è immersa nella lettura. La ragazza la chiama per nome.)

Ragazza dei nostri giorni : Buongiorno, Jane. Sono una tua fervente ammiratrice. Posso rivolgerti qualche domanda?

Jane(sorridendo): Certo.

R.: Scrittrice di straordinario talento, hai pubblicato mentre eri ancora in vita i  romanzi Ragione e sentimento, Orgoglio e pregiudizio, Mansfield Park, Emma e sono stati pubblicati postumi  L’Abbazia di Northanger e Persuasione.

 Sei consapevole del grande successo  che hai avuto dopo la tua morte?

J. : Non lo avrei mai immaginato. Sperato, si.

R. Gli ultimi tuoi romanzi sono stati pubblicati a cura di uno dei tuoi fratelli.

J: : Si, ho avuto una famiglia meravigliosa.

R.: Tuo padre era un pastore anglicano e ha curato personalmente l’educazione dei figli, ma anche delle figlie.

J.: Otto in tutto, ma noi ragazze, io e Cassandra,eravamo particolarmente unite. Nostro padre ci ha fornito insegnamenti e ci ha messo a disposizione una vasta biblioteca . Non avremmo potuto avere di meglio, visto i tempi.

R.: A proposito, quando sei nata e dove?

J. : Sono nata nel 1775, a Steventon, una località dell’Inghilterra, nella regione dell’Hampshire. Ai miei tempi alle ragazze si insegnavano buone maniere e canto, il cucito e il ricamo, e poco più. Noi invece sotto la direzione di nostro padre abbiamo potuto leggere buoni libri e partecipare a vivaci e intelligenti discussioni.

R.: E’ nata da qui la tua vocazione letteraria?

 J.:  Come posso negarlo? In famiglia si respirava cultura… Da ragazzina mi divertivo  a scrivere brevi racconti, a rappresentare scenette, a dare vita a personaggi e situazioni buffe. Amici e parenti si divertivano un mondo a vedere ridicolizzate le non poche esagerazioni sentimentali  dei romanzi più in voga. Oppure a sentire la parodia delle situazioni assurde e incredibili dei cosiddetti romanzi gotici.

R. Allora fin da giovanissima sei stata un’anticonformista!

J. :  Mi è sempre piaciuto ridere. Ma non solo degli altri, anche di me. Di tutti noi.

Apprezzo il giudizio che di me ha dato  Virginia  Woolf, quando dice che ho scritto “ nella stessa condizione nella quale scriveva Shakespeare” ovvero “senza odio, senza amarezza, senza paura, senza protestare, senza fare prediche”

R.: In effetti   è sconcertante: una donna che agli inizi dell’Ottocento non si lamenta, non indulge in romanticherie, non protesta, non pretende di dare insegnamenti, ma scrive da una posizione di libertà…

Hai messo in discussione le convenzioni sociali, hai reso ridicoli agli occhi dei tuoi lettori i pregiudizi e la superficialità, hai - senza volere insegnare-  trasmesso il valore dello sguardo femminile sul mondo: altro che povera zitella vissuta in gran parte in case di campagna, intenta spesso a spolverare i mobili casalinghi  e ricamare, la cui  occupazione principale consiste nel prendersi amorevolmente cura dei nipoti..

R. : I tuoi lettori sono curiosi di sapere se la loro scrittrice preferita ha vissuto davvero quei meravigliosi sentimenti d’amore  tanto ben rappresentati nei tuoi romanzi: Orgoglio e pregiudizio , Ragione e sentimento,…

J.: Di me è stato detto tanto, anche troppo per i miei gusti.

Ho vissuto in un’epoca in cui le ragazze si sposavano presto. Anche io  a partire della primavera del 1790 ho iniziato la mia vita sociale. Ho frequentato amici e parenti, ho partecipato a viaggi e feste. Ho amato molto anche la danza…

FUORICAMPO (lettura del celebre giudizio  espresso sulla Austen da  Miss Mitford, persona che ha conosciuto la scrittrice da giovane): “La più graziosa, sciocca, affettata farfalla caccia-marito che mi ricordi…”

R.: ( dopo aver ascoltato con attenzione, si rivolge di nuovo a J.) :Giudizio poco lusinghiero…

J. (sorridendo): E anche molto avventato, se qualche anno dopo un’anonima amica di questa signora (la indica) afferma:

FUORICAMPO (SIGNORA ANONIMA): “Finché Orgoglio e pregiudizio (1813) non dimostrò la preziosa gemma che si nascondeva in quel rigido astuccio, il suo posto in società non era più notevole di quello di un attizzatoio o di un parafuoco…Ma ora la cosa è molto diversa, essa è sempre un attizzatoio, ma un attizzatoio di cui tutti hanno paura. Un bello spirito, un disegnatrice di caratteri, che però non parla, è veramente qualcosa che fa paura!”

