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HO
UCCISO NAPOLEONE
A cura di
Adriana Esposito
PAESE
DI PRODUZIONE: Italia
GENERE: Commedia, Grottesco
REGIA: Giorgia Farina
SCENEGGIATURA: Giorgia Farina,
Federica Pontremoli
Scenografia: Tonino Zera
FOTOGRAFIA: Maurizio Calvesi
MONTAGGIO: Esmeralda Calabria
INTERPRETI: Micaela Ramazzotti,
Libero De Rienzo, Elena Sofia Ricci, Adriano Giannini, Iaia forte,
Thony, Monica nappo, Bebo Storti, Roberto Zinetti, Pamela villoresi,
Tommaso Ragno, Erika Blanc, luce Caponegro
MUSICHE: Andrea Farri
PRODUZIONE: Angelo Barbagallo, Bibi Film,
Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
DURATA: 90 minuti
FORMATO: colore
ANNO: 2015
TRAMA
La storia è
quella di Anita, una manager in carriera, che nel giro di
ventiquattrore, dopo aver ricevuto una promozione, si trova
licenziata dalla società farmaceutica presso cui lavora. Distrutta
dall’evento incolpa il direttore di cui è l’amante e che l’ha
messa incinta ed elabora un complesso piano per attuare la sua
vendetta. Fredda, algida, rigida, determinata persegue il suo
obiettivo con l’aiuto di un gruppo di donne che incontra nel parco
davanti la ditta, Olga, Gianna, Filippa, Enrica disperate e senza
lavoro e di un timido e goffo avvocato di nome Biagio, la sua talpa
dentro la società, segretamente innamorato di lei, e, pur con
qualche imprevisto, come può accadere anche nel piano più perfetto,
riesce a realizzare il suo progetto.
Nel frattempo
Anita cresce e cresce dentro di lei la capacità di aprirsi al mondo
e scongelare “il sofficino” che ha messo al posto del cuore, come
dice l’attrice M. Ramazzotti. Quando la sua bambina nascerà, Anita
sarà una persona diversa.
LA REGISTA
Giorgia
Farina
Giorgia
Farina è la regista del film. Nata e cresciuta a Roma, prima di
avviarsi nel mondo del cinema, si dedica al campo della fotografia.
Nel 2005 realizza il corto Eclisse, prima di trasferirsi a Londra
dove prosegue gli studi. trova quindi lavoro nella sede Londinese di
MTV occupandosi di montaggio e post-produzione. nel 2007 realizza il
cortometraggio Zona Rossa, che le fa conseguire diversi premi e nel
2008 Alba; contemporaneamente si occupa delle relazioni con i
cineasti statunitensi. Nel 2009 coadiuva i fratelli Manetti nella
regia della serie tv l’ispettore Coliandro, nel 2010 arriva la
specializzazione in regia e sceneggiatura conseguite a NewYork
con un master alla Columbia University. Nel 2011 realizza per la
televisione il film - tv “bello di mamma”. Nel 2013 il primo
lungometraggio dal titolo “Amiche da morire” e il Globo d’oro
alla migliore sceneggiatura condiviso con Fabio Bonifacci nell’ambito
dei Globi d’oro 2013. Inoltre ha ricevuto la candidatura al David
di Donatello per il miglior regista esordiente. Nel 2015 il secondo
lungometraggio “Ho ucciso Napoleone”.
RECENSIONE
Il film che
potrebbe avere la pretesa di essere una commedia brillante tipo
quelle alla Germi - Monicelli - Risi è in sostanza una parodia della
donna in carriera, l’ambizione, mi pare, quella di mettere in
discussione ciò che è sempre stato appannaggio del mondo maschile,
i posti di comando nel mondo del lavoro. Anita, secondo me, è il
prodotto del femminismo anni ’70. Donna consapevole della sua forza
e delle sue capacità manageriali non esita a sfidare l’uomo
nel suo campo e a vincere la sua battaglia senza remore a sacrificare
nel suo percorso di lotta tutto ciò che le può essere di intralcio:
i rapporti con il prossimo, la maternità (Anita cerca di abortire),
i sentimentalismi. Non esita neppure a buttare nel water il
pesciolino rosso di nome Napoleone, affidatole da una bambina sua
vicina di casa partita per le vacanze.
L’ironia
pervade tutto il percorso narrativo a volte esasperata e paradossale,
grottesca e quasi macchiettistica, percorso narrativo che non si
lascia tentare, inoltre, né dal buonismo o edulcorazioni né da
facili schematizzazioni.
Ma ciò che
colpisce di questo film e che suscita l’interesse è la relazione
tra donne.
“Mi
interessava raccontare l’amicizia femminile e contrastare l’idea
che le donne fra loro si sentano sempre rivali”, ha spiegato in
un’intervista la regista. “Volevo far emergere la forza
delle donne quando decidono di aiutarsi . Perché una grande manager
come Anita dovrebbe legare con quelle spacciatrici del parchetto
sotto il suo ufficio? E’ grazie alla sensibilità femminile e
all’empatia che si crea questo gruppo e questa solidarietà anche
nella cattiveria”.
Ora la
relazione tra donne è importante ma è più facile a dirsi che a
realizzarsi. Perché la relazione sia proficua bisogna partire dalla
sensibilità di ognuna di noi e dalla disponibilità ad accettare le
varie diversità sociali, culturali, razziali, caratteriali per
stabilire un confronto produttivo e superare i vecchi pregiudizi di
cui siamo strutturate tipo, il principale forse quello di vedere
nell’altra una rivale, di entrare subito in competizione, di farci
prendere dall’invidia e dall’intolleranza, di negare il
riconoscimento valoriale.
L’unità,
la forza si conquistano con la reciprocità dell’accettazione e del
rispetto, con la condivisione dei problemi e degli obiettivi da
raggiungere e con quella sorta di sorellanza che non deve essere un
fatto occasionale ma deve guidare il nostro cammino di donne che,
nonostante le molte conquiste, dobbiamo ancora difenderci dalle
discriminazioni ed altro in una società che purtroppo continua ad
avere una connotazione maschilista..
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