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Badolato
Borgo 13 agosto 2008
Convegno
Donne Emancipazione e Memoria
a cura di
Lilly Rosso
Nel
salutare le/gli ospiti presenti ringrazio Daniela Trapasso,
responsabile del Cir Calabria, dell’invito.
La
mia presenza tra di voi mi porta a scoprire la confortante bellezza
della gratitudine per le tante donne che hanno messo a disposizione
della società i loro talenti. Un grazie anche a Rina Trovato,
storica dirigente dell’Udi, appassionata protagonista di tante
battaglie civili.
Persone
diverse, gli uomini e le donne, microcosmi infinitamente ricchi di
orizzonti differenti, fatti da idee, sguardi, passioni e moti
dell’anima che segnano esperienze non assimilabili.
Per
quel che mi riguarda, ho esperienza di vita associativa e di
relazione tra donne, ne conosco,quindi, il valore politico. In
effetti è stato proprio il femminismo degli anni ’60 e ’70 a
dare spessore alle esperienze personali contro il dominio ideologico,
a invertire la rotta della tolleranza delle donne per agire con loro
una scelta e un giudizio quotidiani. Trent’anni di femminismo hanno
dato a ciascuna di noi una sufficiente capacità nello stare al mondo
ma non è questa un’acquisizione statica. Ogni volta chiede un
consapevole lavoro su di sé per non stare rigidamente alle misure e
ai criteri correnti, anzi ci invita a fare dei ribaltamenti interiori
che consentano di attingere a misure nuove.
Il
femminismo ha messo in evidenza quanto l’agire personale e
quotidiano sia funzionale alla costruzione politica e ha fatto della
responsabilità di ciascuna uno strumento politico
innovativo,tuttavia avverto che le logiche del dominio si rinnovano.
Anche
se ampi spazi di libertà sono stati aperti nella società e un
pensiero critico soggettivo si è mosso pluralmente, di nuovo molte
realtà strutturate obbligano pensieri e azioni impersonali.
Mi
accorgo così che è necessario sbloccare il sistema di un Paese che
ancora oggi sconta contraddizioni e ritardi molto forti nel
raggiungimento di un equilibrio tra i generi. Le discriminazioni
continuano a lavorare nei fatti e l’emancipazione è incompiuta.
Chiedere, perciò, l’innalzamento della soglia di partecipazione
delle donne in tutti i settori della vita non è un tema ancorato a
una rivendicazione ma il compimento di una reale democrazia.
Cerco
di capire cosa ne pensano le trentenni di oggi. Tante nostre storie
possono anche incuriosirle, commuoverle ma sembrano non riguardarle,
specie se un’idea o un’iniziativa suona come una battaglia
femminista. Eppure, le trentenni di oggi hanno per me qualcosa di
misterioso e affascinante infatti, pur sentendosi donne,quando si
devono muovere nel mondo, credono che esista davvero il grande neutro
universale. Che può anche esistere e, come dice Zigmunt Bauman, oggi
si chiama consumatore : tutte e tutti, soli, ma in massa convinti che
si tratta solo di scegliere il modello più conveniente di esistenza.
Quello su misura per te. A cosa si riducono, quindi, le enormi
libertà che abbiamo oggi? Solo alla facoltà di scegliere tra le
opzioni date. In altri termini la libertà del desiderio si traduce
in omologazione. Allora la vera scommessa è tenere aperto il
confronto con quelle trentenni, piene di forza e di solitudine. La
vera scommessa politica è mettere in comune il tesoro prezioso
nascosto nelle nostre e nelle loro vite. Penso sia ora il tempo,
l’occasione per farlo.