J. (sorridendo): Disegnatrice di caratteri è una definizione che mi calza a pennello. Ma mi fa sorridere  la paura che avrei suscitato con i miei scritti ! ( Ride francamente)

Sono stata soprattutto un’osservatrice. Mi piace osservare e ascoltare. Indagare sulle modalità e la sostanza delle relazioni umane. Mi interessa anche e soprattutto analizzare come si affrontano e si pongono gli uomini e le donne. E particolarmente in quel periodo della vita, meraviglioso, in cui avvengono le scelte fondamentali: parlo della giovinezza, quando emerge per la prima volta  la personalità dell’adulto.

R.: Come nei romanzi di formazione?

J.: Si, ma a me non piacciono le trame con colpi di scena e avventure. Quelle lasciamole agli uomini. A me interessa rappresentare il ricco gioco delle relazioni e dei sentimenti che produce una trasformazione di sé  in relazione con l’altro e l’altra, e il motore di tutto questo è la conversazione, il dialogare,ora ciarliero, ora riflessivo, ora autentico ora menzognero…

R.: Il tutto condotto con uno stile impeccabile.

Torniamo alle vicende della tua vita

J.: Dopo il 1805 con la morte di mio padre, la mia vita è cambiata. Solo con l’aiuto dei miei fratelli è stato possibile a me, mia madre e mia sorella di condurre una vita appena dignitosa.

R. : E’ stato allora che ti sei occupata dei figli di tuo fratello Edward, hai lasciato Bath e ti sei trasferita al Chawton Cottage.

J.: Si, allora finalmente ho anche potuto ricomprare un pianoforte…  (Musica che si sente nel sottofondo) Meraviglioso passatempo, dopo aver di fatto rinunciato ad una vera vita sociale: purtroppo niente feste, né teatri, né occasioni di incontri, se non si aveva una carrozza.

R.: E’ stato quello il tuo periodo più creativo. Dopo la pubblicazione di Ragione e sentimento nel 1811, vengono scritti gli altri tre tuoi grandi romanzi: Mansfield Park, Emma e  Persuasione.

Lo scrittore scozzese Walter Scott recensisce in termini lusinghieri il romanzo Emma e il principe reggente ammira le tue opere   e ne conserva addirittura una copia nelle sue numerose residenze…

J.:  Lusingata. Purtroppo ho cominciato allora a stare male: soffrivo a causa di reumatismi e dolori alla schiena. Avevo un colorito a chiazze, qualche volta febbre alta.

Me ne sono andata tra le braccia della mia amata sorella Cassandra il 18 luglio 1917.

R.  I medici del tuo tempo non hanno saputo dare un nome alla tua malattia. A noi resta la consolazione di sapere che di lì a poco sarebbero stati pubblicati postumi L’Abbazia di Northanger e Persuasione.

Difficilmente però potremo perdonare tua sorella Cassandra per aver voluto bruciare tra le fiamme del camino biglietti, fogli e lettere che ti appartenevano e  che avrebbero potuto rivelarci aspetti nascosti e intimi della tua vita.

Ci sarebbe piaciuto tanto sciogliere in parte quella sorta di mistero, per cui – come scrive acutamente Italo Calvino a proposito dei classici- i tuoi libri non smettono mai di raccontarci una storia.

La  visita  di  Pemberley

( da Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen, cap. XLIII):

Conoscere la  casa  per  conoscere  l’uomo

A cura di Alessandra Merola

 Interpreti:

Esposito Giulia (V F)

Russo Sophia (IV F)

Griffo Mariapia (IV F)

Pasquino Francesco (IV F)

Gallelli Lorenzo (IV F)

Froio Maria Concetta (IV F)

Samà Bruno (V F)

Rudi Ludovica (VF)

Cimino Giuseppe (V F)

Farsakh Leila (III C)

 

Voce narrante: Elizabeth, accompagnata dagli zii Gardiner, entra  nella proprietà di Darcy, la mitica Pemberley, e noi seguiamo il suo inoltrarsi in quel luogo, mentre cammina per i sentieri, ammira il paesaggio, si sofferma sull’imponente  ed elegante edificio, e infine entra in quella che è la casa dell’uomo che ha appena incominciato a conoscere veramente, al di là dei pregiudizi che fino ad ora ne hanno alterato la giusta percezione:  Darcy.

