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Autrice:  Mariapia Veladiano

Titolo: La vita accanto - finalista al Premio Strega

Editore: Einaudi

Anno: 2011

Collana: Stile libero Big

 

Pagine: 172

Premio Calvino 2010.

                                          Scheda libro a cura di Fulvia Geracioti

Questo libro è l’opera prima di M.P.Veladiano. Ha vinto il premio Calvino 2010 e si è classificato al secondo posto al Premio Strega 2011, e presto diventerà un film.

Il regista Mario Bellocchio molto colpito dalle tematiche del romanzo, ne ha acquistato i diritti cinematografici.

E’ la storia di Rebecca, figlia di un medico, nata molto brutta la cui madre dopo il parto non l’ha mai presa in braccio e si è chiusa in se stessa, consumando i suoi giorni in una stanza. Suo padre ha lasciato che questo accadesse. A prendersi cura di lei la zia Erminia, sorella gemella del padre, il cui affetto nasconde qualcosa di tremendo.

E’ innamoratissima del fratello e amante della musica, sarà lei che scoprirà il talento di Rebecca, dalle mani perfette, per il pianoforte e la farà seguire da un insegnante, figlio della\ signora De Lellis che salverà Rebecca da una vita di reclusione. Sarà proprio lei a spiegare a Rebecca il dolore della madre, morta suicida, e ad offrirle la grazia di una vita possibile.  Soltanto la tata Maddalena e la grassa compagna Lucilla sanno amare veramente Rebecca.

Con uno stile personale e descrittivo, una narrazione grintosa, una scrittura limpida e colta, una lingua raffinatissima, con personaggi buffi e veri, con la levità di una favola, Maria Pia Veladiano racconta la crudeltà della natura, la fragilità che può diventare odio, la forza delle passione e del talento. E’ la storia di una donna abituata a “esistere sempre in punta di piedi, sul ciglio estremo del mondo “.

E’ la nostra inettitudine alla vita  da cui solo le passioni possono riscattarci.

Non esistono personaggi, luoghi, descrizioni aggettivi che non abbiano una perfetta collocazione, un perché all’interno del romanzo.

La storia scorre sullo sfondo della Vicenza del Palladio, con i suoi due fiumi, il Rettone e il Bacchiglione, la “santa…città dei preti e delle monache”

Maria Pia Veladiano, scrivendo, trasforma la vita accanto della giovane protagonista in vita reale.

Rebecca è una bambina straordinariamente brutta e quindi afflitta da “un terribile debito d’origine” che la pone nella condizione di “non avere il diritto di chiedere niente più dell’affetto miracoloso”. Soltanto il padre e zia Erminia riescono a nutrire affetto per lei. E’ una storia percorsa da un flusso di forti emozioni; tocca sia la sfera psicologica che la più immediata realtà quotidiana caratterizzata dalla presenza di molte problematiche (discriminazione, emarginazione, falso buonismo, malattia mentale, suicidio).

Per la scrittrice la storia di Rebecca nasce dall’aver capito, per i molti anni di insegnamento, quanto e come i ragazzi percepiscono se stessi con grande insicurezza. Persone bellissime che si vedono brutte, con un corpo che deve essere sempre migliorato. E’ una storia di marginalità legata all’aspetto fisico, particolarmente crudele, oggi, perché c’è un canone di bellezza, nel quale pochissimi rientrano.

Per metà del libro Rebecca si chiede: chi sono io? Nell’altra metà scopre di essere qualcosa: l’amica, l’allieva, una donna che vale. C’è un mondo attorno a Rebecca che la riconosce.

La vita accanto è quella a cui può, da un lato, essere condannato chi fingiamo di non vedere. Nella nostra vita fingiamo di non vedere parecchie persone. Abbiamo tante vite davanti a noi che dobbiamo vedere, ma noi stessi siamo “vite accanto”se non sappiamo metterci nel flusso giusto della vita.

Rebecca scopre che il mondo esterno è brutto e il riconoscimento di questo mondo esterno ”l’errore sta fuori di lei e non dentro di lei” Rebecca lo scopre grazie a persone che glielo sanno dire e che le restituiscono la possibilità di esistere.

 

 

 
 
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