Noi
abbiamo imparato,ad es., che la nostra esperienza poteva essere
narrata, che aveva senso il nostro disagio e che potevamo
sperimentare pratiche e rapporti nuovi perché esisteva una società
femminile che li accettava. Nella relazione senza fine con un’altra
donna abbiamo trovato la capacità di vedere e inventare strade per
realizzare i nostri desideri, abbiamo avuto la forza per creare
imprese visibili che hanno segnato il tempo e i luoghi. La pratica
politica è stata esercitata con una libertà di pensiero che era
anche trasformazione del proprio pensiero, consapevolezza di sé come
soggetto, maturazione dell’agire. E questo ha cambiato la polis.
Se
il mondo ha anche il nostro volto significa che l’originalità del
nostro pensiero e la pratica politica vanno continuate ed
approfondite, comprendendo meglio le circostanze dell’oggi.
“L’appuntamento
è con la nostra/vostra presenza nel mondo e con la ricostruzione che
abbiamo operato sulle tracce nascoste del nostro esserci. Insomma con
la storia delle donne che noi abbiamo ri-scritto assieme al pensiero
di noi come soggetti”.
Non
si tratta di passare il testimone alle nostre figlie, ipotizzando una
pratica politica vicina a quella che altre hanno già praticato.
Forse dovremmo capire che le nostre diversità sono un vantaggio, ma
anche questo va narrato, fatto valere, immesso in un circuito di
comunicazione più ampio. Invece spesso c’è quasi un blocco
narrativo, una paralisi della memoria per cui il racconto
dell’esperienza politica sembra involgersi su un ristretto momento
che va dal 1967 al 1975/76. Forse perché si tratta di fatti ancora
troppo vicini a noi. Noi donne della Biblioteca, intanto, abbiamo
provato a definire una diversa visione della realtà locale,
lavorando sulla memoria, anche recente, recuperando i ricordi. Ne è
venuto fuori un testo edito da Rubbettino, nato da una ricerca
condotta sui gruppi organizzati di donne nella provincia di
Catanzaro, a partire dagli anni 60 alle soglie del 2000. Testo che la
BDS presenterà ufficialmente a Soverato nel prossimo autunno,
presenti le giovani ricercatrici Maria Marino e Giovanna Vingelli che
hanno condotto le interviste e ricostruito gli eventi con materiale
documentale e le docenti dell’Università della Calabria A.
Paparazzo e R. Siebert. La ricerca, finanziata dal Progetto Donna
della Regione Calabria, è dedicata alle giovani. Perché tutto ciò?
“Per
riconoscere da dove veniamo e consegnare l’esperienza collettiva
locale alle giovani perché sappiano da dove viene la nostra/loro
libertà vera o presunta e insieme possiamo comprendere dove
andiamo”.
Il
murales con le raccoglitrici di olive, inaugurato oggi a Badolato
Borgo e collocato all’interno del municipio, manterrà nel tempo il
ricordo delle lotte e delle conquiste delle donne; “il nostro
libro, come dice R. Siebert, rappresenta un esercizio della memoria:
guardarsi dentro e guardare indietro per lanciare in avanti”.
Leggendolo,
vi accorgerete che in molti casi si diventa protagoniste attraverso
la pratica del luogo separato, scelta che inizialmente è stata
necessaria anche a noi della Biblioteca che abbiamo imparato a stare
assieme leggendo, custodendo e discutendo i documenti fondanti del
pensiero femminile e abbiamo sperimentato la pratica del fare
investendo molto sulle giovani e sui giovani studenti delle Scuole
superiori che intervengono numerosi agli incontri con la Letteratura,
la Storia e il Cinema delle donne.
Come
molti sanno, la nostra è una biblioteca specialistica per custodire
e diffondere il pensiero delle donne ma ne abbiamo fatto anche un
luogo di riflessioni interne e di relazioni significative con la
cittadinanza e le Istituzioni. Sono proprio le relazioni e lo scambio
la migliore forma di investimento nella quotidiana pratica del fare.
“Ciò che ci unisce è la possibilità di far valere i nostri
desideri, cioè di far entrare la visione femminile del mondo nella
forma non finita della scena pubblica che fin qui abbiamo costruito”.
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