Percorrere i sentieri ed i corridoi di Pemberley, per Lizzy equivale ad immergersi nella realtà di Darcy, esplorarla, elaborarne le suggestioni, acquisire una profonda e completa conoscenza di colui che ne è il proprietario.

 

(Elizabeth e gli zii Gardiner sono appena  scesi dalla carrozza, ai loro occhi stupiti si apre la vista della splendida dimora.)

Sig.ra Gardiner:  Che edificio grandioso e magnifico. E’ costruito interamente in pietra..

Elizabeth:  Il parco è immenso. Sullo sfondo si possono ammirare le colline rivestite di boschi.

Signor Gardiner:  E questo magnifico  corso d’acqua, che si allarga in un modo  così naturale? E’ sicuramente segno di buon gusto aver protetto la bellezza naturale di questo luogo senza ornamenti falsi e convenzionali, senza brutture di nessun tipo.

(Si voltano verso l’ingresso di casa Pemberley e aspettano l’arrivo della governante, la signora Reynolds, una donna anziana dall’aspetto rispettabile, ma anche gentile e alla buona).

(Dopo i saluti, la seguono all’interno della casa, nella sala da pranzo).

Sig.ra Gardiner: Che sala grande e che mobilio elegante! Tutto è ben proporzionato e curato

Eliz.: Voglio ammirare il panorama dalla finestra. E’ bellissimo:  da quassù si può vedere il fiume, gli alberi sparsi sulle rive e i terreni coltivati in modo così ordinato..

Sig. Gardiner:  Suvvia, seguiamo la signora Reynolds nelle stanze. 

( Si guarda intorno con attenzione)  Questi ambienti sono tutti spaziosi ed eleganti e i mobili sono davvero degni della ricchezza del proprietario, ma denotano anche educazione e cultura.

(La signora Reynolds mostra ai visitatori  delle miniature  sopra la mensola del camino che ritraggono anche il sig. Darcy).

Sig.ra Reynolds: Quello è il mio padrone ritratto circa otto anni fa

Sig.ra Gardiner: Ho sentito decantare tanto la bellezza del vostro padrone. Lizzy, tu che lo conosci puoi dirci  quanto sia somigliante?

Eliz.: ( arrossendo, con un po’ di titubanza) Si, è somigliante all’originale. Bellissimo.

Sig.ra Reynolds: Il signor Darcy, il mio padrone, non è solo bello. E’ anche buono: sin da ragazzo ha avuto un carattere dolce e il cuore più generoso di questo mondo. Senza contare che è il miglior proprietario terriero e il miglior padrone che sia mai vissuto

Sig.ra Gardiner: Siete fortunata ad avere un simile padrone.

(Giungono in un ampio corridoio  e vengono introdotti in un graziosissimo salotto, arredato con un gusto più alla moda con maggiore eleganza e leggerezza)

Sig.ra Reynolds: Questo ambiente è stato appena rinnovato per fare cosa gradita alla sorella del sig. Darcy, la signorina Darcy.

Sig.ra Gardiner: Che finezza! Che eleganza!

(Passano quindi alla galleria )

 Sig.ra Gardiner:  Quanti magnifici quadri! Alcuni sono davvero pregevoli

( I visitatori  guardano con interesse).

(Terminata la visita, si salutano.)

(Altri  visitatori sopraggiunti nel frattempo commentano)

Primo visitatore:  Oggi non si può davvero fare a meno di visitare le residenze più belle. Preferisco ammirare  giardini in fiore e opere d’arte , piuttosto che trascorrere il mio tempo nelle località termali.

Secondo visitatore: Anche perché ora, alla fine del Settecento, le strade sono migliori che in passato e ci sono comode locande  nelle quali trascorrere la notte e mangiare…

Sono tanti quelli che vogliono vedere le dimore principesche dei ricchi, non siamo solo noi.

Terzo visitatore : Qui il proprietario ha sicuramente voluto rendere la sua casa un luogo comodo e confortevole, come si usa fare al giorno d’oggi. Lo dimostra l’architettura degli ambienti, l’arredamento e il pregio degli oggetti: tutto all’insegna del buon gusto.

Primo visitatore:  Avete notato? Anche dal piano terreno si può godere della vista dei giardini, del parco e dei terreni in lontananza.

Secondo visitatore: I mobili poi sono di valore, ma eleganti e non pretenziosi.

