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Frozen

Il regno di Ghiaccio

a cura di Ketty Fragalà

 

 

 

Genere: Animazione

 Anno: 2013

Regia: C. Buck, J.Lee

Soggetto: H.C. Andersen, C.Buck, J.Lee, S. Morris

Sceneggiatura:  Jennifer Lee

Character design: Bill Schwab

Art director:  Michael Giaimo

Montaggio:  Jeff Draheim

Musiche:  Christophe Beck

Produttore: Peter Del Vecho

Produzione: Walt Disney Animation Studios

Distribuzione: Walt Disney Pictures

Paese: USA

Durata: 100 Min

 











 TRAMA

Nell'immaginario regno di Arendelle, situato su un fiordo, vivono due sorelle unite da un grande affetto. Un giorno, però, il magico potere di Elsa di comandare la neve e il ghiaccio per poco non uccide la più piccola Anna. Cresciuta nel dolore di quel ricordo, Elsa chiude le porte del palazzo e allontana da sé l'amata sorella per lunghi anni, fino al giorno della sua incoronazione a regina. Ma ancora una volta l'emozione prevale, scatena la magia e fa piombare il regno in un inverno senza fine. Sarà Anna, con l'aiuto del nuovo amico Kristoff e della sua renna Sven, a mettersi alla ricerca di Elsa, fuggita lontano da tutti, per chiederle di tornare e portare l’atteso disgelo.

RECENSIONE

Il film di animazione “Frozen” si ispira alla classica fiaba di H.C. Andersen “La regina delle nevi”, ma della fiaba originale conserva molto poco, perché la storia viene completamente rivisitata, diventando un’avventura toccante, con molta azione, magia, paesaggi e personaggi indimenticabili.

Ambientato nell’immaginario regno di Arandelle, “Frozen, il Regno del ghiaccio” presenta scene straordinarie, ispirate agli spettacolari paesaggi norvegesi.

E’ il 50° film d’animazione dei classici disneyani; uscito nel Natale 2013, vincitore del premio Oscar come migliore film d’animazione e migliore colonna sonora. Infatti le scene e i personaggi sono uno sfavillio di luci e di colore, sia nelle scene tra i ghiacci e la neve, sia nelle scene prima e dopo l’inverno perenne, il tutto arricchito dalla tecnologia 3D.

Ben tradotti e ben doppiati i testi italiani dei dialoghi e delle canzoni, queste ultime più ritmate, esplicative e coinvolgenti tanto da far definire il film, un musical. Serena Rossi è la brava doppiatrice di Anna, molto appropriata nel suo personaggio Serena Autieri che doppia Elsa, spassoso Enrico Brignano che doppia Olaf, e anche la scelta di Massimo Lopez (Granpapà) appare molto azzeccata.

Le sorelle possono farcela da sole. Ed è proprio quello che succede ad Elsa ed Anna, le giovani protagoniste di Frozen, che lasciano agli uomini un ruolo marginale.

Sono due principesse, figlie di genitori assai preoccupati da quello che ritengono essere il “problema di Elsa”: possedere un potere grandissimo e pressoché incontrollato. Elsa, infatti, può trasformare in ghiaccio tutto ciò che la circonda, e questa capacità diventa incontrollabile quando la ragazza non riesce a gestire le proprie emozioni, positive o negative che siano.

A questo punto viene da fare una riflessione: legare il potere di una giovane donna alla sua emotività è un modo interessante di affrontare le tematiche della leadership femminile. Elsa è la principessa primogenita, dovrà diventare regina e comandare e ha un potere che, in mano ad un uomo potrebbe essere considerato un’arma vincente, ma la mano che lo possiede è femminile, dunque più sensibile, più preda di emozioni e perciò necessita di un guanto che lo contenga e ne trattenga la potenza. Il guanto, quindi, può essere considerato un simbolo.

Viene a questo punto da pensare a molte donne che applicano una certa autocensura al loro talento di leader. Le donne sono state le prime ad autocensurarsi, sia per paura di spaventare gli uomini sia per paura dell’invidia femminile. Hanno sempre “volato basso”, ma questo film fa capire che le nuove generazioni stanno cambiando, grazie alle nuove donne, alle madri che hanno successo.

Ma torniamo al film: i genitori, in seguito ad un incidente che ha coinvolto la piccola Anna durante un gioco, inadeguati a gestire il potere della primogenita, le impongono non solo di portare un guanto, ma la rinchiudono per anni in una stanza del palazzo, lasciando fuori la piccola Anna che, senza alcuna spiegazione, viene costretta ad evitare la sorella per tutta la durata dell’infanzia e dell’adolescenza. E la separazione è ancora più terribile, se si pensa che nelle scene iniziali del film si nota quanto amore e quanta intimità ci fosse tra le due sorelle, prima che l’incidente le separasse, e quanto spregiudicata e divertente fosse la loro sorellanza.

Anna cresce dunque in solitudine, senza l’affetto, la complicità, la guida di quella sorella maggiore così potente e amorevole. Quindi, il giorno dell’incoronazione di Elsa, quando il palazzo viene finalmente aperto, la prima cosa che Anna fa è quella di colmare finalmente la propria solitudine, cercando compagnia. La trova subito in un principe, figura che viene sempre indicata nelle fiabe come colui che salva, emancipa la principessa.

