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Rapunzel

L’intreccio della torre

a cura di Alessandra Merola

 

 

 

Genere: Animazione

 Anno: 2010

Regia: Nathan Greno, Byron Howard

Soggetto: Fratelli Grimm

Sceneggiatura:  Dan Fogelman

Montaggio:  Tim Mertens

Musiche:  Alan Menken, Glenn Slater

Produttore: Roy Conli, Aimee Scribner

Produzione: Walt Disney Animation Studios

Distribuzione: Walt Disney Pictures

Paese: USA

Durata: 100 Min

 









 TRAMA

Si racconta che un giorno tanto tempo fa, un raggio di sole cadde sulla terra e che in quel punto nacque un fiore bellissimo e magico. Il fiore fu trovato da una donna, Madre Gothel che scoprì come avesse il potere di ringiovanire le persone e curarle; con la paura che qualcuno potesse portarle via il suo fiore la donna lo custodì sempre gelosamente.Un giorno però, il re di un regno poco distante manda i suoi messaggeri alla ricerca del fiore per guarire la moglie gravemente malata; trovato il fiore la regina guarisce e mette al mondo una bimba dai capelli biondi e splendenti: Rapunzel. Per festeggiare l’evento i due sovrani fanno volare in cielo una lanterna luminosa. Madre Gothel indispettita dalla perdita del fiore, rapisce per vendetta la bimba, i cui capelli magici hanno le stesse virtù del fiore; Rapunzel viene cercata in tutto il regno ma inutilmente.. i due genitori decidono allora che ogni anno nel giorno della nascita della bimba, centinaia di lanterne vengano fatte volare, in modo che prima o poi la figlia ritrovi la strada di casa. Il tempo passa; Rapunzel viene cresciuta da Madre Gothel in una torre isolata in modo amorevole, vietandole però con ogni mezzo di uscire, rappresentandole il mondo esterno come pieno di pericoli insidiosi. La ragazza però raggiunti ormai i 18 anni vuole a tutti i costi uscire dalla torre e andare a vedere da dove partono le lanterne che ogni anno la notte del suo compleanno, illuminano il cielo.

 

Allontanata così con una scusa la madre per qualche giorno, per essere libera di uscire. Nel frattempo, pensando sia disabitata, si introduce nella torre un giovane furfante, Flynn Rider, che ha appena rubato dal castello reale il prezioso diadema della Principessa Perduta; Rapunzel lo imprigiona usando i suoi capelli e gli promette di liberarlo e di restituirgli il diadema, solo se lui la accompagnerà a vedere la Notte delle Lanterne. Il giovane accetta, sebbene alla prima occasione cerchi di liberarsi della ragazza. Tra i due pian piano nasce una tenera complicità; Rapunzel rivela a Eugene, il vero nome del ragazzo, il potere dei suoi capelli e i due assieme assistono al lancio delle lanterne; qui Rapunzel svela al ragazzo di amarlo restituendogli la corona e lui confida a sua volta il suo amore. Sulle tracce dei due però c’è Madre Gothel che vuole assolutamente riappropriarsi di Rapunzel e del suo potere. Con un inganno fa credere alla ragazza che Eugene sia scappato con il diadema, mentre in realtà è stata catturato e messo a morte. La ragazza allora ritorna in lacrime nella torre, dove però piano piano inizia a ricordare il suo passato, capendo di essere lei la Principessa Perduta. 

Nel frattempo Eugene è riuscito a scappare e a ritornare da Rapunzel per liberarla; qui però viene ferito a morte da Madre Gothel. Rapunzel allora supplica la donna di permetterle di salvarlo con i suoi capelli, promettendole poi di andare via con lei e di non uscire mai più di casa;la donna acconsente. Eugene però, con un gesto estremo di amore per impedire che la ragazza perda la sua libertà, le taglia i capelli corti che diventano subito neri, perdendo così il loro potere.

Madre Gothel nella foga della vendetta inciampa sui capelli tagliati cadendo fuori dalla finestra e sgretolandosi all’aria; la ragazza assiste disperata alla ormai imminente morte di Eugene ma una sua lacrima caduta sul ragazzo, scatena lo stesso incantesimo che avevano prima i capelli, e lo fa guarire. I due giovani tornano allora a palazzo e Rapunzel si fa riconoscere dai suoi genitori; nel regno si festeggia per una settimana intera. Dopo poco tempo i due giovani si sposano e vivranno felici e contenti.

RECENSIONE

In questo film d’animazione la casa produttrice  utilizza per la prima volta una tecnica grafica che permette di simulare lo stile artigianale dei disegni a mano , con l’utilizzo però  del 3D. Il risultato è un cartone estremamente piacevole, luminoso, con un ritmo veloce.

 Il cartone della Disney prende le mosse dalla fiaba omonima della raccolta dei fratelli Grimm. Jacob e Wilhelm Grimm furono  due fratelli tedeschi che nella prima metà dell’Ottocento ebbero l’idea di raccogliere il patrimonio di racconti trasmessi oralmente di generazione in generazione e destinati ad un pubblico infantile. Il loro intento era quello di costruire un libro il cui autore fosse il popolo: questa era un’ idea che derivava dalla adesione al Romanticismo, il movimento intellettuale a cui essi appartenevano, che prediligeva l’antichità germanica, il Medioevo e considerava importante la cultura popolare. Essi quindi trascrivevano testi spesso antichissimi, dalla viva voce di semplici contadini, o da quella di amici e parenti. Il primo volume dei Kinder-und Hausmarchen ( “Fiabe per bambini e famiglie”) fu pubblicato nel 1812. Esso diede il via allo studio del folklore, cioè delle tradizioni etniche, e in particolare alla branca della novellistica popolare comparata, che ha messo in evidenza il carattere non gratuito o semplice delle vicende fantastiche presenti nelle fiabe, espressione complessa e per certi versi misteriosa delle varie culture umane.