Terzo  visitatore  : Vuoi dire che non sono troppo raffinati e decorati?

Secondo visitatore : Precisamente. Andiamo adesso ad ammirare la galleria. Chissà quanti oggetti raffinati e di pregio saranno esposti!

Terzo visitatore : Devo assolutamente visitare la biblioteca: tra volumi antichi e testi moderni so che è tra le maggiori d’Inghilterra. Il proprietario ha detto che è il risultato del lavoro e della ricerca di molte generazioni…

Primo visitatore:  Anche se riconosco l’importanza delle biblioteche  e ammiro chi legge, e sono tanti, io  mi diverto di più con i quadri e  le sculture: forme intriganti, colori e volumi…

(Dopo aver girovagato per la casa sotto l’occhio vigile della governante)

Primo visitatore (mentre stanno andando via):  Possiamo ben dire che conoscere la casa significa conoscere l’uomo.

Terzo visitatore : Sono d’accordo. La casa è veramente espressione dell’interiorità di chi la possiede.

CONCLUSIONE

Entra in scena  Jane Austen

In coro:  L’autrice! Jane! Jane Austen! Evviva Jane!

Jane:  Biblioteche, libri. Non possono mancare nelle case di ognuno di noi.

 Fatemi poi spezzare una lancia a favore del genere letterario a me più caro: il romanzo. Quanto è stato denigrato! Lo hanno definito  “effusione della fantasia”, “ evasione dalla realtà” e tanto altro, non di rado biasimandone i lettori, mostrando addirittura disprezzo.

Per me il romanzo è  ( e cito me stessa: leggo da Northanger Abbey)  “un’opera in cui si mostrano i più forti poteri dell’intelletto, in cui la più profonda conoscenza della natura umana, la più brillante espressione di spirito e di arguzia sono trasmesse al mondo nel linguaggio più ricercato”.

 

PERSUASIONE di Jane Austen

Scene dialogate

Sceneggiatura e rappresentazione  a cura dei ragazzi della Classe III C°:

 

Agostino Simone

Alfarano Marialuana

Battaglia Gabriele Vincenzo

Caristo Carmen

Chiefari Erika

Ciaccio Francesco

Codisposti Marialuisa

Farsakh Leila

Froio Stefano

Giannini Vincenza

Leuzzi Mariapia

Lucia Gabriella

Manno Alessia

Matacera Matteo Anton

Matozzo Pietro

Mazzà Melania

Mustaro Francesco

Naydenova Mihaela Nedkova

Peluso Alessio

Rudi Giulia

Sorbaro Lorena

Talotta Caterina

Testaì Salvatore Matteo

Valenti Arianna

 

Scene dialogate:

MARY L’IPOCONDRIACA

 

Voce narrante: Mary Elliot Musgrove,  secondogenita di Sir Walter Elliot,  è ipocondriaca ed egocentrica, sorella di Anne. Spesso sottovalutata e considerata un personaggio fastidioso, nonché una persona noiosa e frivola, tanto  da poterla tollerare a stento, sebbene non di rado sia l’attrice di scene esilaranti che fanno risaltare i suoi difetti.

 

[Anne giunge ad Uppercross Cottage, residenza di Mary e Charles Musgrove]

 

(In quel momento Mary è  sdraiata sul divano scolorito del salotto”)

M: “Eccoti finalmente! Cominciavo a pensare che non ti avrei più visto. Sto così male che faccio fatica a parlare. Non ho visto un essere vivente in tutto il giorno.”

A:” Mi dispiace trovarti indisposta”

M:” Non credo di essere mai stata così male in vita mia come questa mattina: non dovevo proprio essere lasciata sola…Pensa se fossi stata colta da una crisi orribile e improvvisa! Quell’egoista di Charles, mio marito,  è uscito a caccia malgrado gli avessi detto quanto stavo male e i vicini della casa  si sono solo fermati  a parlare dalla finestra senza degnarsi di smontare da cavallo. Probabilmente non aggradava alle mie cognate,  le signorine Musgrove…”

A. (si rivolge al pubblico ed esibisce una faccia eloquente):” Giovedì però mi hai mandato un ragguaglio così ottimista sul tuo conto!”

