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 ESSERE DONNE IN IRAN OGGI

 

Le autorità iraniane, compreso lo stesso presidente Hasan Rouhani, affermano costantemente che uomini e donne sono trattati su base di eguaglianza e in molti, anche dalle nostre parti, ci credono.

La realtà è ben diversa. In Iran, la violenza sessuale e la discriminazione di genere sono diffuse e l’uguaglianza dei diritti delle donne viene negata quando si tratta di matrimonio, divorzio, affidamento dei figli, eredità, viaggio e persino per quanto riguarda la scelta di vestirsi.

Il codice penale iraniano punisce con una multa e anche col carcere le donne e persino le bambine dai nove anni in su che non si coprono i capelli col velo e non seguono i codici obbligatori di abbigliamento. Questa legislazione viene regolarmente usata dalla polizia per vessare le donne nei luoghi pubblici, a causa del loro abbigliamento o del loro atteggiamento.

Secondo il codice civile, una donna che intende divorziare deve provare che sta subendo “difficoltà insopportabili” mentre l’uomo può divorziare senza dover fornire una giustificazione. Gli uomini hanno inoltre il diritto esclusivo di avere almeno due mogli permanenti e di contrarre un numero senza limiti di matrimoni temporanei (sigheh). Una donna non ha diritto all’assegno di mantenimento se è venuta meno ai “doveri matrimoniali”, ad esempio se ha rifiutato di avere rapporti sessuali col marito o lasciato l’abitazione senza il suo permesso.

Nei procedimenti legali, la testimonianza di una donna vale la metà di quella di un uomo e i risarcimenti per l’omicidio o il ferimento di una donna sono la metà di quelli previsti nel caso in cui la vittima sia un uomo.

L’età minima per la responsabilità penale è di poco meno di nove anni per le donne, di poco meno di 15 anni per gli uomini. Lo stupro coniugale e la violenza domestica non sono considerati reati penali. Le relazioni tra lesbiche sono punite con 100 frustate e, in caso di quarta recidiva, con la pena di morte.

I matrimoni precoci e forzati sono comuni: secondo il rapporto 2013-2014 dell’Organizzazione nazionale del registro civile, le ragazze sposate tra i 10 e i 14 anni erano 41.226 e 201 quelle sposate quando avevano meno di 10 anni.

In alcune università, a seguito dell’introduzione di quote per sovvertire il numero e la proporzione delle studentesse rispetto agli studenti, alle donne è vietato frequentare determinati corsi, da’Ingegneria a Letteratura inglese, Ulteriori restrizioni sono in vigore per quanto riguarda la presenza a eventi sportivi negli stadi.

La situazione è destinata a peggiorare. Secondo un nuovo rapporto diffuso oggi da Amnesty International, se verranno approvate due proposte di legge all’esame del parlamento le donne iraniane potranno subire importanti limitazioni nell’uso dei contraccettivi e saranno ulteriormente escluse dal mercato del lavoro se non avranno un figlio.  Le autorità iraniane paiono disposte a tutto pur d’incoraggiare un maggior numero di gravidanze, nel mal concepito tentativo di aumentare la popolazione del paese, attualmente in declino.

La Legge sull’incremento dei tassi di fertilità e sulla prevenzione del declino della popolazione (proposta n. 446) mette al bando la sterilizzazione volontaria (ritenuta il secondo metodo più diffuso di moderna contraccezione in Iran) e blocca l’accesso alle informazioni sulla contraccezione, negando alle donne l’opportunità di prendere decisioni informate sulla gravidanza.

Sommata alla fine dei finanziamenti al programma di pianificazione familiare, che fino al 2012 aveva consentito a milioni di donne di avere accesso a metodi moderni di contraccezione a costi accessibili, la legge causerà senza dubbio un maggior numero di gravidanze indesiderate e costringerà molte donne a ricorrere ad aborti insicuri e illegali, tra le principali cause della mortalità materna nel mondo. La mancanza d’accesso ai profilattici, in precedenza distribuiti negli ambulatori delle città e nei centri rurali per la salute finanziati dal programma di pianificazione familiare, provocherà un aumento delle infezioni a trasmissione sessuale, compreso l’Hiv.

Il provvedimento è stato approvato dal parlamento con una schiacciante maggioranza nell’agosto 2014 ed è ora sottoposto agli emendamenti raccomandati dal Consiglio dei guardiani, l’organismo che deve approvarlo prima che diventi legge.

La Legge quadro sulla popolazione e l’esaltazione della famiglia (proposta n. 315), che il parlamento iraniano si appresta a discutere ad aprile, rischia di radicare ancora di più la discriminazione, soprattutto nei confronti delle donne che non vogliono o non possono sposarsi e avere figli. La legge impone a tutti gli enti, pubblici e privati, di dare priorità nelle assunzioni in determinati ambiti lavorativi a, nell’ordine: uomini con figli, uomini sposati senza figli e donne sposate con figli. Rende inoltre più complicato il divorzio e scoraggia gli interventi delle forze di polizia e dei giudici nelle liti familiari, con conseguenze potenzialmente devastanti per le donne che sono intrappolate in relazioni violente.

Il messaggio di queste proposte di legge è che le donne iraniane non hanno altro compito che essere obbedienti casalinghe e mettere al mondo figli e non hanno diritto di lavorare o di fare carriera fino a quando non hanno esaudito il loro primo compito e dovere. SIGH

 
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