I
protagonisti del romanzo sono Marina, che è Bellezza di nome,
anzi cognome, e di fatto, e Andrea Caucino. I due hanno vissuto
entrambi in un piccolo paese sulle montagne biellesi, che si va
spopolando. Lui è il figlio ribelle dell’ex sindaco
fascista, avvocato che si è fatto da sé, e si vergogna
delle sue umili origini, essendo figlio di un allevatore e margaro.
Andrea è il secondogenito, il figlio che agli occhi impietosi
ed ostili del padre appare sempre “fuori posto” ,
quello che sin da piccolo manifestava un disagio incomprensibile per
i genitori , le cui attenzioni sono sempre state rivolte al
primogenito buono, ubbidiente e bravo a scuola. Andrea, a differenza
del fratello che ha studiato a Cambridge e lavora negli Stati Uniti
come ingegnere della Nasa, felicemente sposato e neopadre, non si è
laureato, pur essendo passato dalla facoltà di Filosofia a
quella di Agraria; lavora a tempo determinato nella Biblioteca del
paese svolgendo un’attività che non gli piace e
guadagnando giusto appunto quello che gli permette di sopravvivere
fuori casa, sia pure tra mille stenti. Andrea ama Marina, con la
quale ha vissuto una intensa relazione amorosa quando entrambi erano
giovanissimi . Il loro rapporto durato alcuni anni si è
interrotto quando la madre di Marina ha aggredito il padre e sono
intervenuti i carabinieri. Le due donne sono andate via dal paese e
i genitori si sono separati. Il padre di Marina è un uomo
egoista e superficiale , che ha sempre vissuto al di sopra delle sue
possibilità tra molti espedienti; è un giocatore
d’azzardo , sempre lontano dalla famiglia, cinico e sfuggente
con la figlia, ma ai suoi occhi di bambina e poi adolescente
affascinante oggetto d’amore che non si può mai
raggiungere.
Per
circa tre anni i due ragazzi non si sono visti, ma Andrea non ha mai
dimenticato Marina. Una sera inaspettatamente i due si incontrano
di nuovo; nel corso di una serata con i fedeli e scombinati ma
umanissimi amici ,Sebastiano e Luca, il protagonista assiste suo
malgrado allo spettacolo di una fiera paesana, la sagra di
Camandona, durante il quale come un’apparizione surreale vede
nelle vesti della cantante più promettente proprio Marina:
“Era la creatura più bella di questa Terra. Come lo
sono le donne immaginate, quelle che non si vedono. Quelle su cui
puoi solo fantasticare leggendo un romanzo di Tolstoj o di
Flaubert.” Lei, però, è ormai divenuta una
donna determinata e ambiziosa, che pur di avere successo non solo ha
studiato e frequentato quasi quotidianamente una palestra
modellando il suo fisico già eccezionale, ma che si muove
come un animale da palcoscenico e non esita a compiacere un pubblico
grossolano presentandosi “vestita come una spogliarellista”.
Marina infatti è convinta di avere tutte le carte in regola
per sfondare nel mondo dello spettacolo: non solo è
straordinariamente bella , ma sa dominare e irretire gli spettatori
con una non comune presenza scenica e una voce meravigliosa. Candida
nella sua voglia di rivalsa e nello spasmodico desiderio di
successo, non sogna altro che la popolarità, le interviste in
televisione, i milioni di fans su Facebook .
I
due, emozionati e incerti, si danno un appuntamento e nonostante le
differenze profonde si amano . Ma la relazione non può
durare: Marina sta ormai per intraprendere una carriera da cantante
che sembra assai promettente, mentre Andrea , dopo un drammatico
incontro con i suoi genitori, ai quali comunica di voler tornare a
fare il margaro come il nonno, riesce ad ottenere , non senza
difficoltà,la proprietà della vecchia cascina sui
monti, appartenuta per generazioni alla sua famiglia , per poter
intraprendere la nuova attività. L’avvocato Caucino,
nonostante i suoi feroci pregiudizi e la scarsa fiducia nel giovane,
finisce per acconsentire.