M:” Mi ero fatta coraggio, come sempre, ma stavo tutt’altro che bene anche allora e il mio malanno deve essersi aggravato nel raggiungere i nostri amici Pool ieri sera: mi ci hanno portato Mr. e Mrs. Musgrove e nella loro carrozza si stava strettissimi! Sono tutti e due così grossi e ingombranti e ho trascorso il viaggio strizzata tra Henrietta e Louise”

A:” Vedrai che presto ti sentirai meglio”

M:” Oh,  Anne, sto così male e non sei stata per niente carina a non venire  giovedì”

A. ( rivolgendosi al pubblico sottovoce): “Con un po’ di pazienza e perseveranza miste a una forzata allegria riuscirò a sanare una delle tante malattie inventate da Mary così che a cena avrà la forza di alzarsi dal sofà”.

 

[Il giorno seguente il bambino di Mary è vittima di un incidente e si fa male…Mary non vorrebbe rinunciare a un invito a pranzo a cui tiene molto.]

 

M: “Allora, io e te dobbiamo restare a sbrigarcela da sole, con questo povero bambino malato … lo sapevo che finiva così, la mia solita sfortuna! E che insensibile Charles, suo padre a scappare via così dal suo povero bambino! Eccolo lì, pronto ad andare a divertirsi e io, siccome sono la povera madre, non ho nemmeno il permesso di muovermi. Non ce la faccio proprio, hai visto come sono isterica?”

A:” Questo è solo l’effetto dell’agitazione, e penso che accudire i malati non sia proprio cosa da uomini”.

M:” Non credo di essere più utile di Charles al capezzale di un malato, perché non posso rimproverarlo o irritarlo.”

A: “Ma tu saresti tranquilla a passare tutta la sera lontana dal tuo bambino?”

M: “Se ci riesce suo padre, perché non dovrei riuscirci io? Penso proprio che Charles avrebbe dovuto dire a suo padre che andavamo tutti…”

A: (Anne a parte): “Ci vorrà poco a convincere Mary a lasciare il suo” povero bambino malato” alle mie cure, perché non è effettivamente in grado di badare a lui e contemporaneamente invidiare il marito che si diverte”.

 

Scene dialogate:

ANNE E CAPITANO HARVILLE

 

Voce narrante: Siamo a Bath, Anne Elliot e il Capitano Harville conversano davanti la finestra.

 Il Capitano Harville si rammarica del fatto che il cognato, il capitano Benwick,  si sia consolato presto dopo la morte prematura della fidanzata;  sua sorella  invece non avrebbe dimenticato facilmente il suo innamorato.

Anne: “Noi donne sicuramente non vi dimentichiamo tanto presto come fate voi. Noi viviamo in casa, tranquille,  e siamo in preda ai nostri sentimenti. Voi avete sempre una professione, uno scopo e le occupazioni continue indeboliscono le sensazioni. Nell’uguaglianza dei sentimenti, c’è pur sempre una diversità di genere.”

Cap. Harville: “Anne, come i nostri corpi sono più forti, così lo sono anche i nostri sentimenti.”

Anne: “I nostri sono più teneri. La vita dell’uomo è esposta a molti pericoli e difficoltà. Sarebbe davvero duro se i sentimenti verso una donna si aggiungessero a tutto questo.”

Cap. Harville: “ Tutte le storie raccontate nei libri sono contro di voi, non credo di aver mai aperto un libro che non avesse da dire sull’incostanza delle donne, sulla loro volubilità. Ma voi certo direte che sono tutte cose scritte da uomini.”

Anne: “ Forse sì. Gli uomini hanno tutti i vantaggi per raccontare la storia a modo loro. Hanno sempre avuto accesso all’istruzione  e tutto è stato rappresentato sempre a loro favore. Temo che ciò che raccontano  i  libri non dimostri nulla.”

Cap. Harville: “Ma allora come si può arrivare alla verità?”

Anne: “E' impossibile da stabilire. Quella degli uomini e delle donne è’ una diversità di opinioni che non ammette prove. Ognuno di noi comincia con un piccolo pregiudizio a favore del proprio sesso, e su questo pregiudizio costruisce tutte le circostanze a favore di esso.”

Cap. Harville: “Ah, se solo io potessi farvi  comprendere che cosa soffre un uomo quando dà un’ultima occhiata a sua moglie e ai suoi figli prima di partire per un lungo viaggio, come accade a noi uomini della Marina Inglese...”

Anne: “Dio mi perdoni se dovessi sottovalutare i fedeli sentimenti di qualsiasi mio fratello. Il solo privilegio che rivendico per il mio sesso (non è molto invidiabile, non dovete desiderarlo) è quello di amare più a lungo, anche quando l'esistenza o la speranza sono finite."