Nella raccolta dei Grimm è presente la storia di Rapunzel, che però è notevolmente diversa da quella rappresentata dalla Disney. La Rapunzel originaria è una bella fanciulla bionda dai lunghissimi capelli, sottili come oro filato, che lei usa per far salire sulla torre  in cui è rinchiusa dall’età di dodici anni ( una temibile torre senza porte e con un’unica finestrina in alto in alto) la maga che  l’ha sottratta alla nascita ai suoi genitori (in cambio dei raperonzoli, da cui il nome Rapunzel). La cattiva strega la costringe a vivere in totale isolamento per un morboso, eccessivo e iperprotettivo amore materno. Ma un principe ( l’ennesimo principe delle fiabe) ascolta il suo canto, se ne invaghisce e riesce a raggiungerla con uno stratagemma. Tra i due nasce naturalmente l’amore, ma la maga scopre la tresca e conduce Rapunzel in un deserto, dove la ragazza vive “in gran pianto e miseria”, dando alla luce anche due gemelli. Il principe disperato, credendo Rapunzel persa per sempre, si getta dalla torre e si salva, ma le spine fra cui cade gli trafiggono gli occhi. Vaga pertanto per anni fino a quando, guidato dalla voce meravigliosa di Rapunzel,  non riesce a ritrovarla. Le lacrime dell’amata gli restituiscono la vista e finalmente i due possono vivere come in una fiaba che si rispetti “felici e contenti”.  Gli elementi simbolici abbondano: la bellezza straordinaria di  Rapunzel è concentrata nei lunghissimi capelli biondi; la torre altissima  rappresenta la paura del genitore che ama di un amore eccessivo ed egoistico, che dunque isola e impedisce; il canto che attrae il principe è la forza dell’amore e della vita; Rapunzel e il principe si incontrano solo di notte, perché la notte protegge e simboleggia il libero dispiegarsi dei sentimenti e delle pulsioni più profonde; il principe perde la vista  e tra mille intuibili sofferenze si conquista il “diritto” all’amore e alla gioia vagando “per anni”; la maga Gothel, che rappresenta il male, non può che essere sconfitta.

Nella versione del lungometraggio Disney i genitori della protagonista diventano un re e una regina. La maga Gothel rapisce la neonata perché i suoi capelli sono magici e hanno il potere di mantenerla sempre giovane. La strega nel film non ha alcun potere e  come tante donne contemporanee, incalzate da una cultura dominante in cui la giovinezza e la bellezza sono prerogative imprescindibili della femminilità, è ossessionata dall’idea di rimanere sempre giovane, anche a costo di sacrificare crudelmente una innocente Rapunzel, rinchiusa sin dalla nascita nella torre inaccessibile, ignara di avere a che fare non con una madre premurosa e protettiva, bensì con una malvagia strega che approfitta di lei con cinismo.

Un tema importante del film, come della fiaba, sembra essere il rapporto madre-figlia, che viene rappresentato - così accade spesso nella finzione - come una relazione conflittuale tra una “matrigna” e la “figliastra”, per schermare , ma nello stesso tempo alludere, a quello che è centrale per le adolescenti, cioè il rapporto con la madre. Nella fiaba, più saggiamente, la figura femminile della vecchia strega è animata da un amore eccessivo, ma distruttivo, che allude alle difficoltà del crescere e alla conflittualità che spesso si presenta per la bambina che pian piano si accinge a  conquistare la sua identità adulta. Nel cartone animato invece nella vecchia Gothel non c’è più traccia dell’amore materno: il rapporto tra lei e Rapunzel viene in un certo senso banalizzato e svilito, perchè privato delle suggestioni più profonde. Nella fiaba la relazione tra le due serviva a esemplificare  quanto accada nella vita di tutte le donne: il movimento di fuga dall’abbraccio materno spesso troppo stretto, così stretto che impedisce l’evoluzione.

Nel cartone la figura del principe viene sostituita da quella più accattivante del giovane ladro un po’ gaglioffo. Qui cogliamo l’intenzione da parte degli sceneggiatori di dare maggiore visibilità e spessore alla figura maschile, che rischia altrimenti di essere grigia rispetto alla vivace rappresentazione della protagonista femminile, e quindi consentire   ai piccoli  spettatori di sesso maschile di identificarsi con un personaggio più dinamico del classico principe azzurro.

Rispetto alla tradizione del cartone Dysney in questo si notano ormai indubbi tratti di modernità: Rapunzel è ingenua, ma non passiva o priva di risorse; mostra spirito d’iniziativa ed è capace di imporsi in più situazioni. Alla fine si ribella alla malvagia Gothel, che le aveva sempre ripetuto ”Non sei abbastanza forte per cavartela fuori della torre”, perché riflettendo ne intuisce le macchinazioni e la vera natura , al di là delle bugie e delle manipolazioni, che le avevano fatto provare terribili sensi di colpa. 

 
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