Incontro/dibattito con la scrittrice Chiara
Ingrao
5 aprile 2011
Ore 8,30/13,00 ITG Malafarina
Saluti della Presidente
Sono ben felice di ritrovarmi in una sala così gremita e di avere accanto
Chiara Ingrao
che ritorna a Soverato ancora una volta come scrittrice per un confronto con i
suoi giovani lettori. In primo piano ci siete proprio voi, ragazze e ragazzi
delle Scuole Superiori della Città, che avete aderito con grande entusiasmo al
progetto “Scrittrici in Biblioteca”che già da dieci anni la BDS ripropone.
Questa mattina, in due diversi turni, parteciperanno all'incontro 11 classi del
Liceo Scientifico, 1dell'ITC, 2 dell'ITG
Malafarina, 2 dell'IPSSAR.
Il
mio benvenuto di cuore a tutte e a tutti voi, un grazie ai vostri Dirigenti scolastici e
ai docenti che vi accompagnano. Un ringraziamento anche al prof.
Domenico Servello dell’ITG che ci ospita.
Ora provo a presentarvi la nostra scrittrice che
certamente ha vissuto esperienze politiche, culturali e sociali molto significative.
Il ’68, il sindacato, il femminismo non sono state
per lei delle semplici parole ma percorsi di vita.
Traduttrice ed interprete di conferenza, ha lavorato anche in Rai come
programmista e regista di diversi programmi radiofonici per le donne. Questo
però non le bastava, infatti, negli anni ’80, inizia il suo grande impegno nel
movimento pacifista che l’avrebbe portata dopo qualche tempo a
coordinare gli incontri tra donne italiane, palestinesi e israeliane a
Gerusalemme. Nel 1989 ha fatto parte di un coordinamento ristretto che ha messo
assieme pacifisti israeliani e palestinesi e più di 1000 europei che hanno
formato una catena umana attorno alle mura di Gerusalemme.
Poi
nel 1990 c’è la missione di pace a Baghdad che si conclude con il rilascio di 70
ostaggi italiani.
Era
già questo un percorso politico di tutto rispetto,eccola quindi in Parlamento
dal 1992 al ’94.
La guerra nei Balcani
intanto reclamava presenze e interventi e lei è ancora una volta tra i
volontari.
Consulente internazionale del Dipartimento per le Pari Opportunità ha
rappresentato l’Italia in Europa e all’ONU.
Oggi privilegia il rapporto con le scuole mentre
continua il suo impegno per la pace e per la difesa dei diritti umani.
Per la BCD ha pubblicato nel 2005 Soltanto una
vita e nel 2007 Il resto è silenzio tradotto anche in bosniaco
e presentato a Sarajevo nel 2008. Aveva già scritto : Né indifesa né in
divisa con Lidia Menapace(1987) e Salaam Shalom- Diario da Gerusalemme, Bagdad e
altri conflitti( 1993); nel 2001 ha curato con Cristiana Scoppa il volume Diritti e rovesci - I diritti umani dal punto
di vista delle donne e l’analogo sito.
Perché presentiamo “Dita di dama” di Chiara Ingrao?
Intanto perché conoscere quegli anni ci fa capire che c’è un modo per segnare i
tempi e la storia: esserci responsabilmente in prima persona senza
assegnare deleghe.
Il
tema del lavoro ci sembra un buon punto di incrocio per superare quello che a volte
sembra un abisso di incomprensione tra generazioni diverse.
Questo romanzo ci porta anche a pensare al
nostro comune essere donne e uomini non come a
qualcosa che ha già un significato da svelare ma
come a qualcosa che attivamente significa, che
interroga, suggerisce idee e si costruisce nel
tempo.
Il lavoro ha consentito di avviare processi di
identità e riconoscimento, ha permesso l’accesso
e la modificazione dello spazio pubblico, ha
favorito la nascita e il radicarsi di strutture
collettive e la costruzione delle soggettività.
Le donne che si fanno sentire nel
romanzo sono infatti quelle che avanzano
esigenze di affermarsi con la loro soggettività,
cioè sono una soggettività che vuole esistere
nel lavoro.
Nel
lavoro, con la presenza delle donne, ci sono bisogni e desideri mai nominati
prima e quindi c’è la necessità di una libertà nuova.
Non
si tratta di discutere soltanto del lavoro delle donne ma di capire qual è il
pensiero delle donne sul lavoro che cambia.
"Il
lavoro è molto di più sostiene il Sottosopra - Immagina che il lavoro - ma può
essere un di meno che costruisce la mia differenza e mi può portare verso un
orizzonte di pienezza o di perdita, quella che oggi si vive nel
precariato”.
Non possiamo accettare che siano le condizioni
di lavoro spesso nemiche dei nostri più
elementari desideri, a cambiarci nell'intimo,
come persone. Forse, ognuno/a dovrebbe tenere
conto di sé e non pensare solo a sé per
riallacciare i fili di un'esperienza comune e
superare il disagio della frammentazione.
Il
referendum di metà gennaio sugli accordi imposti dalla Fiat di Marchionne allo
stabilimento di Mirafiori ci ha fatto capire che le operaie e gli operai
esistono, che pensano e decidono per quello che possono e lo fanno in base alla
loro umanità, cioè meglio delle “ razionalizzazioni del capitale”.
Lilly Rosso
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