Autrice:
Marcela Serrano
Titolo: Dieci
donne
Traduttori:
Finassi Parolo M., Gibilisco T.
Editore:
Feltrinelli
Anno:
2011
Collana: I
narratori
Pagine:
285
Scheda libro
a cura di Alessandra Merola
La
storia, ambientata al giorno d’oggi
a Santiago, racconta di nove donne,
tutte pazienti della psicoterapista
Natasha, che si incontrano per
raccontare le une alle altre la loro
storia con una scoperta motivazione
terapeutica e di sostegno reciproco.
Non si sono mai viste prima: per
questo narrano le loro vicende dal
principio, alla presenza della
psicoterapeuta, che pero’ non
interviene mai. Nell’ultimo capitolo
leggiamo anche la storia personale
di Natasha, raccontata dalla sua
segretaria e amica.
La
narrazione, che viene condotta in
prima persona dalle protagoniste,
mostra una interessante capacità
mimetica nel rappresentare la
diversità culturale, sociale e
psicologica delle diverse figure
femminili. L’espediente dell’ “io
narrante” serve – come sempre – a
dare maggiore evidenza di verità e
forza alla rappresentazione dei
personaggi, che non e’ “filtrata”
attraverso il punto di vista della
narratrice, ma e’, per così dire,
autonoma.
Attraverso le varie voci di donne,
il lettore vede scorrere come in un
film vicende umane che, pur nella
diversità culturale e di esperienze,
gli appartengono sempre, sono cioè
in certo qual modo “universali” e
seguono le varie fasi della vita:
infanzia, adolescenza, giovinezza e
maturità (se i personaggi sono
avanti negli anni). Le lettrici in
modo particolare, si riconoscono
facilmente nelle voci delle “Dieci
donne” a cui allude il titolo. E’
un universo femminile variegato, che
rimanda a situazioni esistenziali
anche molto diverse tra loro: dalla
contadina semplice e incolta,
moglie di un desaparesido, che lotta
tra mille difficoltà, per crescere
I due figlioletti e attende
vanamente il marito per trent’anni
, alla ragazza di famiglia Borghese
che tra scuola, droghe e feste
acquista pian piano, dolorosamente,
la consapevolezza della sua
omosessualità’; fino
all’intellettuale matura, di
estrazione borghese che ha
frequentato scuole private
cattoliche ed ha ricevuto una
educazione rigida e
tradizionalista, che
percorre un cammino di progressiva
presa di coscienza politica e
ideologica che la porta infine a
scegliere di separarsi da un marito,
pur amato e pieno di tante belle
qualità, per la coerenza totale con
se stessa, avendo compreso che non
può accettare compromessi e
limitazioni alla sua pienezza
femminile finalmente conquistata.
Le
figure delineate presentano grande
coerenza psicologica; la scrittrice
ha una straordinaria capacità di
creare personaggi verosimili, ma non
ovvi, sfaccettati e inseriti in una
realtà dinamica, in cui agiscono
anche personaggi secondari, ma
sempre evocati con accenti di verità
e mai banalizzati e ridotti al rango
di semplici comparse. Ci vuole una
grande capacità di penetrazione
psicologica per dar vita a questa
vivacità e questa verosomiglianza
nella rappresentazione: non solo, I
caratteri sono inseriti nelle
vicende storico-politiche in un modo
che appare naturale: c’e’ una
corrispondenza tra il privato e il
pubblico, anzi non sia dove cominci
l’uno e finisca l’altro, perché i
personaggi sono immersi nella
storia, a volte ne sono travolti
dolorosamente. Spesso sullo sfondo
appare la tragica presa del potere
da parte del generale Pinochet con
le sue drammatiche conseguenze e gli
anni della dittatura.
Al
centro della poetica della Serrano
ci sono sempre state l’infanzia, la
famiglia d’origine, I traumi subiti
a causa della mancanza d’amore, ma
anche la passione, con tutte le sue
contraddizioni, le cicatrici e I
ricordi; spesso sono rappresentative
coniugali, banali o eccentriche, e
anche le passioni degli amanti. Le
donne assumono il ruolo di
protagoniste: non solo perché –
ovviamente - sono loro a
raccontarsi, ma anche perché
mostrano di possedere una saggezza
del vivere frutto di esperienza, e
soprattutto l capacità di pensare:
ma il loro non e’ il solo
ragionamento astratto, perché e’
mescolato in modo indissolubile con
I sentimenti e le vicende vissute.
Le donne hanno – secondo la
scrittrice – una maturità
complessiva che permette loro di
dialogare e di comprendersi: non si
raccontano favole , non usano
l’immaginazione per uscire dalla
realtà, bensì per delineare scenari
futuri, dopo essersi riappropriate
del loro vissuto anche attraverso la
narrazione rivolta a chi e’ in grado
di capire e vuole condividere.
Ecco, la condivisione: e’ l’atto
forse piu’ bello, che consente di
sopportare tutto il peso di tutto
cio’ che di negativo le donne hanno
sperimentato, perché nel momento in
cui ognuna rivela I suoi trascorsi
più intimi, fa luce anche a se
stessa, illumina le ragioni nascoste
o negate che l’hanno condotta ad
essere quello che e’. Nello sforzo
di rivelarsi, viene costruito il
percorso svolto e nello stesso tempo
si intuiscono sviluppi fino a quel
momento inediti.
La
letteratura ha qui il compito di
cogliere e rappresentare il lavorio
incessante della quotidianità, le
azioni, le riflessioni solitarie e
anche, forse soprattutto, il
pensiero costruttivo e forte che
nasce dall’incontro.
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