 

Scene dialogate

SIR WALTER


 Prima narratrice:  La trama vede al centro della storia Anne Elliott:  appena diciannovenne si è lasciata convincere dalla opposizione del padre, l’aristocratico Walter, superficiale e legato alle convenzioni sociali, ma  anche dalle parole persuasive di Lady Russel, una dama dell’alta società che fa le veci della madre morta, a  rompere il fidanzamento col giovane e spiantato ufficiale di marina Frederick Wentworth. L’amore per lui, benché sincero, è stato  messo da parte, ma Anne finisce per rimanere  sola ; rifiuta di prendere in considerazione altre vantaggiose proposte di matrimonio e si rassegna al ruolo di zitella senza speranza , in una società in cui alle donne non era data altra scelta: o coniugate, cioè realizzate, o nubili, quindi perdenti e povere. Il caso però vuole che ad Anne sia data una seconda opportunità: inaspettatamente, dopo ben otto anni, l’antico fidanzato umiliato e respinto per la diversa condizione sociale ed economica, ritorna dopo essere diventato grazie alla guerra il ricco e affascinante capitano Wentworth.

 Anne presto scoprirà che quando i sentimenti hanno salde radici non si esauriscono per il semplice effetto del tempo e tenterà  di riconquistarlo.

Seconda  narratrice: La scrittrice voleva che  la storia raccontasse il “risveglio” della protagonista, di Anne, il suo riscatto, cioè quella evoluzione interiore che la porta a riconoscere il proprio valore, svalutato soprattutto dai suoi familiari (il padre, le sorelle), cosa  che le permette alla fine di ritrovare la stima di sé e  la capacità di esprimersi. Anne, infatti , dopo aver rinunciato all’amore, ha smesso di parlare: non gode di alcuna considerazione tra le persone che più di tutte la dovrebbero amare e apprezzare, e cioè i membri della sua famiglia, per i quali contano solo lo status sociale e la ricchezza, ed Anne è solo una signorina senza speranza di combinare un buon matrimonio.

Persuasione non è semplicemente un “romanzo di formazione”, in cui il protagonista viene accompagnato nella sua crescita dall’infanzia e dall’adolescenza all’età adulta. La vicenda inizia quando Anne è un’adulta, ha ben 27 anni, l’evento che ha deciso della sua vita è accaduto molti anni prima e lei ha ormai compreso il suo errore, essersi lasciata “persuadere”. 

Una delle figure su cui si rivolge lo sguardo critico e pungente della scrittrice è il padre di Anne, sir Walter.

Voce narrante: Nella vanità si riassume il carattere di Sir Walter Elliot: ottuso, orgoglioso, frivolo, ossessivamente attaccato al suo rango e fiero della sua agiatezza. Vive a Kellynch-hall insieme alla sua primogenita , la figlia prediletta Elizabeth, sciocca e vanitosa come il  padre, che affonda con lui il patrimonio della famiglia. C’è poi  la secondogenita Anne, protagonista del romanzo, totalmente diversa da loro e ormai sfiorita a causa dell’amore interrotto dal padre ed infine Mary, una donnina perennemente agitata e in ansia per la propria salute, nervosa e vittimista.
Dopo la morte della moglie Sir Walter è sprofondato tra i debiti, si è rassegnato a ipotecare tutto quello che può; non venderebbe nulla, mai a tal punto disonorerebbe il suo nome. La figlia Elizabeth interpellata in proposito, non gli è di molto aiuto.

Sir Walter: “Oh cara Elizabeth credo che dovremmo iniziare a risparmiare! Certo, non su tutto! Sir Walter Elliot dovrà pur continuare a comportarsi com’è imperiosamente chiamato a fare!”

Elizabeth: “Caro padre, io ho la soluzione…Potremmo tagliare quelle benedette opere caritatevoli , in fondo superflue…

Eviterei anche di cambiare l’arredamento del salotto. E poi perché portare il solito regalo ad Anne da Londra come facciamo ogni anno?”

Sir Walter: “Certo, certo, ma forse non sarà abbastanza. Io però in quanto Sir Walter Elliot non mi rassegnerò a vendere!”

Elizabeth: “Padre, ma non sarò disposta a rinunciare a ogni agio della vita! Viaggi, Londra, servitù, cavalli, pranzi, ovunque restrizioni e rinunce. Come si può vivere senza il più modesto decoro? Noi non siamo persone comuni.”

 

REALIZZATO DA:

CARISTO CARMEN, TALOTTA CATERINA, GIANNINI VINCENZA, ALFARANO MARIALUANA

( Classe III C)

 

 

 

 
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