Fino a qui sembra che tutto rientri nella tradizione delle fiabe in generale, e sembra ricalcare anche la tradizione Disney, che nei vari “Biancaneve”, “Cenerentola”, “La bella addormentata”, ha codificato le aspettative delle bambine, delle ragazze e delle donne in genere circa la ricerca di un uomo con cui costruire il futuro, e quasi quasi ci viene da attribuire anche a Walt Disney il fatto che molte donne si innamorano dell’uomo sbagliato, scambiando un ranocchio per un principe. Ma in questo film c’è una svolta, già annunciata in “Mulan” e più ancora in “Ribelle”.

Il cambiamento avviene quando Anna, durante il ricevimento per l’incoronazione, chiede alla sorella la benedizione per sposare l’appena conosciuto principe Hans. Il duetto tra Anna e il suo principe, solo apparentemente codifica il mito della conoscenza-specchio di due innamorati; nel testo c’è, invece, la demolizione di un immaginario romantico, che apre alla possibilità di un cambiamento.

Come comprensibile, Elsa nega il suo consenso ad una decisione così avventata, ma Anna insiste, quasi a provocare la sorella che l’ha lasciata per tanto tempo sola. Litiga con Elsa, facendola infuriare e, di conseguenza, facendole perdere il controllo di sé e del suo potere, che viene rivelato a tutto il regno, che diventa un regno di ghiaccio.

A questo punto Elsa, che si sente quasi una strega, per paura del danno da lei provocato - e che potrebbe ancora provocare - scappa, rifugiandosi nella montagna più alta del regno, lasciando Arandelle stretta in una morsa di ghiaccio. Viene qui da pensare a quante donne rinunciano per paura al loro essere leader. Elsa, però, nel suo isolamento vince le sue paure, e scopre che esercitare il suo potere le piace, si sente libera, finalmente sè stessa, e si costruirà un castello in un mondo di ghiaccio e capirà che essere una creatura emotiva e potente, non è poi una brutta cosa. Questo passaggio è sottolineato dalla canzone “All’alba sorgerò”, che evidenzia anche il dolore interiore che prova la principessa Elsa, e fa capire che non è lei il personaggio negativo del film.

Ma il regno di Arendelle è rimasto nel ghiaccio e toccherà all’intrepida Anna avventurarsi per riportare a casa l’amata sorella, l’unica in grado di porre fine all’eterno inverno. Sara’ questo un viaggio particolare, durante il quale Anna apparirà coraggiosa e matura, incontrerà Kristof e la sua renna che l’aiuteranno a superare insidie e pericoli. Ma , quando finalmente ritroveranno Elsa nel suo castello di ghiaccio e Anna cercherà di convincerla a tornare, la regina del ghiaccio, sicuramente perché ha paura di nuocere nuovamente poiché non sa  come gestire al meglio il suo potere, scaccia la sorella e anche questa volta la colpisce accidentalmente.

Anna va via e scopre che il colpo ricevuto da Elsa le ghiaccerà il cuore a meno che non venga baciata dal vero amore, che non è quello del principe Hans, che si rivelerà imbroglione e opportunista, ma l’amore puro e incondizionato di sua sorella. La giovane regina Elsa scoprirà proprio in questo amore la chiave per controllare a pieno il suo potere, salvare il regno e  permettere al simpatico Olaf di vivere al sole, pur essendo fatto di neve.

In questa storia, dunque, a salvare il regno e la principessa non troviamo l’amore di un principe ,che spesso nasce all’improvviso e non si sa mai come evolve e che se si riconosce come sbagliato si può anche cambiare, ma un legame fraterno, molto più stabile e concreto, che ha radici profonde ed è fatto di comprensione e complicità che supera tutto. Un amore che nasce dall’infanzia che resiste alla separazione e che ha permesso ad Anna di crescere e di comprendere che il vero amore è quello fatto di profonda conoscenza e non di superficiale entusiasmo.

Elsa capirà, quindi, che l’unico modo per controllare davvero i suoi poteri consiste nel non frenare l’amore e nel non avere paura di mostrarsi per quello che si è.

Serena Autieri che doppia Elsa, ha raccontato che ha insistito per andare a vedere l’anteprima del film con sua sorella, infatti questo è un film non solo per la famiglia, ma sopratutto un film per fratelli e sorelle sia di nascita che di scelta.

Una particolarità del cinema Disney è quella di inserire personaggi inventati che diano note di allegria alla storia, pensiamo agli uccellini in Biancaneve, ai topini in Cenerentola ai delfini nella Sirenetta. Qui troviamo Olaf , il pupazzo di neve che Anna e Cristof incontrano mentre vanno alla ricerca di Elsa. Un personaggio  dal carattere allegro e socievole e… stranamente familiare.

Il pupazzo è stato infatti creato da Elsa quando, abbandonata Arandelle, inizia a giocare con la sua magia e ricrea quel pupazzo di neve che nasce dai ricordi dei momenti felici che ha condiviso con Anna quando erano bambine.

Olaf non serve solo a rallegrare le scene del film, rappresenta l’innocenza pura, la gioia dell’infanzia. E’ un personaggio simpatico , per niente influenzato e condizionato dal mondo, che non conosce la paura e non si oppone all’amore perché lui, è amore.

Vale la pena sciogliersi per qualcuno” dirà Olaf. E’ proprio questa la morale del film: vale la pena sciogliersi per amore e l’amore delle due sorelle riuscirà a sciogliere anche l’inverno perenne che congela il regno di Arandelle.

L’amore vero può tutto, ci dice questo film che riporta in vita in grande stile la magia Disney; ma non esiste un solo tipo di amore quello cioè tra un uomo e una donna ,ma  esiste l’amore tra fratelli e sorelle che  nella vita possono farcela da sole, come possono farcela da sole le madri, le figlie, le donne tutte.

 

 
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