Dopo
un breve momento di serenità, la relazione tra i protagonisti
si interrompe per l’allontanamento della ragazza; ferito,
Andrea si getta anima e corpo nel suo progetto che ai più
appare come una follia. Compra le mucche, si dota di tutto ciò
che è necessario per produrre il formaggio che venderà
direttamente a chi vorrà comprarlo, si organizza alla meglio,
visti anche i pochi soldi su cui può contare. La fatica è
durissima, la solitudine quasi totale, ma la bellezza dell’ambiente
naturale, la soddisfazione ricavata dallo svolgere un’attività
che ama e che sente profondamente giusta, e che oltretutto riprende
una tradizione secolare, danno al protagonista la forza per andare
avanti. C’è in lui anche la consapevolezza che è
ormai fondamentale rispettare l’integrità della
natura, continuamente violata a causa di uno sviluppo economico che
persegue solo l’arricchimento personale; non c’è
posto nel mondo moderno per altri valori. C’è anche la
crisi economica che ha messo in ginocchio l’Italia, una
nazione che agli occhi di Andrea “sta precipitando”: i
giovani sembrano non avere quasi nessuna opportunità, la
loro intelligenza e le loro braccia sono superflue. Anche in Andrea
ci sono, come in Marina, rabbia e dolore; in lui , però,
questi sentimenti sono temperati dalla convinzione che è
bello e necessario dare un corso nuovo alla storia, partendo dalle
scelte individuali. Marina è lontana da queste posizioni per
motivi culturali, è infatti una ragazza semplice, che non ha
mai letto un libro, che non riflette in modo critico sul mondo che
la circonda; per motivi biografici, vuole riscattare agli occhi
degli altri i suoi disgraziati genitori conquistando un successo
eclatante, immediatamente visibile e quasi tangibile ; per motivi
psicologici, perché la sua fragilità emotiva la
conduce a desiderare sempre una soddisfazione immediata e a
desiderare il plauso degli altri. Le loro strade si intersecano
ancora, ma la ragazza, alla conclusione del romanzo, dopo essere
tornata con Andrea per l’ennesima volta, sembra comunque
insoddisfatta e infelice. Si capisce che prima o poi se ne andrà
di nuovo, perché non vuole essere come sempre sono state le
donne della Valle Cervo, cioè rassegnate al loro oscuro
destino di lavoro e di sofferenza. Solo così infatti lei
percepisce la vita scelta da Andrea , una vita che dal suo punto di
vista la costringerebbe a ripercorrere modelli di esistenza del
passato, inevitabilmente da “perdente”. Ma nell’ultima
pagina leggiamo la sua sibillina riflessione: “ Le donne
della valle non si erano mai lamentate. Avevano sempre convissuto
con le scarse ore di luce, con gli inverni infiniti, con una terra
che offriva poco o niente eccetto pietre da spaccare, solitudine e
silenzio. Le donne della valle non si erano mai ribellate, perché
non ti puoi ribellare alla vita.”
Nell’insieme
il romanzo, ben scritto, con una trama ben congegnata , è
coinvolgente ed emozionante, ma a tratti risulta prolisso. Anche se
la vicenda è plausibile e il linguaggio scorrevole, ma
curato e a tratti quasi poetico, non si può negare che in
certi momenti, la vicenda si trascini stancamente per troppe pagine;
Il personaggio di Marina , così efficacemente tratteggiato,
rischia di apparire come chiuso in se stesso, senza possibili
evoluzioni a causa dei suoi limiti culturali e psicologici ; pur
avendo una personalità complessa, non coinvolge
completamente, nonostante la sua vicenda familiare drammatica, la
sua fragilità e la sua “attualità”: come
molti giovani è infatti capace soprattutto di agire, e lo fa
spesso in modo sorprendente e contraddittorio, ma sembra poco
propensa alla riflessione, non tenta neppure di indagare dentro di
sé o nel cuore altrui, ed è mossa unicamente da una
smisurata voglia di riscatto, a sua volta alimentata da un senso di
inadeguatezza sociale e dal disprezzo, o almeno dalla riprovazione,
di cui è stata fatta oggetto a causa dell’infelice e
scombinata famiglia, e anche ( e forse soprattutto) dalla rabbia di
bambina che non è stata amata dal padre. Purtroppo però
in quale direzione si volge per cercare il successo e la
realizzazione di sé? Come tante aspiranti “veline”
o schiere di giovani di bell’aspetto, per lei quello che conta
è mostrarsi in tv, guadagnare denaro facile, conoscere i
personaggi del mondo dello spettacolo. La protagonista in parte
delude le aspettative del/della lettore/lettrice, che la vorrebbe
meno bella e più intelligente, meno determinata e più
sensibile, meno sofferente e più costruttiva.
La
scrittrice ha voluto probabilmente regalarci una figura femminile
“scomoda”, in cui è difficile identificarsi, ma
che indubbiamente ha una sua forza e verità. E’
comunque il personaggio di Andrea che riscuote più adesione e
simpatia: in lui ritroviamo i dilemmi della nostra infanzia, i
dubbi che abbiamo nutrito sulla integrità morale o sulla
genuinità dei sentimenti filiali dei nostri genitori; in lui
ritroviamo anche le nostre ribellioni adolescenziali e la delusione
nei confronti della politica, il sentimento apocalittico della
prossima fine del mondo e l’amore incondizionato per la
natura fragile e meravigliosa, il disgusto per la miseria spirituale
e il vuoto dei programmi televisivi e di tanta parte della società
che ci circonda.